Il caso di Cristiano Ronaldo ci insegna che la battaglia contro il maschilismo è ancora lunga

Come tutti i casi di accuse dal giorno zero del movimento #MeToo, è inquietante e desolante analizzare come la stampa e l’opinione pubblica hanno affrontato l’argomento.

Il caso di Cristiano Ronaldo ci insegna che la battaglia contro il maschilismo è ancora lunga

Come tutti i casi di accuse dal giorno zero del movimento #MeToo, è inquietante e desolante analizzare come la stampa e l’opinione pubblica hanno affrontato l’argomento.

È passata più di una settimana dall’inchiesta dello Spiegel su Kathryn Mayorga, la donna di 34 anni che ha accusato di stupro Cristiano Ronaldo, e ne stanno letteralmente parlando tutti — spesso a sproposito.

Breve recap per chi si è perso la questione: il settimanale tedesco Spiegel, in possesso di documenti riservati, stava indagando già dalla primavera del 2017 circa una presunta accusa di stupro ai danni di Ronaldo. Lo scorso 28 settembre, sempre attraverso le pagine del settimanale tedesco, Kathryn Mayorga decide di rendere pubblica la sua storia. Il fatto risale all’estate del 2009: Mayorga descrive per filo e per segno le violenze subite da parte del calciatore, nella suite del Palm Casino Resort di Las Vegas. Secondo quanto riferito dall’ex modella 34enne, i legali di Ronaldo comprarono il suo silenzio attraverso un accordo extragiudiziario: 375 mila dollari per stare zitta. Una storia già sentita diverse volte.

Seguono le ovvie dichiarazioni di innocenza da parte del calciatore, la pubblicazione da parte dello Spiegel dei documenti dell’accordo del 2010 — prove importantissime per le indagini — e l’accusa da parte di altre tre donne.

Fine del recap.

Come tutti i casi di accuse dal giorno zero del movimento #MeToo, è interessantissimo — per interessantissimo si intende inquietante e desolante — analizzare come la stampa e l’opinione pubblica hanno affrontato l’argomento.

Partiamo dalla Juventus, società per cui gioca oggi Cristiano Ronaldo, che — dovendo pur dire qualcosa sulla questione — sceglie di farlo nel modo peggiore possibile attraverso questi due tweet:

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“Salutava sempre.”

Le indagini sono ancora in corso, le accuse ci sono, nessuno definirà Cristiano Ronaldo “stupratore” qualora queste dovessero cadere o rivelarsi false. Però ecco, forse è il caso che, nel 2018, si smetta di pensare che esista un unico ed inequivocabile profilo psicologico corrispondente a “lo stupratore.” Non tutti gli stupratori sono orchi, non tutti sono burberi, ineducati e perennemente violenti. La professionalità sul lavoro o la gentilezza dimostrata tra colleghi (colleghi uomini, per altro, nello specifico caso), non possono nemmeno lontanamente essere considerate prove dell’innocenza di un uomo accusato di molestie.

Cristiano Ronaldo è bello, è gentile, ama i bambini, non può essere uno stupratore, non corrisponde al profilo. Giusto?

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Secondo Francesca sì, perché gli stupratori sono tutti malati di mente. Evidentemente funziona così anche per la Juventus.

C’è poi una parte parte della stampa sportiva italiana che, in questi giorni, tende a minimizzare l’avvenimento o a raffigurare Ronaldo come vittima — si veda un articolo di oggi su Mediaset Sport, in cui  il calciatore viene definito “accerchiato” dalle accuse, un uomo “senza pace” con una famiglia che “si stringe attorno a lui chiedendo giustizia”.

Il Corriere dello Sport — nonostante definisca “inquietanti” le notizie sul calciatore portoghese — titola “CR-SEX”, un gioco di parole tra CR7 e la parola SEX, entrando in un cortocircuito già visto, per cui le accuse di stupro vengono surclassate a un mero “sexygate”. Ma il sesso è una cosa, lo stupro è ben altra: il primo prevede il consenso da ambo le parti, il secondo no. Il primo non è un crimine, il secondo sì.

Sempre di sexygate parla questo oggettivamente imbarazzante articolo di Calciomercato, che porta il titolo “Sexygate di Cristiano Ronaldo? Parliamo di cose serie, dai” dove — se ve lo state chiedendo trepidanti, la cosa seria è ovviamente il calcio — risaputamente più importante della violenza sulle donne.

Citando uno stralcio di questo sedicente articolo:

Parliamoci chiaro,  su certi temi non si scherza: gli stupri, cosi’ come ogni altro tipo di violenza sessuale commesso sulle donne, sono atti abominevoli. Purché siano episodi seri, non storielle buone solo per giornaletti scandalistici.
Gli stupri veri sono quelli patiti in Iraq da Nadia Murad, o quelli subiti dalle donne congolesi curate poi dal dottor Mukuwege. Roba seria, infatti entrambi sono stati insigniti del premio Nobel.

Insomma, il giornalista qui ci insegna che ci sono gli stupri veri e gli stupri non veri e che il Nobel è la cartina tornasole per capire se siamo di fronte a una cosa seria o meno.

OK.

Il resto dell’articolo non riesce a replicare i picchi di follia raggiunti nelle prime righe, e dunque procede con la sua noiosa analisi: Mayorga — così come Christine Ford, la donna che ha accusato Kavanaugh — in realtà era contentissima di farsi penetrare a forza da Ronaldo (lo testimoniano le foto di loro due in discoteca scattate ore prima!!!!), e ha parlato solo ora per “rovinare l’immagine di Ronaldo e fargli perdere contratti pubblicitari”. Perché Kathryn Mayorga sarebbe stata interessata a far perdere i contratti pubblicitari a Ronaldo lui non lo spiega, ahimè.

Se fosse un caso isolato farebbe ridere, purtroppo però la teoria degli stupri di serie A e stupri di serie B (considerati non stupri), non è una novità.

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Ci sono troie in cerca di soldi e donne cariche di dignità, ci spiega Manuela. Non capendo che, a sminuire la gravità di uno stupro, è proprio lei con questo tweet.

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E NON HAI NEMMENO VINTO UN NOBEL! VERGOGNA!

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E se vieni stuprata in un androne da un personaggio famoso? È un casino, va ripensata la nomenclatura mannaggia.

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Ma arriviamo alle foto di cui si parlava anche su calciomercato.it. Gli scatti ritraggono Ronaldo e Mayorga al party in cui si sono conosciuti, e vanno collocate temporalmente PRIMA degli avvenimenti raccontati dalla ex modella.

La caption che questo utente auspicabilmente–presto–bannato sceglie è

“Ti invito a guardare negli occhi di chi ha subito uno stupro, chi ne porta i segni, ma quelli veri. Sei una vigliacca alla ricerca di notorietà e moneta sonante”.

Chissà quante vittime di “stupri veri” avrà visto questo utente. Probabilmente poche, perché in caso contrario, se solo si fosse fatto una minima cultura sull’argomento, saprebbe che molte donne vengono stuprate da persone a cui loro stesse si sono avvicinate. Saprebbe che molte vengono stuprate da fidanzati, mariti, persone che loro hanno scelto di avere nella propria vita. Saprebbe che la vergogna, la paura e l’umiliazione negli occhi di quelle vittime un tempo non c’era. E che la sera che li hanno conosciuti, quei mariti, quei fidanzati, o anche quegli sconosciuti all’apparenza così cordiali, forse erano semplicemente serene. Perchè ballare con qualcuno, ma anche salire in camera di qualcuno, non implica voler far sesso con questo qualcuno, né doversi considerare alla sua completa mercé.

Nemmeno se quel qualcuno è un avvenente e miliardario calciatore 24enne.

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“Ricorrere allo stupro”

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“costretto ad usare la forza”

Insomma, quando il presunto stupratore è attraente, ricco, elegante, ci si inizia a porre domande sulla legittimità o meno dello stupro. Sostenere che Ronaldo non abbia bisogno di ricorrere allo stupro in quanto di bell’aspetto, fa intuire che per queste persone lo stupro sia qualcosa di cui l’uomo possa aver bisogno in caso contrario. Una necessità per chi, meno avvenente, non riesca a trovare abbastanza carne fresca (e femminile) su cui mettere le mani. È la storia dell’uomo cacciatore e della donna preda, confermata da chi, evidentemente non comprendendo bene il termine “stupro”, chiede di essere “stuprata” da Ronaldo. Lo stupro diventa un premio.

Oltre alla violenza verbale di determinate affermazioni — e al perseverante utilizzo dell’insulto “troia” soprattutto da parte delle donne — è allucinante notare come per molti esista ancora una differenza: se lui è famoso non sei davvero stata stuprata, o meglio, anche qualora tu lo sia stata non è importante, sei una troia, te lo sei meritata. E se lui è avvenente, se anche stata fortunata, non ti lamentare.

Che una accusa sia vera o presunta — e nel caso della Mayorga sembrerebbe vera — è semplicemente inumano questionare sulle differenza tra stupro e stupro. Non si tratta solo di ignoranza: alla base di questo livore c’è una pericolosa mancanza di empatia, una frustrata cecità, una misoginia così profonda e radicata in tutti i generi e gli strati della società da lasciare di stucco anche i più ottimisti.

L’opinione pubblica, la “vox populi”, non fa ridere, fa solo paura.
A volte invece si tratta proprio solo di ignoranza.

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