Oltre i confini del folk, una conversazione con The Leading Guy
Domani sera torna “Campo Live”, la rassegna musicale di Campo Teatrale. L’ospite del secondo appuntamento — già sold out — sarà the Leading Guy.
Domani sera torna “Campo Live”, la rassegna musicale di Campo Teatrale. L’ospite del secondo appuntamento — già sold out — sarà the Leading Guy.
Domani sera torna “Campo Live”, la rassegna musicale di Campo Teatrale. L’ospite del secondo appuntamento — già sold out — sarà the Leading Guy, che i giorni scorsi si trovava nel Regno Unito ad aprire i concerti di Jake Bugg, considerato da alcuni “il numero uno dell’indie folk britannico.” I giorni scorsi abbiamo disturbato the Leading Guy prima del live a Blackburn per farci raccontare i luoghi della sua musica, i progetti futuri, ma soprattutto che cosa ascolteremo domani sera a “Campo Live”.
Come stai? So che ti trovi in Inghilterra.
In questo momento sono a Blackburn e mi riposo prima del concerto di questa sera con Jake Bugg. Sono appena arrivato da Warrington dopo una serata davvero emozionante.
Cosa ti porterai dietro da questa esperienza?
Per me è un test importante. Prima o poi devi confrontarti con l’Inghilterra per capire a che punto della tua carriera sei arrivato. Ieri sera a Warrington la reazione del pubblico è stata incredibile. Diciamo che ho superato il ‘test inglese’ e questo mi dà una grande consapevolezza per il futuro.
“Questa è una terra che fa storia a sé rispetto al resto d’Europa e per un musicista è una tappa essenziale e imprescindibile.”
Immagino che per te quei luoghi rappresentino una sorta di terra promessa musicale.
Sono cresciuto assorbendo la cultura inglese e sicuramente essere qui in questo momento mi riempie d’orgoglio. Questa è una terra che fa storia a sé rispetto al resto d’Europa e per un musicista è una tappa essenziale e imprescindibile. Sono felice che le persone mi abbiano accolto con questo affetto.
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In Italia stiamo vivendo il successo di una nuova leva di artisti votati al pop. Tu invece sembri muoverti controcorrente. Come ti sei avvicinato al folk?
Le mie canzoni sono definite folk perché nascono da una matrice acustica, ma c’è molto pop nelle melodie che le compongono. Forse le tematiche sono più introspettive e misurate rispetto al pop italiano e in questo sicuramente mi ritengo un artista folk. La voglia di raccontare è nata vivendo in Irlanda, una terra in cui la tradizione orale è fondamento della cultura artistica. Raccontare per fissare un momento o tramandare un sentimento, una parte della propria storia.
Tra i tuoi riferimenti inseriresti anche degli artisti italiani?
Sono cresciuto ascoltando Guccini e De Andrè e della musica italiana contemporanea conosco davvero poco. A volte mi capita di sentire qualche brano molto bello ma in generale sono molto ignorante riguardo alla musica italiana.
Invece quando sei in giro cosa ascolti?
In realtà quando viaggio non ascolto molta musica. La mia passione sono i libri e, quando mi sposto, spesso leggo. La musica è un rituale più sedentario e nella maggior parte dei casi è tra le mura di casa. In questi giorni ovviamente continuo a canticchiare un brano di Jake Bugg che non mi levo dalla testa.
“Times,” l’ultimo singolo che hai pubblicato, mi sembra abbia un suono diverso da Memorandum, il tuo primo disco. È come se ti fossi aperto a sonorità più pop. Cosa ne pensi?
Capita a volte di scrivere canzoni che da subito sono tremendamente orecchiabili. “Times” ha delle sonorità più pop rispetto al passato perché cercare di camuffarla in una veste folk era impossibile e forse sbagliato. É un buon brano ma ovviamente il resto del disco, che uscirà nel 2019, conterrà cose diverse. Rispetto a Memorandum sarà un disco meno etichettabile, con meno confini artistici. Diciamo che ho fatto tutto ciò che mi passava per la testa.
In un’intervista hai raccontato di ricercare sempre nei posti in cui ti trovi ad abitare una dimensione di “casa.” Che cos’è per te questa dimensione? C’è qualcosa in particolare che la richiama?
Sono un tipo molto abitudinario e per me “casa” è il luogo dove posso rilassarmi nelle piccole cose di tutti i giorni. Lo stesso pub, la mia famiglia, gli stessi amici. Fare questo mestiere riempie le giornate di mille situazioni diverse tra loro. Essere a casa è ritrovare un punto di riferimento.
“Mi sento fortunato ad essere nato in una terra così modesta nei modi ma così determinata a fare le cose per bene. È un po’ quello che cerco nella mia musica.”
Visto che condividiamo gli stessi luoghi di origine, entrambi in qualche modo siamo collegati alla provincia di Belluno mi viene spontaneo chiederti quanto e come i luoghi da cui provieni hanno influenzato la scrittura delle tue canzoni.
Nel primo disco moltissimo. Lasciando la mia terra ho lasciato alle spalle la prima parte della mia vita di cui parlo in Memorandum. Chi nasce in un piccolo paese avrà sempre due emozioni dentro di sé: la voglia di rivalsa e l’amore per le piccole cose. Mi sento fortunato ad essere nato in una terra così modesta nei modi ma così determinata a fare le cose per bene. È un po quello che cerco nella mia musica.
Un altro luogo, Trieste. È la città dove vivi ora, che cosa rappresenta per te? Anche questo, pensandoci, è un aspetto che ti differenzia da gran parte della scena musicale italiana, per lo più concentrata a Milano, Roma e Bologna. Cosa ha di speciale Trieste?
Trieste di speciale ha che non sa nemmeno di essere speciale. Vive al confine e aspetta. Da anni ci vivo ed ho trovato un porto sicuro. È una città bella da camminare e che ti fa sentire geograficamente protetto. A me piacciono Milano e Roma con cui ho un rapporto lavorativo continuo a causa della musica. Semplicemente non mi piace dormire sul posto di lavoro. (ride)
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A proposito della data milanese a “Campo Live,” cosa ci farai ascoltare domani sera? Che tipo di concerto sarà?
In questo periodo ho avuto la fortuna di calcare palchi molto grandi in situazioni importanti (Xavier Rudd, Jake Bugg, Jack Savoretti). Lo show di lunedì voglio che diventi l’occasione per avvicinarmi di nuovo alle persone e poter avere un contatto più intimo. Presenterò molte nuove canzoni e ovviamente parte di Memorandum. Sarà come rivedere dei vecchi amici e presentarmi a quelli nuovi.
Ti va di suggerirci un pezzo, o un artista, da ascoltare in queste ore per entrare nel clima giusto di domani sera?
È uscito da poco “The Art Of Pretending To Swim” dei Villagers. Capolavoro.