RiMaflow è salva (per il momento)

I lavoratori della fabbrica recuperata di Trezzano sul Naviglio possono tirare un sospiro di sollievo e pensare al rilancio delle proprie attività, che entro sei mesi troveranno una nuova sede.

RiMaflow è salva (per il momento)

I lavoratori della fabbrica recuperata di Trezzano sul Naviglio possono tirare un sospiro di sollievo e pensare al rilancio delle proprie attività, che entro sei mesi troveranno una nuova sede.

Lo sgombero di RiMaflow è stato rinviato al 30 aprile. I lavoratori, che hanno recuperato la fabbrica costituendosi in una cooperativa sociale e la autogestiscono dal 2013, quando dopo una serie di errori di gestione l’attuale proprietà ne aveva decretato la chiusura, possono tirare un sospiro di sollievo, ma soltanto temporaneo.

Alle 9.30 di stamattina è stata firmata in Prefettura un’intesa tra la cooperativa RiMaflow e la proprietà dell’immobile, Unicredit Leasing, per evitare lo sgombero e avviarsi verso una soluzione concordata e graduale: RiMaflow si impegnerà a trovare una nuova struttura, con il supporto della stessa Unicredit Leasing, in cui trasferire le attività entro il 30 aprile, spostandosi dall’attuale sede di via Boccaccio 1.

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“Oggi non si conclude il contenzioso, ma inizia un percorso molto impegnativo per RiMaflow e per i garanti, finalizzato al rilancio delle attività economiche e produttive che consenta ai 120 operai e artigiani di consolidare il lavoro e quindi il reddito,” hanno scritto i lavoratori di RiMaflow sulla propria pagina Facebook. “Avremo quindi il tempo necessario (6 mesi) per programmare la nuova RiMaflow, una RiMaflow 2.0, senza le pressioni – spesso sproporzionate – volte al rispetto di normative che, senza un titolo di occupazione, eravamo in difficoltà ad ottemperare se non in tempi congrui. Rivendichiamo il merito della trasformazione di gran parte del lavoro informale iniziale in lavoro oggi regolare nel corso di questi anni.”

La trattativa con Unicredit si era interrotta lo scorso luglio in seguito a un’inchiesta che aveva coinvolto il presidente della cooperativa Massimo Lettieri, tuttora agli arresti domiciliari, con l’accusa di traffico illecito di rifiuti. Un’accusa che i lavoratori di RiMaflow considerano infondata e infamante. L’accordo di oggi, sottolineano, segna anche il riconoscimento da parte di Unicredit di RiMaflow e la loro Cooperativa “come ‘fabbrica recuperata’ e come controparte.”

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Questa mattina, per manifestare il proprio supporto alla fabbrica e opporsi allo sfratto, circa 500 persone si sono radunate davanti ai cancelli di via Boccaccio, a dimostrazione della rete di solidarietà che la realtà di RiMaflow è riuscita a mettere insieme in questi anni di attività.


Foto di Sabina Candusso.

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