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Lo scorso anno è stato particolarmente ricco di pubblicazioni femminili e femministe: ecco una sfilza di libri, saggi, manuali, graphic novel imprescindibili, pubblicati dalle case editrici italiane negli ultimi 365 giorni.

Dall’otto marzo scorso nel nostro paese sono successe tante cose, e tutte più o meno negative. Solo per citarne alcune: il primo anno di un governo che istiga all’odio e all’ignoranza ha mostrato quanto davvero un governo possa istigare all’odio e all’ignoranza; Pillon, con il suo disegno di legge, vuole modificare il diritto di famiglia al fine di ricreare una distopia maschilista e rubare il posto a Margaret Atwood; Lorenzo Fontana, omofobo e antiabortista, è ministro della famiglia; a quanto pare le voci femminili sono per natura meno armoniose di quelle maschili, ed essere preda di una “tempesta emotiva” è una giustificazione sufficiente per ammazzare una persona.

Tantissime sono le motivazioni per scendere in piazza oggi — perché, è bene ripeterlo, l’otto marzo non è una giornata di festa, ma di lotta e di protesta. Ed è giusto che così sia.

Dall’otto marzo scorso, però, sono successe anche altre cose. La cultura, tanto osteggiata da una certa frangia di sostenitori del governo gialloverde — perennemente in guerra contro i professoroni che, dall’alto delle loro cattedre impolverate, vogliono plasmare la mente del popolo sulla base delle teoria della setta dei radical chic, o peggio, degli intellettuali — non si è fermata.

Lo scorso anno è stato particolarmente ricco di pubblicazioni femminili e femministe, e le scritture femminili stanno avendo sempre più risonanza — merito anche della serie HBO e Rai tratta dalla quadrilogia de L’amica Geniale di Elena Ferrante, che ha riportato tutti e quattro i libri in testa alle classifiche e ha rinnovato nel pubblico generalista l’interesse per quel tipo di scrittura intimista, da sempre considerata “per sole donne”. Le donne possono parlare anche di temi universali, pensa un po’, chi l’avrebbe mai detto.

Per chi se le fosse perse, per chi non volesse arrivare al prossimo otto marzo impreparato, o per chi è giustamente convinto che la lotta non si debba limitare a una giornata, ecco una sfilza di libri, saggi, manuali, graphic novel imprescindibili, pubblicati dalle case editrici italiane negli ultimi 365 giorni.

APPENA PRIMA DI SCENDERE IN PIAZZA

Partiamo con la saggistica, ovvero quei libri che ti faranno incazzare

Xenofemminismo, scritto da Helen Hester, tradotto da Clara Ciccioni e pubblicato da NOT nel dicembre 2018.

Helen Hester è membro del collettivo Laboria Cuboniks, a cui si deve la stesura del manifesto xenofemminista. Lo xenofemminismo è un nuovo modello di femminismo, una forma tecnomaterialista, antinaturalista e abolizionista del genere. In un mondo sempre più tecnologico e globalizzato — come viene spiegato nel manifesto — lo xenofemminismo “costruisce un femminismo adattato a queste realtà: un femminismo di astuzia, scala e visione senza precedenti; un futuro nel quale la realizzazione della giustizia di genere e l’emancipazione femminista contribuiranno a una politica universalista assemblata a partire dalle esigenze di ogni essere umano, trascendendo razza, (normo-)abilità, capacità economica e posizione geografica”.

Il saggio — che riprende le teorie del manifesto e, al tempo stesso, ne costituisce il superamento — può risultare una lettura a tratti complessa, ma è fondamentale per comprendere una delle teorie femministe più interessanti degli ultimi anni.

Manuale per ragazze rivoluzionarie, scritto da Giulia Blasi, pubblicato da Rizzoli nell’ottobre 2018.

Un po’ meno complesso di Xenofemminismo ma altrettanto battagliero, il manuale di Giulia Blasi — giornalista, attivista e creatrice di #quellavoltache — è un memento sul perché lottare ogni giorno per la parità di genere. Giulia parte dalle proprie vicende personali per sviluppare un discorso complesso e atto a scovare le trappole in cui cadiamo spesso, e si rivolge anche agli uomini, in un’ottica inclusiva ad oggi imprescindibile.

In poche parole, il breviario femminista dell’anno.

Tutte le ragazze avanti: a cura di Giusi Marchetta, pubblicato da Add editore nel novembre 2018

In questa raccolta, undici autrici raccontano cosa significhi per loro essere femminista, e lo fanno ciascuna a modo proprio, pescando da un vissuto privato, che però risulta paradigmatico di una situazione comune. L’idea di Giusi Marchetta, curatrice della raccolta, è quella di mostrare come il femminismo non sia un monologo, ma una discussione a più voci aperta a tutte. Le tematiche trattate sono tantissime, dal maschilismo nel lavoro, al fat shaming, all’importanza delle parole nell’educazione. Ogni autrice, in questo senso, portando una parte della propria esperienza va ad aggiungere un pezzettino del puzzle.

SUL TRENO O SUL TRAM
(Perché le storie migliori nascono sui mezzi pubblici e ormai si sa)

La saggistica è importante, ma lo è anche la letteratura — se non di più, direbbero alcuni critici. In questo senso nell’ultimo anno le case editrici hanno dato un pochino più di spazio alle donne. Poi Janeczek ha vinto lo Strega e se lo meritava proprio — per chi crede che la letteratura non sia maschilista: allo Strega su 71 vincitori solo 11 sono donne. E no, non è una casualità.

Cat person, di Kristen Roupenian, tradotto da Cristiana Mennella, Gianni Pannofino e Maurizia Balmelli, edito da Einaudi nel febbraio 2019

Cat person è un racconto che tratta in maniera puntuale e quasi fastidiosa l’incapacità comunicativa e la frustrazione sessuale delle relazioni contemporanee — mettendo in gioco quella sensazione di essere sporchi, di dover per forza rispondere in maniera affermativa a determinate richieste, di essere “nella norma.” Quando è uscito sul New Yorker, nel dicembre 2017, ha scatenato il panico. Per ora, la raccolta in cui è stato inserito in traduzione non ha suscitato clamore — ma la copertina è oggettivamente problematica.  

La festa nera, di Violetta Bellocchio, edito per Chiarelettere nel giugno 2018.

Nella distopia o ucronia le donne sanno il fatto loro molto più degli uomini. Quello che però tutti non sanno è che esiste una letteratura distopica italiana di vera potenza, politica, sarcastica e senza paura. Questo romanzo di Violetta Bellocchio colpisce come un calcio in faccia e ne è l’esempio perfetto.

Le quattro ragazze Wieselberger, di Fausta Cialente, edito per La Tartaruga nell’ottobre del 2018

Parlando di Premio Strega e delle poche donne che l’hanno vinto, si deve per forza citare Fausta Cialente, che, nel 1976, lo vince con questo romanzo basato sulla sua storia biografica. Nata nel 1898 a Cagliari, questa scrittrice in pieno fascismo scrive un romanzo, dal titolo Natalia, incentrato su una storia d’amore tra due donne. A fine anni venti si trasferisce con il marito prima ad Alessandria d’Egitto e poi al Cairo, dove, nel 1940, sarà una delle voci della contropropaganda di Radio Cairo e accoglierà gli esuli antifascisti.

Prima di questa ripubblicazione de La Tartaruga, casa editrice milanese che si occupa di questioni di genere, Fausta Cialente era completamente caduta nel dimenticatoio, come tante altre scrittrici del Novecento.

Il pieno di felicità, di Cecilia Ghidotti, edito per Minimum Fax nel gennaio 2019

Il romanzo d’esordio di Cecilia Ghidotti potrebbe essere un inno della generazione delle incertezze, poco retorico e molto reale. Ne parla lei stessa nell’intervista che le abbiamo fatto il mese scorso.

Gli spaiati, di Ester Viola, edito per Einaudi nel novembre 2018

La scelta di inserire questo romanzo nella rassegna di libri female power farà storcere il naso a moltissimi, ed è per questo motivo che va assolutamente inserito.

Ester Viola è la columnist della posta del cuore di Vanity Fair, e nei suoi romanzi — L’amore è eterno finchè non risponde, e il sequel Gli Spaiati — riporta quello che ha imparato sul campo. Sono i tipici romanzi che vengono criticati prima di essere letti, accusati di superficialità e di antifemminismo, messi al rogo solo perché l’autrice non fa parte di quella categoria di persone che è giustificata a scrivere un libro sulle relazioni. Per Fedeltà di Marco Missiroli si urlava al capolavoro ancora prima che uscisse nelle librerie, eppure sempre di relazioni si parla, e sempre con quella buona dose di ovvietà che è naturalmente connaturata ai sentimenti. Per carità, può essere che Missiroli scriva meglio di Viola, il punto qui è l’evidente pregiudizio. L’amore è una cosa ovvia e semplice, il sessismo pure.

ALLA SCRIVANIA O SULLA POLTRONA PREFERITA
(Plus: con l’amaro)

Qui è lo spazio dei libri di critica letteraria/biografie. Quelli un po’ spessi che però migliorano l’anima e che fanno un figurone su Instagram — la regola comunque è sempre: chi fotografa più di 4 libri al mese non li legge davvero.

Feel Free, di Zadie Smith, tradotto da Martina Testa, edito da SUR nel settembre 2018

Di Zadie Smith, una delle scrittrici destinate a diventare un classico del futuro. si parla troppo poco. Feel Free contiene articoli, pagine di diario e annotazioni raccolte tra il 2010 e il 2017, e consente al lettore di entrare nella mente incredibile di questa scrittrice.

MoranteMoravia, di Anna Folli, edito da Neri Pozza nell’aprile 2018

In poche parole: la prova che le coppie di letterati sono di norma disfunzionali. Questo saggio biografico ripercorre la storia d’amore tra Alberto Moravia ed Elsa Morante, e lo fa mostrando anche gli aspetti meno romantici e restituendo un’immagine estremamente umana di due miti del Novecento. Inoltre Folli mostra uno dei ritratti meno stereotipati e più toccanti di Elsa Morante.

Paranoia di Shirley Jackson, tradotto da Silvia Pareschi, edito da Adelphi nell’ottobre 2018

La serie Netflix The Haunting of Hill House ha riportato in auge una scrittrice che solo gli appassionati del genere conoscevano. In questa raccolta si trovano diversi inediti che Shirley Jackson, maestra dell’horror e del thriller psicologico, ha appuntato qua e là durante tutta la vita.

Parole Armate, di Valeria Babini, edito da La Tartaruga nel settembre 2018

A proposito di scrittrici dimenticate, il saggio di Valeria Babini tratta il ruolo di alcune scrittrici italiane — tra cui Anna Banti, Maria Bellonci, Alba de Céspedes, Natalia Ginzburg e Fausta Cialente — durante la Resistenza. Sono storie che mostrano come il canone letterario italiano abbia portato all’esclusione di alcune donne la cui opera (e la cui vita) meritava di essere ricordata e raccontata.