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Tra il fatto che non ci sono featuring e che ero fermo da un po’ di tempo, ho voluto rimarcare che è il mio primo disco solista, e che ci sarà molto altro.”

Abbiamo chiacchierato con Merio, accompagnato dall’amico producer e compagno di palco Markino, prima della sua esibizione al Circolo Ohibò, a Milano. Seduti su dei divani, poco prima dell’apertura, s’è parlato dei suoi “Pezzi” e della nuova avventura da solista.

Riassumere in varie tappe questi tuoi ultimi anni è possibile anche solo seguendo le tracce del tuo disco. “Come No” è infatti la prima traccia, un’intro, ma anche una dichiarazione d’intenti. È seguita da “Settembre” che, in quanto mese di passaggio, racchiude anche il significato del cambiamento, del proseguire un percorso. Quanto trovi di ciò che hai dato e che ti sta ritornando in qualche modo con questo tuo primo album da solista?

Questo album è un riassunto di questi ultimi tre anni, un periodo che va dal 2015 a inizio di quest’anno. Mi ero trovato con un sacco di pezzi, e in studio abbiamo deciso (si riferisce a Markino, principale producer dell’album ndr) di fare una cernita, e ‘impacchettare’ quindi un album. Perchè in questi due anni ho mandato fuori singoli sporadicamente e non sono riuscito a inserirli in un contesto che fosse quello di un progetto unico. Stavo facendo anche altro, non ero focalizzato al 100% sulla musica. Dopodichè ho incontrato Markino e Valentino, miei amici di vecchia data, con i quali era un periodo in cui ci stavamo vedendo di meno; e con questa occasione, questa idea di voler intraprendere questo progetto, ci siamo ricongiunti e abbiamo cominciato a confezionare questo lavoro.

Questo disco vuole essere un antipasto, perché abbiamo un sacco di altra roba già pronta; siamo sempre in studio, chiusi a cucinare, siamo in un periodo caldissimo. E poi tra il fatto che non ci sono featuring e che ero fermo da un po’ di tempo, ho voluto rimarcare che è il mio primo disco solista, e che ci sarà molto altro… Questo album lo vedo proprio come un grosso inizio. Ho ancora tantissime cose da dire.

E ne dici infatti. Una traccia molto bella è “Tobacco”. Malinconica, e un pò incazzata, dove nel testo ci si confronta con i propri problemi e i limiti. Credi che sia giusto che siano trattate queste tematiche in maniera genuina, e che quindi valga la pena inserire una tale traccia in un progetto di autoaffermazione, quale vuole essere questo album?

Questa canzone innanzitutto mi appartiene, quindi non c’è stato un ragionamento di questo tipo sul brano, ma come su nessun’altra traccia. Diciamo che mi è impossibile pensare così. Ho qualcosa dentro, sento la necessità di buttarlo fuori, e lo butto fuori semplicemente. Non è niente di complicato, mi metto lì e lo racconto. Tra l’altro “Tobacco” è una delle ultime, nate in collaborazione in studio, non fa parte di quella raccolta di pezzi che avevo già con me.

foto Silvia Violante Rouge
foto Silvia Violante Rouge

“Quando sei felice, soprattutto in amore, non hai niente da dire!”

“Testimoni,” “Prendila così,” “Plexiglass” trattano delle pene d’amore, e delle dinamiche conflittuali nei rapporti sentimentali, dove molte volte è difficile capire la persona con cui si sta assieme, ma diventa arduo anche venire a patti con se stessi. Ovviamente queste tracce partono dalla tua esperienza personale, ma pensi che a livello di scrittura daresti sempre più importanza a simili canzoni di non-amore, piuttosto che a qualcosa che sia più assimilabile a una serenata rap?

Guarda, non so cosa risponderti. Perchè in effetti, queste tracce parlano di storie finite, di io che mi metto allo specchio e affronto determinate situazioni. Pensandoci ti risponderei che il problema forse è che quando sei felice, soprattutto in amore, non hai niente da dire! Però è difficile che mi venga voglia di scrivere su una sensazione del genere, come la felicità dell’innamoramento. Di indole sono molto malinconico, tendo sempre a volere prendere qualcosa di brutto e trasformarlo in una bella canzone. Però sai che ti dico? Lo prendo come spunto, magari è qualcosa su cui posso lavorare!

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“Sempre,” il singolo centrale, è la summa dei vari flow e strutture presenti nelle diverse tracce dell’album. Ho letto che però è centrale anche rispetto l’apparizione del coniglio, animale totemico del disco. Vuoi raccontarci di questo aneddoto?

Allora, più che per l’aneddoto del coniglio, come hai ben sottolineato, “Sempre” è stata la partenza, la traccia da cui poi è scaturito tutto l’album. Perchè inizialmente avevamo pensato a “Sempre” come a un EP che includesse anche “Tobacco” e “Settembre”, per poi pubblicare il disco. Però in seguito abbiamo deciso di fare tutto assieme. È anche la partenza, e ciò che per me segna l’inizio della collaborazione tra me e Markino per questo disco.

Per quanto riguarda il coniglio, l’aneddoto c’è, ma… non si può raccontare! In realtà ciò che rende importante il coniglio bianco è il significato che già aveva in certi cartoni o in Matrix, l’entità che ti guida via o per l’ignoto. Io personalmente ho affidato al coniglio il significato della luce in fondo al tunnel, perché comunque anche il disco parla di un periodo abbastanza cupo della mia vita. E poi trovo anche molto bello che come simbolo, sorprendentemente il coniglio si presti a molte altre interpretazioni. È come quando scrivi una frase con la quale non dici niente, ma per chi la legge stai dicendo di tutto! Questo coniglio è un simbolo forte in questo senso, e mi piace che ognuno possa associare al coniglio quello che vuole.

“Testimoni parte da un beat di un ragazzo che mi ha contatto su Instagram! Ci siamo sentiti, scritti, accordati, mi è piaciuto subito il beat, ed è nato il pezzo.”

foto di Silvia Violante Rouge
foto Silvia Violante Rouge

Ritornando alla tracklist, “Bancomat” è abbastanza cinica, e vuole essere una traccia quasi catartica. E volevo dirti che trovo molto interessante “Allora giù.” Nel testo viene detto di come ci siano così tante contraddizioni in molte situazioni che bisogna avere un atteggiamento di compromesso totale, e questo si riflette anche nella base, che sembra quasi saltare campionatura e ritmi, il tutto condito dalla chicca del riuso nella stessa base di “E la luna bussò” della Bertè, quasi di fabri–fibrana memoria. Trovo che da questo pezzo emerga molto il tuo modo di lavorare, per quanto concerne la fantasia e le collaborazioni che intraprendi. Vuoi parlarcene?

Io generalmente non seguo una linea schematica per i pezzi, come ben si può immaginare ascoltando le mie cose. In questo caso particolare, il produttore è TrapTony, uno dei ragazzi di “Real Talk”, il programma. Lui lo conosco personalmente, andavo spesso in studio da lui, ed è nato questo pezzo. Però per chiarire appunto questo mio modo di approcciarmi alla creazione, ad esempio “Testimoni” parte da un beat di un ragazzo che mi ha contatto su Instagram. Ci siamo sentiti, scritti, accordati, mi è piaciuto subito il beat, ed è nato il pezzo. Per quanto riguarda l’essere affiancato, adesso Markino è il mio riferimento, lo vedo come il mio produttore, è dentro al progetto tanto quanto me, partecipa attivamente in ogni valutazione e decisione, ci confrontiamo continuamente, e anche il live di questo tour è stato ideato in due. Comunque credo che tutto funzioni così perchè non ci poniamo mai dei limiti, e questo mi permette di essere aperto con tutti su tutto.

Per concludere, rispetto a questa metodologia vincente di cui ci hai appena parlato, ho letto che “Viola” è l’ultima traccia dell’album, contributo last minute, e prodotta in meno di un giorno, ed è entrata a gamba tesa nel disco. E poi “Mario Martello”, col suo video e la sua vena trap, propone quasi un tuo alter ego, il voler sottolineare che puoi fare e proporti per qualsiasi cosa. Vuoi aggiungere qualche curiosità?

Allora, “Viola” è nata da una 24ore poco prima dell’uscita del disco. Ci siamo trovati in studio io, Markino e Manenti, volendo provare a fare in una giornata, produzione, scrittura e mixaggio di un pezzo. Alla fine in 13 ore è nata “Viola”, una traccia che voleva essere rilasciata in seguito, fuori da “Pezzi di Merio”, e poi quella stessa sera con Markino, abbiamo deciso di metterla nel disco, anche dopo aver rilasciato la tracklist ufficiale… Come puoi ben vedere è un po’ punk la situazione!

Invece per quanto riguarda “Mario Martello,” il video è stato girato una sera, in un cimitero, assieme a Manenti, il quale dopo non se la sentiva di montarlo subito, allora ci ho pensato io. Mi sono messo in contatto con Giovanni Riviera, 19/20 anni, un ragazzo di cui avevo visto i video che mi erano piaciuti particolarmente come post-produzione ed effettistica. Ci siamo messi in contatto, l’ho fatto venire in studio, lui ha colto le mie esigenze e il giorno dopo mi ha mandato il video montato nel suo stile! Un fenomeno, davvero.

Tutto questo per dirti che non c’è mai un processo prevedibile, ma solo totale libertà, come è giusto che sia.


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