in copertina, foto CC Evan-Amos
Servitù della gleba di dignità, condono edilizio per l’incastellamento e altre idee che suonano contemporanee all’idea di dare appezzamenti di terreno alle famiglie con tre figli.
Il governo regalerà un appezzamento di terreno coltivabile a chi fa tre figli. La proposta verrà inserita nella manovra finanziaria di quest’anno: le famiglie numerose avranno diritto a un appezzamento in concessione gratuita per i successivi vent’anni; inoltre chi comprerà una casa nelle vicinanze del suddetto terreno avrà diritto a un mutuo a tasso zero.
Il governo insomma si è lanciato in una proposta che sembra uscita da un manuale di storia fascista o medievale, senza capire che il principale motivo per cui i giovani italiani fanno sempre meno figli è soprattutto il precariato sempre più imperante, che spazza via qualsiasi speranza di stabilità personale e coniugale.
Il governo, e in particolare il cattolicissimo ministro della famiglia, Fontana, non hanno dato proprio il meglio di sé in questa situazione. Ecco qualche cosa che potevano fare per essere ancora più conservatori:
Servitù della gleba di dignità
L’economia contemporanea ha superato i vecchi modelli novecenteschi: non è più pensabile farsi assumere in una fabbrica a diciannove anni e avere la pretesa di restarci, salariati, fino al raggiungimento dell’età pensionabile.
D’altra parte il governo — soprattutto la sua ala più progressista — è sensibile al disagio delle nuove generazioni, che in molti casi si sentono perse e abbandonate dallo stato e dalla politica, come segnalano i tassi di astensione sempre crescenti ogni volta che si torna alle urne.
Sul solco della proposta di concedere a chi fa più di tre figli un pezzo di terra ne nasce una ancora più audace: la servitù della gleba fluida.
L’istituzione della servitù della gleba è stata cancellata troppo presto dalle sinistre: grazie ad essa, un contadino aveva per tutta la vita una fetta di terreno sicuro da coltivare, al il modico prezzo della consegna di metà del raccolto al padrone e il divieto di allontanarsi dal detto appezzamento.
Tornare a una forma di mercato così statica, oggi, non è più possibile: ma una servitù della gleba fluida potrebbe coniugare l’antica sicurezza con le moderne dinamiche di mercato. Grazie a moderne agenzie di risorse umane i nuovi servi della gleba non sarebbero più installati su un pezzo di terreno per tutta la vita: verrebbero invece inseriti all’interno di un circuito in cui al termine di ogni contratto a tempo determinato ne avrebbero subito pronto un altro, che i servi dovranno obbligatoriamente firmare.
Le agenzie si occuperebbero di trovare a ogni scadenza di contratto, secondo le esigenze delle imprese e dei signori di banno, la mansione che più si addice al servo della gleba, alla sua famiglia attuale e a tutta la sua discendenza, unendo così il sapore del ritorno alla terra le moderne logiche di mercato in cui il lavoratore, per sopravvivere, non deve solo essere sfruttato ma anche sapere come farsi sfruttare in molti modi diversi.
Finanziare la manovra con la vendita di indulgenze
La separazione di poteri tra chiesa e stato è una cosa da seconda Repubblica, che merita il dimenticatoio. La chiesa è l’unico ente che può erogare il perdono, e i suoi servizi vanno liberalizzati. Una joint venture tra lo stato e la chiesa può essere la scelta giusta per rispettare benessere del mercato, benessere del fisco e benessere spirituale.
La proposta è far corrispondere la vendita di Bot, a cui nelle scorse settimane i membri del governo avevano invitato i cittadini a partecipare, a una nuova vendita di indulgenze. In questo modo i cittadini non solo contribuiranno alla solidità dei conti pubblici e alla credibilità della manovra, minacciata dalle trame imperiali e imperialiste dei ghibellini tedeschi, ma avranno anche assicurata la salvezza della propria anima.
Inoltre, una speciale indulgenza maggiorata sarà prevista per chi, con l’intento di salvare la propria anima, riporta i propri capitali dall’estero: i rei estingueranno in un solo momento i propri debiti con il fisco e con il Padreterno.
Condono edilizio per l’incastellamento
È risaputo: i numerosi castelli che sorgono nel nostro paese, che contribuiscono a rendere i nostri paesaggi e i nostri borghi indiscutibilmente i più belli del mondo, sono stati costruiti nel basso medioevo in spregio alle norme catastali dell’autorità centrale imperiale tedesca.
Questo costituisce una prova inconfutabile del genio italiano: il nostro paese ha sempre avuto grandi menti che si sono sempre dovute confrontare con un’autorità centrale limitativa e dispotica, che nel corso dei secoli gli ha sempre tarpato le ali. Il settore edilizio è la prova più lampante di questa dinamica.
Lo stato dunque riconosce la legittimità di queste manifestazioni edilizie e ne chiede — anzi, impone — il condono presso l’Ue, moderna discendente della corona del Sacro Romano Impero.
Del condono potranno beneficiare tutti quegli edifici che, in virtù del loro valore storico-artistico e dell’importanza dello scopo per il quale sono stati costruiti, non possono essere abbattuti, pena un grave danno al territorio e alle persone che li animano.
Nel condono dunque entreranno i castelli come il Castello Sforzesco ma anche l’intera città piemontese di Alessandria, roccaforte eretta dalle truppe italiane con lo scopo di difendersi dalla calata dell’imperatore Barbarossa e dei suoi burocrati teutonici nel 3 maggio dell’anno domini 1168. E che dire delle ville del Palladio, ottimo esempio di gigantismo edilizio di lusso in aree agricole che solo col tempo si è imparato ad apprezzare e — anzi — a valorizzare come colonna portante della cultura italiana?
Nel condono entreranno anche le case costruite a Genova sul greto dei torrenti Polcevera e Bisagno, ottimo esempio di come l’ingegneria italiana sa domare una natura che ci ha regalato molti frutti ma che sa essere anche dura e adamantina, oltre alle villette che costellano l’isola di Ischia, non obbrobriosi ecomostri abusivi come vorrebbe qualcuno, ma continuazioni ideali e pratiche dell’esempio classico della vicina Villa di Tiberio, sull’isola di Capri.
Flat Mezzadria
Secondo la corona imperiale tedesca, i Comuni italiani e i loro lavoratori dovrebbero versare la metà dei propri raccolti nelle casse centrali.
Il governo italiano si oppone a questa richiesta, esosa e pretestuosa, e vuole fare in modo che le famiglie possano affrontare la prossima crisi stagionale con più risorse.
Come hanno già dimostrato i referendum per l’autonomia lombardi e veneti, eredi diretti di una tradizione medievale e risorgimentale, i cittadini vogliono tenere i soldi generati nel proprio contado.
Da qui nasce la proposta di trattenere più gettito fiscale sul territorio: la quota inviata a Bruxelles scenderà sotto il 40%, forzando in parte i trattati di Maastricht e Roma e la Donazione di Costantino.
Le associazioni dei pastori sono insorte segnalando come nella manovra non siano presenti norme simili per la soccida, accusando che il governo stia di nuovo cercando di allargare la crescente spaccatura tra agricoltura e pastorizia.
In Emilia Romagna e Toscana, dove da secoli il contratto unico per gli agricoltori feudali si è imposto come la forma di lavoro principale, l’opposizione ha ripetuto di nuovo la necessità di superare completamente il modello feudale verso sistemi di tassazione più adatti alla sensibilità dei lavoratori ma anche all’evoluzione dei mercati.
Reddito di cittadinanza con corvée
Nella nuova bozza di manovra vengono rimandati tutti i dettagli riguardo all’implementazione del tanto atteso reddito di cittadinanza, per cui è però confermato un investimento di nove miliardi di euro. L’implementazione vera e propria è stata rimandata a un decreto legge previsto per la prossima primavera.
Fin dalla campagna elettorale, la proposta ha generato un aspro dibattito pubblico, venendo tacciata da più parti di assistenzialismo gratuito. Non si tratta però di un regalo a chi vuole rimanere in poltrona, hanno più volte assicurato membri del governo. Anzi: lo spirito del reddito di cittadinanza voluto dal governo è proprio quello di garantire produttività per i comuni.
Secondo alcune indiscrezioni riguardo all’implementazione in primavera, il governo starebbe mettendo a punto un sistema per rendere più adatto il reddito di cittadinanza ai burocrati imperiali tedeschi, con la reintroduzione del sistema di corvée.
La corvée è una forma di contratto lavorativo abolito dal pensiero unico liberista da ormai diversi secoli, ma che affonda le proprie radici nell’animo del commercio italiano, naturalmente votato all’ingegno e all’attenzione al particolare.
Come ha più volte dichiarato il Ministro del lavoro, Luigi Di Maio, chi riceverà il reddito di cittadinanza non potrà starsene sul divano. Anche per la propria salute e il proprio benessere, avrà accesso a lavoro non retribuito che potrà liberamente svolgere tutti i giorni della settimana. La principale incognita riguarda la tenuta degli sportelli del lavoro, che dovrebbero gestire anche le corvée quotidiane dei cittadini per le imprese.
Cintura di castità gratuitamente distribuita negli istituti superiori
Il governo scozzese ha recentemente approvato un provvedimento per cui gli assorbenti femminili verranno gratuitamente distribuiti negli istituti superiori. L’Italia crede che il governo scozzese prenda le mosse da una considerazione molto importante: le donne possono andare a scuola, un ambiente per loro innaturale, a patto che vengano fornite di misure adatte a proteggerle dalle insidie che le attendono in un posto simile.
Il governo italiano si propone quindi promotore di una manovra più coraggiosa di quella britannica, tutelando maggiormente le proprie studentesse: una risorsa preziosa ma fragile per il futuro del paese. Per questo verrà posto in ogni scuola un distributore di cinture di castità gratuite.
Uscire dal focolare domestico infatti pone le giovani donne in una condizione di vulnerabilità agli occhi dell’uomo cacciatore. Questo problema non può ovviamente essere risolto con misure come l’invito a indossare un burqa o un niqab, estranei e addirittura contrari alla nostra cultura italiana ed occidentale, figlia dei geni dell’età classica, del rinascimento e dell’illuminismo.
La cintura di castità consente alle studentesse di frequentare le lezioni e uscire di classe durante l’intervallo senza temere per il proprio bene più prezioso, la verginità, ma anche a non concedere pericolose distrazioni ai propri compagni, facendo calare il livello di concentrazione in classe ipotizzando impensabili amplessi. La fornitura gratuita dello strumento, in questo senso, è un atto di civiltà, intrapreso non solo guardando all’oggi, ma tenendo un occhio ben aperto sul futuro dei nostri giovani.