Saffelli ci ha raccontato l’EP Ossitocina

Abbiamo incontrato Marco Alberti, in arte Saffelli in un’assolata piazza di Bovisa, in pieno pomeriggio.

Saffelli ci ha raccontato l’EP Ossitocina

Domani sera ci sarà lo showcase di Ossitocina in Santeria Paladini alle 17.00.

Abbiamo incontrato Marco Alberti, in arte Saffelli in un’assolata piazza di Bovisa, in pieno pomeriggio. Marco ha pubblicato da poco l’EP Ossitocina con Polezsky, producer di Priestess, e Gemitaiz. Domani sera ci sarà lo showcase di Ossitocina in Santeria Paladini alle 17.00.

Ci ha raccontato il suo ultimo lavoro e il punto di vista da emergente cantante milanese sulla musica italiana oggi.

Come hai iniziato a fare musica e da quando sei Saffelli?

Ho iniziato a studiare musica a 11 anni quando facevo una scuola di sperimentazione musicale e ho iniziato a suonare la chitarra. Nel frattempo ascoltavo rap e con un mio compagno di classe abbiamo iniziato a scrivere musica, così, un po’ per gioco. È andata avanti fino ai 21 anni circa, sono arrivati MySpace e YouTube quindi era sempre più semplice portare le proprie cose al pubblico, mentre prima registravamo su cassettine. Con YouTube son arrivati i primi numeri poi però mi sono stufato di fare rap, ho ripreso la chitarra in mano per provare a fare qualcosa di più articolato: era il periodo in cui l’indie stava prendendo piede e mi ci sono buttato. Secondo me l’Ep che è uscito è un mix tra le due componenti del percorso che ho fatto: si sente un’influenza rap, non che sia rap, ma qualcosa c’è.

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Si è chiuso il cerchio. Cosa significa essere un emergente oggi nell’ambiente indie?

Sicuramente oggi la musica è diventata una cosa per tutti, basta veramente poco per fare una canzone. Ma Spotify influisce tantissimo sulla visibilità ed è governato dagli algoritmi quindi è tutto molto casuale: devi finire nelle playlist giuste. Invece soprattutto per quanto riguarda i live emergente all’inizio vuol dire accettare un po’ tutto, poi una volta che riesci a crearti un nome e il tuo giro allora puoi decidere di scremare un po’.

Visto che in questi giorni se ne parla molto e visto che si è aperto a nuovi generi, primo tra tutti l’indie: hai seguito Sanremo?

A me le competizioni piacciono sempre, poi quando esce un pezzo di qualcuno che non conoscono e magari mi compare nello scroll dei vari social me lo vado sempre ad ascoltare per vedere anche gli altri. Riguardo a Sanremo alla fine il target è sempre un po’ quello quindi il 90 % delle canzoni sono un po’ un copia e incolla dell’anno prima, ma alcune cose interessanti ci sono state quest’anno, tipo il pezzo di Achille Lauro mi piace molto e anche “il ragazzo che ha vinto”, citando Ultimo, ha spaccato. Ci sta che abbia vinto anche uno che non rientra nel solito canone di Sanremo.

Milano è molto presente nei tuoi testi. Come mai ha deciso di usare questa cornice?

Sì, è molto presente perché a me piace dare un’immagine precisa di quello che canto, dare una nome e un luogo, geolocalizzare l’immagine che ho in testa. E poi mi piace molto Milano!

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=dWz-ca88M20]

Cosa stai ascoltando oggi, a parte Achille Lauro?

In realtà sai che non l’ho mai ascoltato prima, non mi ha mai dato particolare fiducia rispetto ai miei gusti. Conoscevo un brano solo, prima di Rolls Royce. Nell’ultimo periodo sto ascoltando poco di nuovo. Ho ascoltato l’ultimo di Franco 126 e mi è piaciuto, ma mi sono anche stufato del solito indie, del fatto che sia diventato un genere musicale, mentre prima era uno status. E questa cosa qua che se fai un determinato tipo di musica fai indie mi ha stufato, quindi in questo periodo sono un po’ più per le robe strane.

Pop x?

No, ecco, loro li vedo come una cosa molto gag, più che altro.

Ci siamo fatti lasciare qualche screen della sua playlist dei brani preferiti del 2018.

Com’è nata la collaborazione con Polezsky?

Ci conosciamo da tanto, in più io avevo pronti un po’ di pezzi e volevo dare una rinfrescata e dato che Pole lo conosco da tanto tempo gli ho chiesto se gli andava di fare roba assieme nonostante lui produca Priestess e li abbiamo riarrangiati ed è venuto fuori un ibrido con sonorità che richiamano anche a tratti la trap — sono contento perché è una roba strana poi può piacere o non piacere.

Il 16 febbraio alle 17 ci sarà lo showcase dell’EP in Santeria Paladini?

Sì, faremo un breve showcase dell’EP Ossitocina che è uscito il 25 gennaio in collaborazione con Polezsky. Suoneremo in tre, chitarra elettrica, voce e synth — faremo l’Ep più un paio di brani, sono carico non è vero c’ho paura ma va bene.