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Giorgia D’Eraclea, voce e chitarra dei Giorgieness, è in tour con un progetto tutto nuovo: piccoli live, intimi e in acustico, solo chitarra e voce. Le abbiamo chiesto di raccontarci il perché di questa scelta, in attesa del prossimo album.

Questa sera Giorgia suona all’Ostello Bello, quarta tappa del tour.

Come mai hai deciso di fare questo tour acustico? E come sono andate le prime due date?

È un periodo in cui in realtà sto molto bene, sto viaggiando molto sia per lavoro che per motivi miei. Poi mi sono iniziate ad arrivare richieste di concerti, ma visto che avevamo deciso di fermarci perché sto scrivendo il prossimo disco in cui comunque ci sarà un cambio di sound, ho pensato a un live diverso, tutto in acustico. È un po’ un ritorno a quello che il progetto era all’inizio: solo io, chitarra e voce e devo dire che non mi aspettavo una risposta così positiva. Il risultato è un live molto corale ed è emozionante perché c’è anche spazio per spiegare i prezzi, intervenire. È anche un modo per stare insieme, cantare insieme.  

Per questo motivo le location dei live che hai scelto sono posti raccolti e non troppo grandi?

Esatto, quello che volevo era proprio un contatto anche più umano, come ti stavo dicendo, quindi ho cercato proprio palchi piccoli perché si potesse creare più o meno sempre quel tipo di atmosfera.

In generale questo tour rappresenta un po’ un cerchio che si chiude, mi sembra di capire, in attesa dell’EP che uscirà ad ottobre. Mi racconti un po’ di questo album in arrivo?

L’album sarà composto da alcuni rework del secondo disco e poi io avevo comunque qualche pezzo nuovo. Sono molto contenta perché siamo riusciti a dare delle sfumature diverse a canzoni che erano già esistenti e in più a dare un nuovo sound. Il tutto avrà una vena un pochino più melodica e meno chitarrosa rispetto a quello che era prima. Diciamo che la rabbia che c’era prima non c’è più — e invece ci sono un sacco di altre emozioni che voglio esprimere: il tutto è diventato un po’ più riflessivo e invece di buttare fuori le mie emozioni, ora ci ragiono un po’ di più, cerco di individuarle e di capirle. Le influenze del disco sono sempre su questo filone: è tutto un po’ più allegro, le canzoni meno sparate in faccia, ho cercato di aprire una porticina su come vedo il mondo e non solo su come vedo le relazioni.

L’altro ieri era l’8 marzo quindi colgo la palla al balzo per farti la fatidica domanda: cosa significa essere donna nel mondo della musica italiana oggi e, soprattutto, senti che qualcosa stia cambiando o no?

Io credo che il modo migliore per cambiare le cose sia essere presente nelle cose, senza fare grandi discorsi. È un problema davvero molto complesso e io sono fortunata: non mi sono mai trovata nella situazione di sentirmi in difetto perché donna, e non mi sono neanche fatta mettere i piedi in testa, nel senso che ho deciso di lavorare con persone che non mi facessero sentire così. Eppure ho lavorato quasi solo con uomini, tranne che con l’ufficio stampa che è sempre stato principalmente composto da donne.