in copertina, foto CC AnnaG1973
Malgrado lo sviluppo economico reso possibile dalla biodiversità del Delta del Po, l’Italia non ha saputo garantire in nessun modo la tutela ambientale della zona.
Nell’intera area interessata dal corso del Po si sono create nel corso del tempo diverse tipologie di ambienti e condizioni che hanno favorito l’insediamento di specie uniche, sia animali che vegetali. Per questo sono state emesse speciali norme di conservazione e tutela. Il Delta, in particolare, è diventato un Parco regionale gestito dalle regioni Emilia Romagna e Veneto.
Tuttavia, nel corso degli anni, l’uomo è intervenuto per bonificare alcune zone del Delta. La pesca si è molto diffusa e sono stati creati allevamenti di molluschi che hanno raccolto grande consenso commerciale. L’esempio più famoso è quello della Sacca di Goro, al secondo posto nel mondo per la produzione di vongole. Un altro settore che si è sviluppato è il turismo, grazie alle bellezze paesaggistiche, vegetali e faunistiche locali, che hanno favorito l’organizzazione di escursioni e visite guidate soprattutto nei mesi estivi. Purtroppo, però, progresso economico e tutela ambientale raramente vanno di pari passo.
Le tecniche di pesca utilizzate non sempre sono state e non sono sostenibili, e si è diffusa ampiamente la caccia illegale. Come riporta il WWF di Rovigo il Delta è considerato una delle più ambite mete italiane per i bracconieri che utilizzano segnali elettroacustici e fucili vietati per catturare le prede. Un crimine sempre più diffuso in tutt’Italia, che sta portando ad un’enorme perdita di biodiversità.
Un altro problema importante è il cambiamento climatico, divenuto evidente in diverse zone del Po. Negli ultimi decenni, la portata del fiume è diminuita a causa della forte siccità, provocando enormi danni in agricoltura e in altri settori collegati.
Nel Delta del Po si è registrato un aumento di popolazioni di una particolare specie di fenicotteri rosa, che solitamente vivono in ambienti diversi e più miti.
Inoltre, molti uccelli hanno smesso di migrare. Questo fenomeno sta a indicare un surriscaldamento dell’acqua anche nel periodo invernale. Come riporta uno studio del Politecnico di Milano e dell’Universita’ di Milano Bicocca, si è registrato un incremento delle temperature perfino in alcuni affluenti alpini del Po. Questo può costituire un pericolo soprattutto per gli organismi più delicati, come i salmonidi.
L’inquinamento sta diventando un fenomeno sempre più preoccupante sia per l’ambiente che per la salute nostra e degli altri organismi. Uno studio dell’Università di Milano ha rilevato sostanze nocive su mitili provenienti dal Delta, destinati a finire sulle nostre tavole.
Altri nemici ancora sono i rifiuti. I fiumi stracolmi, ne riversano in mare delle tonnellate ogni anno, causando enormi danni ecologici. Secondo uno studio di Legambiente, solo la plastica è responsabile del 94% dell’inquinamento del Mar Adriatico.
Sono stati fatti comunque dei tentativi per cercare di risolvere, in tutto o in parte, alcune problematiche. Già dallo scorso anno è stato creato il “Manifesto del Po”, un documento per rilanciare la protezione e la valorizzazione del Po e del suo territorio. Un altro progetto europeo importante è il MaGICLandscapes, che ha l’obiettivo di adottare strategie per mitigare i cambiamenti climatici, preservare e valorizzare le aree naturali e gli habitat.
Sul Po, inoltre, è in via di sperimentazione la diga una mobile per fermare la plastica, prima che arrivi al mare. Se tutto andrà bene, il progetto si estenderà anche per altri fiumi inquinati a livello europeo e mondiale.