in copertina, foto di Elena Buzzo, dalla manifestazione Mai più lager – NO ai CPR, 1 dicembre 2018
Si tratta di una ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) e per poter essere presentata alla Commissione ha bisogno di raccogliere 1 milione di firme entro febbraio.
Il 12 dicembre la Corte di cassazione francese ha assolto in via definitiva Cédric Herrou e un altro militante della valle del Roya. I due erano stati condannati nel 2017 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma i giudici hanno applicato per la prima volta il “principio di fraternità” sancito dalla Corte costituzionale lo scorso luglio, su ricorso dello stesso Herrou.
Messo sotto processo per aver aiutato centinaia di migranti a passare il confine italo-francese, il contadino di Breil-sur-Roya è diventato in questi due anni un simbolo di lotta e di resistenza — tanto che sulla sua storia è stato realizzato anche un documentario, presentato al Festival di Cannes. Ma il suo caso — che ora per fortuna si è risolto nel migliore dei modi — è solo il più noto tra i tanti “reati di solidarietà” che sono stati contestati ad attivisti e persone comuni per aver aiutato i migranti in Europa negli ultimi anni. Lo scorso marzo, per esempio, una guida alpina francese è stata indagata per aver soccorso una donna incinta di otto mesi sul passo del Monginevro; a settembre, sei pescatori tunisini sono stati arrestati in Italia per aver traghettato una barca di migranti in difficoltà, mentre è di pochi giorni fa la condanna di sei attivisti francesi e un’italiana per aver partecipato a una manifestazione di solidarietà da Claviere a Monginevro lo scorso 22 aprile.
A rendere possibili processi come questi è una direttiva europea del 2002 che, di fatto, mette sullo stesso piano trafficanti e passeur con attivisti e operatori umanitari. Cambiare questa direttiva è il primo obiettivo di “Welcoming Europe,” un’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) lanciata lo scorso febbraio per imprimere dal basso una svolta solidale alle politiche europee in tema di immigrazione.
L’ICE è uno strumento di democrazia partecipativa che permette ai cittadini europei di proporre una modifica legislativa in qualsiasi settore di competenza della Commissione, a patto di riuscire a raccogliere 1 milione di firme in almeno 7 stati membri (con una soglia minima di firmatari che varia da paese a paese). Per raccogliere le firme c’è un anno di tempo, ma, a differenza delle leggi di iniziativa popolare a cui siamo abituati in Italia, si può firmare anche online.
Gli obiettivi di Welcoming Europe sono tre:
- Decriminalizzare la solidarietà, ovvero modificare l’attuale direttiva europea sul favoreggiamento all’immigrazione clandestina, per evitare che incorra in questo reato chi offre aiuto a scopo umanitario.
- Stabilire maggiori possibilità di ingresso legale in Europa, sostenendo attraverso i fondi FAMI (asilo, migrazione e integrazione) più programmi di sponsorship privata. Ovvero: “aggirare” il trattato di Dublino rendendo più facile per associazioni o enti locali l’accoglienza di rifugiati attraverso il meccanismo dei corridoi umanitari, come in Italia fanno diverse organizzazioni ecclesiastiche (Caritas, Valdesi e comunità di Sant’Egidio).
- Tutelare le vittime di abusi e di sfruttamento, garantendo a tutti l’accesso alla giustizia indipendentemente dal proprio status e introducendo meccanismi che permettano alle vittime di presentare ricorsi e sporgere denunce in modo sicuro.
La campagna è partita ufficialmente lo scorso febbraio, con l’appoggio di un gran numero di associazioni e organizzazioni non governative impegnate sul fronte della solidarietà e dei diritti umani. In Italia la raccolta firme è iniziata il 19 aprile, e sta procedendo bene. “L’obiettivo italiano è di 54.750 firme (calcolato in base al numero di parlamentari europei eletti, ndr) e al momento siamo a poco più di due terzi, quindi tra le 30 e le 40 mila firme,” mi spiega Giovanni, attivista dei Radicali a Milano. “Considerando che in queste campagne conta sempre molto lo sprint finale, come Italia contiamo di farcela.”
I Radicali sono tra i principali promotori dell’iniziativa, e Emma Bonino fa parte del comitato dei cittadini che si è costituito per sostenerla (secondo il regolamento dell’ICE, le proposte devono essere presentate da un comitato di 7 cittadini provenienti da altrettanti stati membri). Ogni paese però si muove con un proprio coordinamento autonomo. Secondo il contatore presente sul sito europeo della campagna, a 56 giorni dalla scadenza le firme raccolte finora — ma il dato riguarda soltanto quelle online — sono quasi 96 mila.
“Ogni paese deve fare la sua parte,” prosegue Giovanni. “So che stanno andando bene anche in Germania e in Francia, ma sugli altri paesi non ho dati precisi. Sicuramente bisogna darsi da fare.” La possibilità di raccogliere le firme anche online — registrandosi con il proprio documento di identità — è sicuramente un vantaggio per la diffusione della campagna, che però, da quando è stata lanciata non ha goduto di molta attenzione da parte della stampa, né in Italia né negli altri paesi.
Una volta raccolte, le firme dovranno essere certificate dalle autorità nazionali competenti di ciascuno stato membro (in Italia è il Ministero dell’Interno) entro tre mesi. A quel punto è possibile presentare la richiesta alla Commissione europea e, in audizione pubblica, di fronte al Parlamento. La Commissione esamina l’iniziativa e formula una risposta ufficiale — motivando la decisione di intervenire nella direzione richiesta, oppure no.
Si capisce, quindi, come le speranze che le proposte di Welcoming Europe si traducano realmente in una modifica legislativa europea sono davvero tenui.
Nondimeno, l’iniziativa ha una grande importanza anche soltanto a livello simbolico, per mostrare l’esistenza di fronte vasto e inter-europeo a supporto di un’Europa solidale e accogliente.
“Lo facciamo anche per dire che abbiamo una proposta concreta. In un momento in cui tutta la retorica e la comunicazione politica sull’immigrazione vanno in una certa direzione, noi non facciamo i buonisti, ma abbiamo una proposta concreta per migliorare la vita non solo di queste persone, ma anche dei cittadini europei.”
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Se vuoi sostenere Welcoming Europe, puoi firmare online qui.
Leggi il testo completo della proposta presentata alla Commissione europea.
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