L’età del consenso di Immanuel Casto
Domani sera Immanuel Casto inaugurerà all’Alcatraz un tour che lo porterà nei principali club italiani.
in copertina: foto di Marco Bucci
Domani sera Immanuel Casto inaugurerà all’Alcatraz un tour che lo porterà nei principali club italiani.
Il 14 settembre è uscita L’età del Consenso, la seconda raccolta di Immanuel Casto, il primo artista italiano a promuovere la sua musica su Pornhub. Domani sera Immanuel Casto inaugurerà all’Alcatraz di Milano il tour che lo porterà nei principali club italiani. Con il principe del Porn Groove abbiamo parlato di Lucca Comics, politica, maturazione artistica e progetti futuri, che per il momento purtroppo non prevedono una collaborazione tra il Casto Divo e M¥SS KETA.
Come stai?
Tutto bene, sono un po’ stanco per via del Lucca Comics che ogni anno mi richiede giorni per recuperare le energie, ma settimana prossima sicuramente starò meglio.
Quest’anno a Lucca hai presentato “Red Light”, il tuo nuovo gioco da tavolo creato in collaborazione con Pornhub e Milo Manara. Ti va di raccontarcelo?
Il Lucca Comics è l’evento nazionale più importante per quanto riguarda il mondo nerd, di cui io sicuramente sono un grandissimo fruitore. Quest’anno le novità che abbiamo presentato erano due: un’espansione del mio precedente gioco da tavolo “Witch & Bitch” e come titolo inedito un nuovo gioco, “Red Light”, che è uno spin-off di “Squillo” ambientato nel mondo dell’intrattenimento per adulti e ne mutua motore di gioco e meccaniche. “Red Light” è stato prodotto in collaborazione con Pornhub ed è la prima volta che un mio gioco esce al di fuori dell’Italia, infatti è stato proposto in cinque nazioni. Per l’artwork ho collaborato con Milo Manara, un illustratore iconico, forse l’illustratore erotico italiano per eccellenza. Ha realizzato le 25 protagoniste ed è stata un’esperienza molto interessante. Parlando invece della collaborazione con Pornhub, devo dirti che è sorprendente il fatto che loro abbiano delle policy molto stringenti riguardo la correttezza politica. Proprio per la loro grande esposizione hanno una serie di crismi, come il fatto che la donna debba apparire necessariamente consenziente, che non ci possano essere riferimenti all’alcol, nessun riferimento a dinamiche di abuso, oppure non ci possano essere animali, quindi ad esempio niente gatti sul letto. Chiaramente è stato un dialogo da dover ricercare, perché invece i miei giochi sono politicamente scorretti.
“Quando si vuole fare qualcosa di dubbio gusto bisogna farla con gusto, altrimenti si toglie ogni dubbio.”
Immagino sia stato complicato trovare un punto d’incontro tra le varie esigenze.
Si, non è stato semplice. Però sono molto contento del risultato. C’è un bel senso dell’umorismo e il gioco è esteticamente molto chic. Purtroppo spesso abbiamo ancora in testa questa dicotomia per cui ciò che è culturalmente alto debba essere casto, mentre invece ciò che in qualche modo va a parlare di sessualità sia per forza grezzo, greve, volgare. Invece no, va fatto, però con stile. Io dico sempre che quando si vuole fare qualcosa di dubbio gusto bisogna farla con gusto altrimenti si toglie ogni dubbio. Sicuramente questo gusto con Milo Manara c’è stato.
Questa volta non ci sono stati problemi con il Parlamento italiano, come invece c’erano stati con “Squillo.”
Esattamente. In realtà con il senno di poi quella è stata tutta pubblicità, anche se io non ero particolarmente felice in quel periodo. Erano più felici i miei collaboratori perché vivevano l’esposizione senza che il loro nome venisse citato in capi d’accusa penale. (ride)
Riascoltando
Freak & ChicSpotify mi ha consigliato come brano simile da ascoltare
Marmellata #25 di Cesare Cremonini. Questo significa che oltre ad essere un’icona del mondo gay e LGBTQ ti stai candidando a diventare un’icona pop italiana? I tempi sono maturi?Secondo me si, i tempi sono maturi. Tra l’altro devo dire che a me Cesare Cremonini piace molto, soprattutto considerando il suo percorso. Il concetto di percorso per me è fondamentale in un artista proprio per vedere l’evoluzione negli arrangiamenti, nelle idee musicali. Non fa un genere che di per sé favorisco particolarmente, ma nelle idee musicali io lo trovo molto bravo.
Io ho questa impressione, è chiaro che nasco nella scena alternativa, tuttora ne faccio parte, anche se ogni tanto metto un piede nella televisione generalista. Però questa scena negli ultimi anni ha continuato ad espandersi sempre di più, crescendo così tanto da non essere più alternativa, dove per alternativo intendiamo ciò che interessa solo a una minoranza. È alternativo nel senso che è ancora in contrapposizione con il mainstream, ma a livello quantitativo mica tanto…
Infatti suonerai all’Alcatraz.
Esatto, la maggioranza del mio pubblico oggi è eterosessuale, ma perché la maggior parte delle persone sono eterosessuali. Io credo che questo apprezzamento riservato al progetto stia nel fatto che non ho mai cercato una contrapposizione negativa tra omosessuale ed eterosessuale. Anzi io ho sempre detto alla comunità LGBTQ+ che i nostri più grandi alleati sono proprio gli eterosessuali. Nel caso specifico dell’omosessualità il nemico non è certo l’eterosessuale, il nemico è l’omofobo, e l’omofobo può benissimo essere omosessuale. Alla fine il mio messaggio di fondo è esprimi te stesso, sii gioioso di quello che sei. Il messaggio non è siamo tutti uguali, ma siamo tutti diversi, perché il concetto di normalità è strettamente legato alla distanza dall’osservatore. Da vicino nessuno è normale, alcuni appaiono normali a una certa distanza, alcuni appaiono diversi anche da lontano, ma da vicino non esiste il concetto di normalità. È questo che esprimo nelle mie canzoni, con ironia. Una canzone come Tropicanal, che è un pezzo molto divertente e simpatico, piace tantissimo anche agli eterosessuali.
Una cosa è sicura, adesso le grandi catene non rifiutano più i firmacopie dei tuoi album. Secondo te hanno solo intravisto un’opportunità commerciale o è un segno di consapevolezza che la società, complessivamente, sta progredendo?
Che ci sia stato un ragionamento economico non ci trovo nulla di male, anzi, un progetto deve essere economicamente sostenibile, quindi spero ne abbiano tenuto conto. Sicuramente c’è una maggiore apertura. Poi devo dire che ho avuto anche un ottimo riscontro da parte dei direttori delle varie librerie per la qualità del mio intervento. Se da un lato il commento “non ci aspettavamo un intervento del genere, di questa qualità, di questo livello di intelligenza e di cultura e una così bella risposta da parte del pubblico” può essere letto in maniera offensiva perché rivela un forte pregiudizio, dall’altro è bello vedere che questo pregiudizio sia stato completamente sconfessato. Tu sei fan di Game Of Thrones?
Sì, ovvio.
C’è una citazione che credo non compaia nella serie tv ma solo nei libri…
Ok, ammetto di non essere così fan da aver letto i libri in lingua originale.
Non c’è problema, la frase è di Tywin Lannister e dice: “When your enemies defy you, you must serve them steel and fire. When they go to their knees, however, you must help them back to their feet. Elsewise no man will ever bend the knee to you.” Io sono d’accordo, al di là del delirio autocelebrativo. (ride)
Alla fine non ha mai senso cercare il conflitto. A volte è necessario, però il fine è sempre il superamento di quel conflitto, lavorare insieme.
Hai dichiarato: “Sono convinto che la conoscenza di noi stessi sia alla base di ogni virtù umana”. Chi ci governa non sembra essere troppo attento alla comprensione delle sfumature, ovviamente quando l’hai detto non pensavi a loro vero? Insomma, quando governava Berlusconi eravamo sicuri di aver toccato il fondo, ma forse il peggio lo stiamo sperimentando solo adesso.
Certo. Intendiamoci, rispetto all’attuale classe politica o a Trump, per dire, Berlusconi a confronto era un fine statista. Provo a risponderti in questo modo. C’è un gioco che si può fare per provare a identificare le persone. Lo si fa soprattutto nella fiction e consiste nel dividerle in quattro categorie. Ribadisco che è un gioco, perché non tiene conto delle motivazioni che spingono le persone a fare quello che fanno. In questo gioco ci concentriamo sulle azioni. Un buono è colui che aiuta gli altri anche a costo di danneggiare se stesso, è l’eroe, colui che si immola. L’intelligente è colui che cerca di aiutare gli altri e contemporaneamente se stesso. Il cattivo è colui che danneggia gli altri pur di aiutare se stesso, mentre lo stupido è colui che danneggia gli altri e contemporaneamente danneggia se stesso. In questo senso puoi notare che è più pericoloso uno stupido di un cattivo. Berlusconi più volte è stato additato come omofobo per via delle sue uscite, tuttavia se gli fosse stato detto che era suo interesse difendere la comunità LGBT credo lo avrebbe fatto, mentre in questo caso mi sembra che il disprezzo sia genuino. In termini miopi questo atteggiamento ovviamente paga, ma in termini di crescita culturale e investimento sul futuro assolutamente no. Tuttavia questo scenario c’è perché le forze che si proponevano di prevenirlo hanno fallito su diversi piani, tra cui quello dell’istruzione e della comunicazione o peccando di autarchia e snobismo. Ci sono molti intellettuali di sinistra che a livello di contenuti hanno la mia stima che però non mi piacciono nel modo in cui si pongono perché quando dialogano lo fanno con una spocchia di fondo, umiliando chi non la pensa come loro. È molto gratificante nel momento in cui predichi a persone che la pensano come te ma quello non è l’obiettivo, perché evidentemente le persone che la pensano come te sono una minoranza, quindi c’è poco da masturbarsi all’idea di rivolgerti a quelli che sono già d’accordo con te.
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L’età del consenso può essere anche letto come un riferimento alla situazione politica attuale?
Questo devo dire di no, è un riferimento solo a me. Si parla di consenso quando c’è consapevolezza. Il titolo riflette il mio percorso artistico, perché quando ho iniziato lo facevo proprio per divertimento. Volevo creare un personaggio, essere visto. Non che ci fosse nulla di male, ma non c’era una chiara intenzionalità, una chiarezza di intenti. Adesso c’è, e questa raccolta è stata un modo per mettere un punto all’interno del mio percorso. Poi in realtà sto lavorando anche a materiale inedito che uscirà l’anno prossimo.
Quindi hai già scritto nuovi brani?
Da anni, dal 2015! Ma questo è un classico, credo funzioni così per molti artisti, quando non hai più la pressione di far qualcosa inizi a scrivere, mentre quando si inizia a parlare di deadline ti blocchi.
Sbaglio o negli ultimi dischi la leggerezza nelle canzoni ha lasciato spazio a un maggior impegno sociale? Penso a Piromane ma anche a Da Grande Sarai Frocio.
È corretto. In realtà continuerò ad andare in quella direzione. È un desiderio, una voglia di dire qualcosa, non è un modo per rinnegare quanto ho fatto fino ad adesso, tant’è che nei miei concerti le canzoni più divertenti le faccio perché continuano a divertirmi tantissimo, però non vorrei fare una cosa che ho già fatto. Sinceramente non sento solo il desiderio ma anche il dovere. Il cambiamento è anche arrivato a causa di questo, perché mi sono ritrovato ad avere un certo tipo di visibilità in certi ambiti e a volte mi ritrovo a parlare semplicemente perché c’è qualcosa che penso vada detta e mi rendo conto di essere la persona più indicata per dirla. Se non la dico io non la dirà nessun altro e non la dirà altrettanto bene. Questa è una consapevolezza che sento di avere, quindi ho iniziato ad usare la mia voce per portare avanti certe tematiche e c’è stata una ripercussione anche in ambito musicale, però in chiave artistica. Ti faccio un esempio, i testi con una morale vincono i festival ma in realtà non piacciono a nessuno, fanno schifo! Nessuno vuole sentire un comizio in una canzone, l’arte consiste nel trasmettere un’emozione.
“Mi sono ritrovato ad avere un certo tipo di visibilità in certi ambiti e a volte mi ritrovo a parlare semplicemente perché c’è qualcosa che penso vada detta e mi rendo conto di essere la persona più indicata per dirla.”
Vista la tua capacità narrativa ti chiederei, se ti va, di raccontarci il retroscena della foto pubblicata dalla Isoardi su Instagram. Secondo te sono effusioni reali, è una messinscena, uno scatto fatto al volo in un contesto totalmente diverso da quello che sembra, tu come interpreti quella foto?
La foto di per sé è una messa in scena. Abbiamo lei perfettamente truccata con la luce posizionata che si fa un selfie. È una cosa studiatissima, ovviamente. Non credo sia stata orchestrata anche con lui, tuttavia ho letto alcuni commenti che dicevano “Si ok, però comunque sono due persone che soffrono e dovremmo rispettarle”. No! Quella foto non rappresenta in nessun modo una richiesta di empatia o di comprensione. Le persone che li hanno insultati per questa grottesca messa in scena concernente la fine della relazione sono state in realtà molto gentili, perché hanno dato fondamentalmente alle persone coinvolte quell’attenzione per cui tanto smaniano. Quindi non solo chi li ha insultati non ha mancato di rispetto ma si sono veramente prestati per un gesto squisito. Non ho idea di cosa succeda nella vita privata delle due persone ma quella è una pacchiana, grottesca, messa in scena, con Salvini inquartato col doppio mento e lei invece completamente figa, con lo zigomo in su che guarda in camera con la boccuccia un po’ a culo di gallina, con una citazione intellettuale che è lo stereotipo del bimbominchia. Se avessi voluto fare una parodia sarebbe stata sicuramente così.
Oltre alla musica ti occupi dei video, di giochi, hai pubblicato una biografia, c’è un altro ambito che vorresti esplorare in futuro?
In effetti si. Io vengo considerato, a ragione, un cantante. Ma io non penso a me come a un cantante, bensì come a un artista che canta. In questo senso direi che i due ambiti che svilupperò saranno la scrittura, perché la biografia che è uscita in realtà è un racconto del percorso che ho fatto scritto da un giornalista, e ancora di più della scrittura il cinema. Alcuni anni fa ho realizzato un cortometraggio ed è stata una bella sperimentazione, ora vorrei fare qualcosa di più corposo. Nel cinema c’è l’aspetto visivo ma anche la musica, infatti sarei uno di quei registi che fa film che sono dei mezzi videoclip con una fotografia stupenda e una colonna sonora pazzesca.
Qualche settimana fa abbiamo incontrato M¥SS KETA e abbiamo immaginato una collaborazione tra voi due. Secondo noi sarebbe un incontro naturale e potreste fare grandi cose. Vi vedremo mai collaborare insieme?
Prima di risponderti ti chiedo, questa domanda a lei l’avete fatta?
Si, ha un po’ tergiversato…
Ok. Allora, assolutamente si, mi piacerebbe fare una collaborazione. Ho una canzone che è perfetta per lei e devo dirti che in effetti l’ho contattata per proporre la collaborazione, ma purtroppo l’etichetta che la rappresenta (Tempesta/Universal) in questo momento non è favorevole e intende privare l’Italia del masterpiece che saremmo in grado di offrire. (ride)
A parte gli scherzi, quel pezzo è perfetto, infatti per realizzarlo alla fine collaborerò con Romina Falconi, che non è certo un ripiego…
Lei è una tua collaboratrice storica.
Esattamente!
Parlando dei live, ci racconti un po’ cosa succederà ai concerti? C’è qualcosa che ci puoi svelare?
All’Alcatraz ci sarà proprio Romina Falconi, che ho invitato a Milano e Roma e vorrei che venisse anche a Bologna. Ma lei in questo momento è veramente murata con le registrazioni del suo nuovo album quindi vedremo più avanti.
Sinceramente non vedo l’ora di iniziare e l’Alcatraz, sicuramente, è la data (sold out n.d.r.) che sento di più. Tra l’altro è la prima di questo greatest hits tour, per cui ci sarà veramente tutto quello che i fan amano. Lo show ha un bel ritmo e il taglio è il solito, a volte più vicino a un musical dove anche gli interventi parlati sono preparati, come se fosse una commedia. Avremo dei costumi particolarmente glamour e non vedo l’ora di andare in scena.
Qual è il pezzo che ti entusiasma di più dal vivo?
Dipende, sono molto diversi. All’Alcatraz inizierò con Goodbye Milano che è l’altro inedito de “L’età del Consenso” e quel pezzo mi dà molto gusto perché è un po’ funky e lo trovo molto bello. Sai, i pezzi più divertenti in cui il pubblico si scatena sono Tropicanal, Escort 25, però mi piacciono anche pezzi più struggenti come Che Bella la Cappella. In quel caso c’è proprio un momento di forte spiritualità. Con Deepthroat Revolution o Piromane invece verrà giù l’edificio.
Pensi di portare il tour all’estero?
Attualmente non è previsto. Il tour scorso è finito a Londra con una data andata benissimo a livello proprio di partecipazione di pubblico. Però non lo escludo, città come Berlino, Parigi, Londra secondo me sarebbero fattibili.