Fanzastic, una serata tra le fanzine fotografiche a Reggio Emilia

Sei fotografi, sei progetti indipendenti pubblicati sotto forma di fanzine, atmosfera rilassata: è Fanzastic.

Fanzastic, una serata tra le fanzine fotografiche a Reggio Emilia

Sei fotografi, sei progetti indipendenti pubblicati sotto forma di fanzine, atmosfera rilassata: è Fanzastic.

Questa sera a Reggio Emilia, a ComòLab, ci sarà una serata che vedrà per protagonisti diversi fotografi che presenteranno lavori inediti. Fotografi che si mettono in gioco e che puntano su quello che in inglese viene chiamato self-publishing, uno dei tanti termini che sono entrati ormai a far parte del linguaggio comune. E se non dovesse esservi troppo familiare questa definizione, il mondo della fotografia (e non solo) è sommerso da questo tipo di prodotti, che prendono il nome di fanzine. Da qui deriva anche il nome dell’evento: fanzastic. Come raccontano gli organizzatori dell’evento Irene Tondelli — che abbiamo intervistato qualche tempo fa — e Walter Borghisani, “la proposta, lo spirito, è Fanzastic: poter parlare con gli autori, chiedere suggerimenti e, soprattutto, confrontarsi ad un livello empaticamente umano, pratico, in assoluto relax. E sfogliare sei progetti inediti.” Di fanzine ne circolano molte, non molte sono le occasioni in cui i fotografi abbiano lo spazio di proporre, tutti insieme, qualcosa di inedito, preparato per l’occasione. Abbiamo scambiato qualche parola con Irene e Walter per saperne di più.

Ciao Irene, ciao Walter. Come prima cosa, spiegatemi un po’ il perché di questa iniziativa.

Abbiamo riflettuto sulla possibilità di strutturare un evento, darci una vera e propria organizzazione, per proporlo in un contesto diverso, per dimensione e meccanismi sociali-culturali, dalla grande città ma già con una tradizione fotografica alle spalle. Reggio Emilia ci è sembrata perfetta: ha alle spalle una tradizione fotografica, un festival fotografico di assoluto livello (Fotografia Europea, ndr), un ambiente culturale lontano da quello milanese ma non per questo privo di realtà significative come, per l’appunto, ComòLab, che ha subito appoggiato la nostra iniziativa.

Ci siamo resi conto che in questo periodo storico di overdose da immagini esiste una nuova generazione di fotografi italiani che sviluppa lavori di alta, talvolta altissima qualità, e che ci sarebbe piaciuto sostenere, condividere, portare allo scoperto assieme ad una proposta che faccia riflettere le persone sul fatto che la fotografia è cultura, visione, ma soprattutto un tipo di comunicazione che troppo spesso le grandi mostre (che, per carità, ben vengano) non contemplano.

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Da “I was an island when you took the water” di Walter Borghisani

Ma che cos’è una fanzine esattamente, e perchè non un libro?

Una fanzine è una pubblicazione indipendente, prodotta a basso costo e in tiratura limitata; è un oggetto bello da possedere, che presenta delle caratteristiche spesso atipiche, per non dire eclettiche, e probabilmente accattivanti. Una fanzine, a un determinato livello (quello che speriamo di proporre), può diventare un prodotto di culto alla portata di tutti. Un libro fotografico ha una struttura comunque meno libera, una tiratura maggiore, un costo superiore e può non essere alla portata di tutti. E difficilmente, con rispetto parlando, diventerà un oggetto di culto (a meno di non parlare di grandi autori).

E gli autori come sono stati selezionati?

Abbiamo definito, proprio per rendere la proposta più completa e appetibile, una rosa di autori il più possibile eterogenea: per prodotto, per livello, per provenienza, per formazione. Ne abbiamo scelti due a testa, dalla selezione iniziale, mettendoci a quel punto in contatto e sottoponendo la nostra idea. Con nostra sorpresa, e a fronte di una titubanza iniziale (non pensavamo di poter ottenere risposte positive al primo colpo), hanno dato subito un riscontro entusiasta al nostro progetto.

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Parlateci degli autori e delle loro produzioni.

Con noi avremo Davide Bernardi che presenta la fanzine intitolata From One Wrong Place To The Next composta di immagini scattate tra Milano, Shanghai, Biella e Pechino. Un mix di situazioni che, come dice Davide “vi porteranno da un posto sbagliato all’altro.” Il lavoro di Andrea Farolfi invece è frutto di una ricerca fotografica improntata sul bizzarro e sull’inconsueto che, paradossalmente, si possono trovare ad ogni angolo di strada o nella propria quotidianità; la sua fanzine si intitola, giustamente, Bizarre. Poi ci saranno Corrado Dalcò e Nicolò Piuzzi che presenteranno, rispettivamente, i lavori Bosque De Bambi e Vagus; il primo è un lavoro sulla nudità, intesa nella sua sfera più innocente e sincera, mentre il secondo guarda al mondo del paesaggio, soprattutto costruito, quello in cui si vive tutti i giorni ma che forse non percepiamo consapevolmente. A chiudere ci siamo noi. Irene porta il progetto Limìo – The Outtakes, un primo capitolo-dietro le quinte del più ampio progetto ongoing Limìo. Un’indagine sul territorio padano ed i suoi protagonisti, casa, identità e senso d’appartenenza. Io – Walter Borghisani — presento I was an island when you took the water, una riflessione su di un’isola, il lago, due persone e l’indivisibile.

Clicca sulle foto per ingrandire.


Lo spazio ComòLab, in Corso Garibaldi 1 a Reggio Emilia, sarà aperto al pubblico a partire dalle ore 18:00.

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