Chi non vuole la metropolitana a Monza?
La Camera ha bocciato un emendamento che prevedeva un finanziamento da 900 milioni per l’opera. Ora lo scontro passa al Senato
in copertina, foto CC Stefano Stabile
La Camera ha bocciato un emendamento che prevedeva un finanziamento da 900 milioni per l’opera. Ora lo scontro passa al Senato
Il primo progetto della metropolitana a Milano risale al 1912. L’apertura della prima linea metropolitana è avvenuta nel 1964. Con premesse simili, il fatto che la metro non sia ancora arrivata a Monza dovrebbe essere una sorpresa: di portare i mezzi pubblici meneghini fino al centro della città brianzola si parla almeno dal 1964, in cui la linea 1 venne aperta fino a Sesto San Giovanni. Negli ultimi anni, con l’apertura della M5 sotto viale Fulvio Testi, questa prospettiva sembrava essere diventata realtà e che la metro a Monza fosse solo una questione di tempo.l sindaco di Milano Beppe Sala si era speso personalmente per l’idea fin dalla propria campagna elettorale.
Invece forse no.
Ieri la Camera ha bocciato un emendamento alla legge finanziaria che stabiliva l’erogazione di 900 milioni di euro per il prolungamento della lilla fino a Monza nord, in quanto viziato da un errore tecnico. La cifra era stata richiesta dai sindaci dei comuni interessati — Milano, Sesto, Cinisello e Monza — che ne avrebbero poi aggiunti 350 di tasca propria. Nel progetto sono comprese undici fermate: la Lilla transiterà — o dovrebbe transitare — sotto Fulvio Testi e il centro del capoluogo brianzolo, per oltrepassare la Villa reale e arrivare al cosiddetto Polo istituzionale.
Non tutto è perduto: la questione verrà discussa di nuovo la prossima settimana al Senato, dove tutta la legge finanziaria, tra l’altro, verrà con ogni probabilità rivista da cima a fondo. Secondo Il giorno, al Senato la partita potrebbe essere diversa anche grazie alla presenza del presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo, monzese e storicamente favorevole alla metropolitana. Certo è, però, che il percorso è più in salita di quanto pronosticato e sperato.
Il governo gialloverde ha già dimostrato di non avere affatto a cuore gli interessi delle periferie delle città italiane: all’inizio di agosto aveva fatto discutere il taglio al piano periferie voluto dal precedente governo. Inoltre anche il rapporto delle forze al potere, in particolare dei 5 stelle, con le infrastrutture in genere, sembra essere negativo — non costruire niente di nuovo, le cose che ci sono in Italia vanno bene così e basta rimetterle a posto: un retaggio dei primi anni grillini, in cui si credeva nella “decrescita felice.”
Ad andare di mezzo questa volta è stata Milano, uno degli ultimi grandi comuni italiani governati da una giunta di centrosinistra, che pur con varie contraddizioni rappresenta una singolarità nel panorama politico italiano di oggi, mal vista da chi sta al governo. D’altronde, decidere di non spendere soldi per infrastrutture ma litigare con l’Ue per elargire le prebende promesse in campagna elettorale è perfettamente in linea con le posizioni più conservatrici di questo governo.
Abbiamo parlato con il capogruppo del Pd in Consiglio comunale a Milano, Filippo Barberis, della possibiità di un’operazione” dell’amministrazione gialloverde contro l’amministrazione milanese. Barberis si sente di escludere un simile scenario: “Non voglio pensare a questa possibilità. Vorrebbe dire che ci sarebbe in corso una vera e propria ritorsione politica.” Si mostra invece più ottimista sul futuro della battaglia: “È assolutamente aperta,” sostiene.
“Tutti i rappresentanti sul territorio di Lega e 5 Stelle sono favorevoli all’opera. Sappiamo che in Senato c’è chi ha promesso di portarla avanti: se è vero che è stata bocciata solo per una questione tecnica, per un vizio di forma, ci aspettiamo che succeda, sennò significherebbe che stanno mentendo.”
Quale sia questa “questione tecnica” non è tuttavia chiaro. Una nostra fonte monzese che conosce le dinamiche del centrodestra locale sostiene che tutto quanto successo sia una lotta tra i vari esponenti del centrodestra brianzolo, con la Lega che vuole intestarsi l’emendamento che farà approvare la metropolitana: “Realisticamente non c’è nessun naufragio del progetto, ma solo uno sgambetto fra parlamentari monzesi. L’emendamento alla Camera lo ha presentato Mandelli, deputato di Forza Italia, mentre al Senato c’è Romeo, senatore monzese della Lega.”
“Le cose potrebbero essere andate così,” ipotizza la nostra fonte, “la Lega avrebbe bocciato l’emendamento di Mandelli per non permettergli di intestarsi la paternità del risultato, e potrebbe far approvare lo stesso emendamento presentato da Romeo al Senato. In modo che i meriti e l’intestazione del successo se li potrebbe attribuire Romeo.”
Per quanto la prospettiva di essere finiti in mezzo a uno scontro intestino alla destra brianzola non sia allettante, questa ipotesi è comunque migliore di quella che vede il progetto definitivamente rimesso nel cassetto. La periferia nordest di Milano — e Monza — hanno bisogno di quest’opera, così come di qualsiasi altra misura che alleggerisca il pesantissimo carico di traffico e, dunque, gli agenti inquinanti sospesi nell’aria.
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Lo scorso 17 aprile sono stati resi noti dei dati terrificanti, secondo i quali ogni anno tra appunto Monza e Milano muoiono in media 115 (centoquindici) persone per cause correlate all’inquinamento di motori diesel. La Lombardia è la regione più inquinata d’Europa, e Monza è la terza città più inquinata d’Italia, ma né la giunta regionale né lo stato sembrano minimamente interessati al problema. A giugno, ad esempio, è stato reso noto che la quarantennale ipotesi di prolungare la M2 fino a Vimercate è stata ancora una volta richiusa nel cassetto a tempo indefinito, con grande disappunto di decine di migliaia di persone che ogni giorno sono costrette a riversarsi in Tangenziale est per raggiungere il capoluogo. Il 5 dicembre si è tornati a parlare di cose come “potenziamento dei collegamenti con autobus.”
Nelle scorse settimane si è diffusa la notizia che Trenord, la società ferroviaria lombarda controllata dalla regione e dalle FS e la cui gestione è gravemente deficitaria, taglierà circa il 7% delle corse ogni giorno per sostituirle con autobus. D’altro canto, negli ultimi anni, la priorità regionale in quanto a infrastrutture è stata la costruzione di autostrade nel deserto come Brebemi, TEEM e Pedemontana: opere che si sono rivelate inutili, dannose e nemmeno definitivamente completate.
C’è da augurarsi che la regione cambi linea politica, la rete metropolitana venga estesa e vengano prese misure drastiche per la lotta all’inquinamento: ne va della salute di tutti i lombardi. Non bastano le carbon tax di cui si parla in questi giorni in tutto il mondo per ridurre l’inquinamento — servono infrastrutture adeguate a disposizione dei cittadini.
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