Dal Coachella ai Magazzini Generali MHD racconta la banlieue, contro tutte le frontiere
Ieri sul palco dei Magazzini Generali a Milano, MHD ha portato l’album “19”, l’ultimo capolavoro del profeta dell’afro-trap francese.
tutte le foto di Francesca Motta
Ieri sul palco dei Magazzini Generali a Milano, MHD ha portato l’album “19”, l’ultimo capolavoro del profeta dell’afro-trap francese.
MHD ha suonato per due ore anticipato da Quentin40, una delle promesse della trap nostrana che un anno fa veniva presentato al grande pubblico con Thoiry Remix, singolo trap tra i più trascinanti e originali usciti in Italia nell’ultimo anno.
Mohamed Sylla, nome di battesimo del rapper francese, è nato a Parigi il 10 settembre 1994 esordendo appena ventenne. Cresciuto nel XIX arrondissement, in Francia ha collezionato alcuni dischi di platino e ha già avuto l’opportunità di esibirsi durante festival internazionali come il Southside (in Germania) e il Coachella. Le sue barre raccontano la banlieue. Magari non conoscete la sua musica, quasi sicuramente però avrete visto “le muov”, un ballo, una mossa inventata dall’artista che il Paris Saint Germain ha già fatto sua.
La carriera di MHD prende il volo tre anni fa proprio con Afro Trap Part 1 (La Moula), — oltre 24 milioni di visualizzazioni su YouTube — ispirata alla base di Shekini dei P-Square, gruppo hip hop nigeriano composto da Paul Okoye e Peter Okoye. Un altro gruppo a cui si ispirano le sonorità di MHD è il collettivo francese Sexion d’Assaut, ma la musica del trapper francese racchiude numerose influenze, dall’EDM al reggaeton, al ritmo sincopato tipico della musica africana suonata con lo djembe.
Ieri sera, dopo il live di Quentin40, MHD ha suonato e ballato per quasi due ore, accompagnato sul palco dal suo dj, da altri due rapper del collettivo francese “19 Réseaux” e da una band quasi al completo (chitarrista, batterista, tastierista). L’onda di ritmo, contenuta a fatica dalle transenne (e dal bodyguard tuttofare — e premurosissimo — dell’artista), fanno assomigliare il concerto di MHD più a una festa che a un concerto: il pubblico, diviso tra i teenager delle prime file e i meno giovani delle file dietro, non smette di sorridere, ballare, scattare foto e proiettare i flash sul volto del rapper, che sta al gioco e, come spesso accade nei suoi concerti, ricambia con un crowd surfing o portando sul palco a ballare gente entusiasta — persino una fotografa ignara.
MHD è un rapper che fa suoi i canoni della trap parlando dell’importanza della famiglia e degli amici in testi gioiosi e impegnati, contro il razzismo e le frontiere — raccontati da una voce della strada, piena di umiltà che, rivolgendosi alla platea quasi esclusivamente in francese (o, raramente, in inglese), ieri ha saputo dar una voce al pubblico — tra cui tantissimi italiani di seconda generazione — dei Magazzini Generali di Milano.