photo: Andrea Macchia

Lo slogan di quest’anno è stato “la luce al buio”, che fa immediatamente correre la mente alle edizioni precedenti

Come ogni anno, da diciotto anni a questa parte, anche questo novembre è tornato a Torino il Club to Club, forse il miglior festival di musica elettronica e avant pop d’Italia.

Lo slogan di quest’anno è stato “la luce al buio”, che fa immediatamente correre la mente alle edizioni precedenti. Lo slogan, infatti, è un riferimento a “L’ombra della luce” di Franco Battiato. Il cantante siciliano si era esibito con il suo Joe Patti’s experimental group nell’edizione 2014 della rassegna, mentre in pochi hanno dimenticato la versione distorta del pezzo che Nicolas Jaar aveva suonato al suo set dello scorso anno. Il direttore artistico del #C2C2018, Sergio Ricciardone, riconosce che l’esibizione di Battiato era stata un punto di svolta nella storia del festival perché, nonostante il Maestro non fosse nel suo ambiente, aveva “spiazzato tutti e mostrato che tra elettronica, avanguardia e pop la distanza può essere minore di quello che pensiamo.” E questa edizione è sembrata confermarlo appieno.

Anche se non si sono raggiunte le vette pop dell’anno scorso, quando a calcare il main stage era stato Liberato, non ci sono stati problemi ad alternare da una sera all’altra Jamie xx e Aphex Twin. Il live di Afx, che da solo ha trainato questa edizione, che ha staccato — ancora non ci sono numeri ufficiali, ma sappiamo che il 25% delle prevendite sono state vendute all’estero — veramente tanti biglietti. Il set di Aphex Twin, atteso con impazienza, è stato ineccepibile, anche se non particolarmente innovativo. Sono stati rispettati i suoni “spezzati” e non “dritti” tipici del sound di Afx, che in Italia possono ancora suonare nuovi, ma che a livello internazionale sono un po’ superati. La grande novità del set è stata il ritorno a sonorità jungle che non si sentivano da tanto, soprattutto in Italia ed è un ottimo segno che il pubblico italiano — probabilmente perché trainato dal fatto che si trattasse di un nome grosso — abbia accettato queste sonorità.

photo: Andrea Macchia

L’aspetto più interessante dello show del musicista britannico sono state senza dubbio i visual curate, come sempre, dall’artista anonimo Weirdcore. Da metà concerto in poi hanno iniziato ad apparire e a roteare vorticosamente una serie di facce di personaggi celebri italiani (Ceronetti, Cicciolina, Pavese, la Juventus al completo, D’Alema, Gramsci per dirne alcuni) scomposte e rimontate come nella celebre copertina di Syro. Dopo di lui, non annunciato fino all’ultimo, è salito sul palco Kode9, fondatore dell’etichetta Hyperdub e vecchia conoscenza del festival, che, all’inizio, era stato scambiato per Sophie, dato che ha aperto con “Faceshopping” e si è presentato mascherato.

photo: Andrea Macchia
I Beach House sul palco del Lingotto il 2 novembre

Degno di nota è stato il set di Skee Mask, giovane producer tedesco che nelle sue tracce mescola synth e breakbeat, che venerdì sera si è spinto fino a sonorità footwork e grime, seguito con sincero entusiasmo dal pubblico. La stessa sera, invece, ha un po’ deluso il set di Peggy Gou, “la popstar dell’house music,” che invece di spingere sulle sue usuali sonorità deep house si è lanciata, probabilmente per reggere a livello di volumi il main stage, in un set techno un po’ piatto. Non hanno deluso le aspettative, invece, né Blood Orange, che ha rispettato le premesse del suo R&B sinuoso, né il dj portoghese di origine angolana Dj Nigga Fox con i suoi tritoni sordi che si srotolano su bassi continui. Insomma, l’edizione 2018 del Club to Club non ha affatto deluso — una sola, disperata, richiesta: abbassate i prezzi di drink e birre!


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