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La Strega di Jules Michelet è un libro utile da leggere per osservare la figura della strega da un’angolatura storica che ha valenza anche nel contemporaneo.

Il primo di gennaio è uscito Suspiria, film diretto da Guadagnino, remake della famosa pellicola di Dario Argento, uscita nel 1977. Si tratta di una buona occasione per riconsiderare il ruolo della strega nella società, cosa sia stregonesco, chi sia la strega. Uno dei libri più interessanti e sorprendenti in merito è La Strega di Jules Michelet. Michelet è stato uno dei più noti storici dell’Ottocento francese e per il suo sostegno alle idee liberali della Rivoluzione di luglio, fu costretto nel 1851 ad abbandonare la cattedra di Storia al Collège de France. Il testo è diviso in due parti, libro primo e libro secondo; nel primo Michelet racconta con un linguaggio al confine tra ricostruzione storica e scrittura letteraria, la storia “sommersa” delle streghe da parte del potere clericale. Nel secondo illustra, basandosi su cronache, atti giudiziari e documenti d’archivio sfuggiti alla distruzione, storie reali di donne condannate alla follia più totale, ancora prima che al rogo, da accuse e processi sommari, spesso lunghi e logoranti, volti solo a confermare l’idea dell’inquisitore.

Torniamo temporaneamente a Suspiria. Nel film del ’77 le streghe si comportano come ci si aspetterebbe da ogni strega. Perfide senza un motivo apparente, sadiche con le giovani allieve. Perché la strega è diventata, nell’immaginario comune, una donna vendicativa, folle, perfida appunto?

La versione di Michelet è molto acuta, visto che fa risalire la perfidia non certo alla donna o ad una sua naturale inclinazione, bensì all’atroce guerra che è stata condotta contro di lei durante tutto il Medioevo. La strega simboleggia la natura stuprata, la caduta dell’antichità pagana, l’afflato di vitalitá e curiosità che ciascuno possiede, l’empirismo della scienza messa in croce dalla superstizione, l’intelligenza combattuta dalla stupidità che non la capisce e ne prova invidia. Non a caso, in tempi più recenti, il termine strega è ritornato in auge nell’ambito del femminismo. Il collegamento strega-femminista ha sempre avuto un doppio significato. Da un lato quello di vendicare, senza paura di essere ancora condannate in quanto streghe, ma anzi portando con orgoglio questo simbolo, tutte le donne che hanno sofferto nei secoli sotto il giogo del paternalismo; dall’altro, spesso è usato con accezione dispregiativa dai detrattori del femminismo. Ecco che allora Strega è colei che odia l’uomo, ne è tentatrice, ingannatrice, tesse trame oscure. Una donna da cui guardarsi e, se esagera, mettere a tacere.

Anche per Michelet la strega, in senso lato, non viene capita, è esclusa, le sue armi, intuitive e razionali insieme, sono ostacolate da chi, per mantenere il potere, impone dogmi e condanna quanto c’è di naturale, imponendo come tale una natura triste, come contorta, pervertita. Proprio ciò di cui viene accusata la strega, la donna stessa, che è bollata come essere irrazionale. Per Michelet, invece, la strega è proprio la custode di quella razionalità demonizzata dalla Chiesa nel Medioevo.

Nella prefazione all’edizione BUR del 2011, Nicla Vassallo, nel descrivere il Malleus Maleficarum, testo in latino del quindicesimo secolo redatto dai domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Krämer, parla di “devianza della sfera femminile, con donne ambiziose, credulone, criminali, eretiche, insaziabili, infedeli, libidinose, loquaci, lussuriose, maliziose, instabili, peccaminose, sconce, seduttive, tenebrose, vendicative, streghe in sostanza, che avvelenano, controllano la fecondazione, causano impotenza negli uomini, li evirano, li conducono alla dannazione, operano sortilegi e malefici, provocano aborti, stringono patti col diavolo e con lui si accoppiano.” Michelet, all’interno del suo libro, liquida Sprenger, e indirettamente qualsiasi inquisitore, con l’epiteto “era tutto. Anche scemo”, dichiarando da subito la vera radice della persecuzione contro le streghe. Secondo Michelet lo spirito che ha portato alla svolta illuminista è “vecchio come la Francia, ma a lungo compromesso. Inutilmente il gran re vuol imporre una solenne serietà. Continuano a ridere sotto i baffi. Ma son solo sorrisi e risate? No, è l’avvento della Ragione. Con Keplero, Galileo, Cartesio e Newton, si fonda e trionfa il dogma razionale, fede nell’immutabilità delle leggi della natura. Il miracolo non osa far capolino, o, se lo fa, l’accolgono a fischi. Più chiaramente, spariscono i bizzarri miracoli del capriccio, s’affaccia il grande miracolo universale e ben più divino in quanto regolare. Lo Spirito della natura e le scienze della natura, proscritti dei vecchi tempi, tornano, irresistibili”. “Spirito di alcune donne, non di tutte”, precisa Vassallo.

Le streghe di cui parla Michelet si trovano loro malgrado a vivere in un’epoca in cui sessuofobicamente “è tutto incesto.” Viene facile fare un parallelismo con chi ancora oggi demonizza rapporti omosessuali, aborto e contraccezione. Per lo storico francese, il Rinascimento che seguirà al Medioevo, non si origina nelle accademie, bensí “lontano dalla scuola e dai dotti, a saltare la scuola nei boschi, dove Satana insegnó alla Strega e al pastore. Istruzione più che mai rischiosa, ma erano proprio i rischi ad esaltare l’amor curioso, lo sfrenato desiderio di vedere e sapere. Là ebbero inizio le male scienze, la farmacia proibita dei veleni e la maledetta anatomia. […] La Strega sottraeva e portava dal cimitero vicino un corpo; e per la prima volta (rischiando il rogo) si poteva contemplare questo miracolo di Dio che scioccamente si nasconde, invece di comprenderlo.”

foto di Alessio Bolzoni / Videa

La strega per Michelet è e simboleggia il progresso, la curiosità felice che porta l’uomo a scoprire cure utili a migliorare e prolungare la vita,, la vittoria della natura su ciò che viene falsamente spacciato per essa dalla Chiesa e dal potere di cui è dottrina, la vittoria della ragione sul dogma, della naturale ricerca della felicità contro la mortificazione.

Di tutto questo, manco a dirlo, a farne le spese nei secoli e ancora oggi, è proprio la donna che, come scrive Michelet, deve finire “per condividere l’odioso pregiudizio e credersi immonda”. Tuttora dalla Chiesa e non solo, l’unica fecondazione accettata e celebrata è quella naturale come naturale è la sola relazione amorosa e sessuale possibile, quella composta da un uomo e una donna, che formano una famiglia. Per la dottrina la donna serve solo per procreare, è un corpo, ma, dice Michelet “per una perversione di idee mostruosa, il Medioevo giudicava la carne, nel suo simbolo, (maledetto dopo Eva) la Donna, impura. La Vergine, lungi dall’innalzare la donna reale l’aveva abbassata, mettendo l’uomo sulla via d’una scolastica purezza, dove faceva passi in avanti in sottigliezza e ipocrisia”.

Nel 1862, anno di uscita de La Strega, scritto in soli due mesi e andato esaurito in pochi giorni nonostante la censura, Michelet aveva così condannato anzitempo l’ingabbiante distinzione tra sante e puttane che pesa ancora oggi e liberato fra le sue pagine la donna, esaltandola, senza costringerla nella prigione dorata della santificazione e meno che mai giudicarla come prostituta. Non si può dire le stesso dei tribunali dell’inquisizione che, nell’accusare e giudicare le malcapitate, utilizzavano “un metodo infinitamente semplice. Dispensava dal ragionamento, offriva a tutti un comodo declivio, bastava seguirlo. Se il credo era oscuro, la vita era tutta tracciata sul sentiero della leggenda”.

Il punto su cui ci si può basare per trasporre il discorso all’oggi, sta proprio nel “metodo infinitamente semplice” che dispensa dal ragionamento. La stessa semplificazione che porta ad additare i migranti come portatori di ogni tipo di sventura, i vaccini, le coppie omosessuali, l’aborto, il divorzio, persino un progetto scolastico su un testo per bambini come strumento del demonio.

Come nel Medioevo e nella prima Età Moderna descritti da Michelet vi erano gli affezionati spettatori del supplizio del rogo e la delazione (segnalare la pericolosa presenza di una strega) era pratica comune, così questo nuovo Medioevo che stiamo vivendo ha il suo gregge ridanciano, oscurantista, invidioso, rancoroso verso il vicino oppresso quanto lui, piuttosto che nei confronti dell’oppressore. La strega oggi è proprio chi combatte questa follia informando, studiando, difendendo la scienza e lottando perché la ragione non soccomba del tutto. Chi crede che semplificare faccia comodo a chi vuol mantenere il potere e lo status quo, decidere di quali argomenti è sconveniente parlare, tipo la lotta al capitalismo e al patriarcato, mentre la complessità possa liberare dalle maglie della paura e delle superstizione.

Una delle varie edizioni de La Strega è prefatta dall’intellettuale novecentesco Franco Fortini, il quale dà una definizione molto interessante delle streghe, antiche e moderne: “Le streghe di Michelet vengono dal profondo, dal basso; ma sono le profetesse della eguaglianza. Si pongono a metà strada fra l’età dei poteri magici autentici e l’età futura di una giustizia diversa”. Età futura che si spera abbia sempre più protagoniste le donne e le loro istanze, la loro piena e reale libertà, di cui tutti beneficerebbero.

in copertina, foto di Alessio Bolzoni / Videa