Giovedì 14 febbraio, 250 ragazzi delle scuole e dei centri di Aggregazione giovanili di Milano hanno aderito all’iniziativa Treno della memoria.
Da Giambellino, Gorla, Baggio, Via Padova, Bruzzano, Ponte Lambro, i centri di Aggregazione hanno coinvolto i loro ragazzi e studenti di decine di scuole li porterà a Berlino, Cracovia, Auschwitz, Vienna.
Prima della partenza, i ragazzi hanno fatto una visita guidata al Memoriale della Shoah in Piazza Edmond J. Safra. Inaugurato il 27 gennaio 2013 e promosso dalla Fondazione Memoriale della Shoah, presieduta da Ferruccio de Bortoli, quest’area non è un museo, come ha sottolineato la responsabile del Memoriale Daniela Di Veroli.
“Un Memoriale non è un museo: infatti è rimasto esattamente come era, tutti gli elementi aggiunti dopo sono riconoscibili, non ci ci sono oggetti in esposizione.”
All’ingresso del percorso rimane un muro che negli anni della guerra ha permesso di caricare i treni senza dare mai nell’occhio. Infatti la Stazione centrale, costruita in epoca fascista, è strutturata su due piani: al piano di sopra l’accesso ai pedoni, al pian terreno quello per le merci, perché il contatto diretto con la strada dove fare carico e scarico era più comodo. Il binario 21 si trova al pian terreno, non troppo visibile grazie a quel muro. Oggi davanti all’ingresso è stata messa una grande scritta: “Indifferenza,” scelta da Liliana Segre. Le è stata chiesta una parola che potesse riassumere l’orrore da lei passato: disse che dall’indifferenza è inizio tutto.
Talia, la guida che ha portato i ragazzi lungo i luoghi del memoriale, ha invitato i ragazzi a distruggere quel muro di indifferenza “che anche noi solleviamo quando non ci sforziamo per vedere qualcosa di più. L’indifferenza si riferisce anche all’attualità e causa le ingiustizie e le sofferenze altrui. È qui che un luogo come il memoriale ci impone una riflessione”
La guida ha spiegato ai ragazzi il significato del muro dei 774 nomi. “Si tratta dei deportati del 6 dicembre 1943 e del 30 gennaio 1944, ovvero i primi due treni e gli unici di cui abbiamo i dati dei deportati, gli altri non sono completi. Ma abbiamo deciso di esporre ugualmente questi nomi come simbolo per tutti gli altri che non abbiamo.” 27 nomi sono evidenziati in arancione — solo quelli che sono di chi è riuscito a tornare dal campo.
La guida ha invitato i ragazzi a scegliere un nome, “Il primo che vedete. Poi cercate la sua storia su internet, o nei libri.”
Alla conclusione della visita la vicesindaca Anna Scavuzzo ha augurato buon viaggio ai ragazzi.
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