Luca de Santis si è reinventato con il suo ultimo progetto musicale, Suvari. Gli abbiamo chiesto di raccontarci com’è nato il suo primo album, tra i sintetizzatori e le atmosfere new wave.
È in uscita il 16 aprile il nuovo ep Di cosa hai paura? per Nufabric Records / Artist First, dal quale è estratto il singolo “Altrove.” Suvari lo presenterà in anteprima domani alle 18.30 in Ostello Bello (via Medici), per lo showcase di Tracklist.TvGlue, LAGS ed infine Suvari, raccontaci il percorso che ti ha portato a questo nuovo progetto
I LAGS sono stati l’ultimo progetto musicale di cui ho fatto parte che poi ho lasciato per lavorare all’estero. Avevo messo da parte la musica suonata fino a quando nel 2015, a causa di problemi di salute molto importanti, sono stato costretto a tornare in Italia, e passare tantissimo tempo a casa. In un momento difficile come quello ho pensato che la musica potesse essere l’unica terapia per riuscire a confrontarsi con me stesso. Così, riprendendo in mano l’esperienza di TvGlue che mi aveva già portato a usare alcuni programmi al computer per registrarmi, mi sono improvvisato band, e ho creato questo nuovo progetto, registrando tutto da solo a casa. Non avevo idea di cosa fare con quel materiale, poi Antonio (Canestri, cantante dei LAGS) mi ha convinto a far uscire un disco intero. Direi che è stato un ottimo consiglio!
Per il nome “Suvari” hai attinto anche dal mondo del cinema, in che modo?
In modo molto poco avvincente, sempre assieme ad Antonio stavamo cercando di capire che nome dare al progetto, così ho preso la sua enciclopedia del cinema e ho aperto una pagina a caso indicando il nome Suvari. Ci è piaciuto fin da subito, è breve, è un nome proprio quindi aiuta ad identificare un progetto solista e si scrive come si pronuncia.
Alla base di questo progetto c’è anche un’esperienza personale non facile, che ti ha visto costretto a un lungo periodo di riabilitazione in semi-paralisi, in che modo questo ha condizionato i suoni dell’album?
Ha condizionato ogni cosa nell’album in maniera forte. Per i suoni sono andato ad attingere a tutto il mondo new wave e post punk inglese, dove la base ritmica di basso e batteria è sempre centrale e dominante. Mi riferisco a band come Joy Division, New Order, The Cure, ma anche a progetti più recenti un po’ distanti da quel mondo come Tom Vek, Jamie T o Baxter Dury.[youtube https://www.youtube.com/watch?v=BPAolIMviD8]
L’elettronica quindi, è stata anche un’esigenza fondamentale per portare avanti quello che stavi facendo, invece il punk, che citi spesso come fonte di ispirazione, come l’hai rielaborato?
Alla fine di punk resta l’intenzione. Sono cresciuto ascoltando gruppi capaci di raccontarti qualunque cosa senza necessariamente essere dei virtuosi dello strumento, ma capaci di sfruttare la semplicità per trovare la propria voce nel mondo. È questo che mi ha fatto capire che in fondo basta provarci, se hai qualcosa da esprimere fallo per come ti riesce. La parte elettronica è caratteristica del momento in cui non ero capace di fare altro se non usare un computer.
In Di cosa hai paura si intrecciano citazioni letterarie (di Dino Buzzati, Don DeLillo, Dave Eggers, Michele Mari, Gipi e Alan Moore), quanto entrano le tue letture nel processo di scrittura?
Tanto, sono fonti di ispirazione, leggo qualcosa e poi ho voglia di rielaborarlo in musica. Principalmente la lettura è stata importante nel primo disco, perché è stato un percorso più introspettivo, fatto di solitudine e giornate passate a casa. In questo ep il punto di partenza sono state le “chiacchiere da bar”, ho cercato di chiedermi come siamo arrivati ad essere un paese così rancoroso e spaventato. Ovviamente ho portato questi dubbi sulle mie esperienze personali.
È uscito da poco “Altrove” il primo singolo che anticipa l’ep Di Cosa hai Paura?. Se ti chiedessi una playlist con alcuni dei tuoi ascolti fondamentali per questo nuovo singolo ed ep?
Difficile da fare perché ascolto tantissima musica e a volte mi ispiro a qualcosa di completamente opposto a quello che uscirà fuori una volta iniziata la fase di composizione di un brano.
Detto questo ecco qualcosa che sento vicino a queste nuove canzoni:
Young Fathers – “Toy”
Easy Life – “Nightmares”
Culture Abuse – “Dig”
Bad Sounds – “Are Your High?”
Beck – “Up all night”
Soft Cell – “Say hello, wave goodbye”
In un’intervista hai detto che in “Prove per un incendio” ti preparavi ad affrontare il peggio senza esserne travolto, in Di cosa hai paura qual è stata la tua missione?
Capire un mondo che mi circonda che faccio fatica ad accettare. Sono predominanti messaggi di odio che tendono non solo a rafforzare le paure della gente ma addirittura a crearne di nuove, che spesso sono solo apparenti. Me lo sono chiesto io per primo “Di cosa ho paura?”, tante cose, ho riflettuto su passato, presente e futuro.
https://open.spotify.com/artist/2Lw5PryRk4tinmh3m0lV1J?si=KdW9-0HxSNWsnyLOP8GeaA