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Più di 200 mila persone, in una mobilitazione colorata e festosa che da Palestro ha ricalcato il percorso del corteo del 25 aprile fino a piazza del Duomo

Oggi a Milano eravamo più di 200 mila per manifestare contro il razzismo istituzionale del governo e ribadire un principio di umanità elementare: prima le persone, contro tutti i nazionalismi. Un numero che chiunque fosse in piazza non fatica a credere: alle 15.30 il corteo ancora faceva fatica a muoversi da Palestro, dove il concentramento era cominciato un’ora e mezza prima. Proprio per la grande affluenza prevista il percorso era stato modificato, a ricalcare quello del tradizionale corteo del 25 aprile — coincidenza con un forte valore simbolico, a indicare la volontà di una nuova resistenza.

Una mobilitazione così larga è stata possibile grazie all’adesione di un gran numero di sigle, associazioni, sindacati e partiti — Anpi, Acli, Sentinelli di Milano, ActionAid, Arci, Amnesty, tra gli altri — e alla partecipazione del Pd metropolitano, con il sindaco Sala in testa al corteo. Una riedizione della grande manifestazione antirazzista che si era tenuta il 20 maggio 2017, sotto lo slogan “Insieme senza muri.”

“Voi siete una poderosa testimonianza politica che l’Italia non è solo il Paese che viene descritto. Da qui, da Milano, può ripartire un’idea diversa d’Italia,” ha detto il sindaco rivolgendosi alla folla, una volta arrivato in piazza del Duomo. “Siamo l’Italia che dice basta,” ha commentato l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino.

Erano presenti anche due dei tre candidati alle primarie del Pd, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti, oltre al presidente della regione Toscana Enrico Rossi.

Tra folla si sono visti anche tanti cartelli, manifesti e bandiere del movimento “No Cpr”, che dallo scorso dicembre si batte contro la riapertura del Centro di permanenza per il rimpatrio di via Corelli, e che lo scorso 16 febbraio ha organizzato un’altra manifestazione molto partecipata. Un modo, anche, per ricordare al Pd — che ancora rifiuta di sbarazzarsi dell’eredità dell’ex ministro Minniti — che non basta chiedere genericamente accoglienza e inclusività, se poi non vengono garantiti i diritti per tutti e tutte.

“Inclusione, pari opportunità e una democrazia reale per un Paese senza discriminazioni, senza muri, senza barriere: per questo promuoviamo a Milano il prossimo 2 marzo una mobilitazione nazionale.
Perché crediamo che la buona politica debba essere fondata sull’affermazione dei diritti umani, sociali e civili.
Perché pensiamo che le differenze – legate al genere, all’etnia, alla condizione sociale, alla religione, all’orientamento sessuale, alla nazione di provenienza e persino alla salute, non debbano mai diventare un’occasione per creare nuove persone da segregare, nemici da perseguire e ghettizzare o individui da emarginare,” si legge nell’appello della mobilitazione.


Foto di Marta Clinco