Tutte le volte che un ministro del governo Conte doveva dimettersi e non l’ha fatto
Il governo Conte non può vantare di essere stato particolarmente efficiente in questi tre mesi — ma i suoi ministri di cose ne hanno fatte.
Il governo Conte non può vantare di essere stato particolarmente efficiente in questi tre mesi — ma i suoi ministri di cose ne hanno fatte.
Il governo Conte sta per varcare la soglia dei 100 giorni: uno scoglio morale e temporale in realtà irrealistico per vedere realizzati piani di governo consistenti. Espressione infelicemente coniata da Franklin D. Roosevelt e popolarizzata in Italia da Silvio Berlusconi, è di fatto diventata un naturale metro di giudizio per ogni governo.
Ma il governo Conte, che prende il nome dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non può vantare di essere stato particolarmente efficiente in questi tre mesi abbondanti. Anzi. È importante sottolineare che si trattavano di cento giorni estivi, e, come da loro diritto, molti ministri hanno deciso di prendersi comunque le ferie con i loro amati, alcuni anche tenendoci troppo informati.
Una cosa che non è mancata, però, in queste settimane, è un susseguirsi di scandali inesplosi, principalmente per insipienza di un’opposizione che non saprebbe gestire nemmeno una bocciofila. Ma questo vuoto assoluto non cambia il fatto che, si tratta di scandali — o di inciampi — che in altri tempi, in altri paesi, avrebbero meritato dimissioni immediate.
Sono così tanti che di sicuro ce ne siamo dimenticati un po’.
Quella volta che il partito del ministro dell’Interno aveva rubato 49 milioni di euro allo Stato
Quando Matteo Salvini è stato nominato ministro dell’Interno lo scandalo della truffa del suo partito ai danni dello Stato era di dominio pubblico, grazie all’ottimo lavoro della redazione dell’Espresso. Ma dopo solo tre giorni dal giuramento del governo, il settimanale pubblica anche carteggi che dimostrano che non solo Salvini sapeva dello scandalo — si era presentato parte civile! — ma aveva anche ricevuto una diffida da parte dell’avvocato di Bossi, in quanto aveva provato a recitare la parte della vittima inconsapevole: “Ti diffido dallo spendere quanto da te dichiarato corpo del reato.”
Quella volta che il ministro dell’Interno era indagato per abuso d’ufficio e sequestro di persona
Al termine di quella che verrà ricordata come la minaccia meno minacciosa della Storia: “se non fate quello che vi chiediamo, noi, lo Stato italiano, continuiamo a tenere sotto sequestro una nave della nostra marina!!1,” Salvini non si è reso solo responsabile di una deformazione gravissima delle norme internazionali sul diritto d’asilo, ma è stato anche indagato per sequestro di persona, sequestro di persona a scopo di coazione, arresto illegale, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio.
Quella volta che il ministro del Lavoro ha tenuto fermo per settimane uno stabilimento per ottenere un accordo migliore del proprio predecessore e poi si è accontentato dello stesso accordo identico
La Diciotti di Luigi Di Maio quest’estate è stata lo stabilimento ILVA di Taranto. Appena insediato, il ministro ha bloccato le trattative con il nuovo azionista Arcelor Mittal, accusando il suo predecessore Calenda di aver malgestito la procedura di gara. Alla fine, dopo uno stillicidio costato svariati milioni di euro, il ministro si è accontentato di un accordo diverso solo negli asterischi, e ha pure avuto il coraggio di vantarsi di aver preservato l’articolo 18 per i dipendenti, quello di cui il suo governo ha silurato l’emendamento al “decreto dignità” che lo reintroduceva.
Quella volta che i presidi hanno dovuto spiegare ai ministri di Salute e Istruzione che una circolare non sostituisce una legge
Nel pieno del caos forsevax sulle autocertificazioni delle vaccinazioni obbligatorie, i ministri Bussetti e Grillo avevano cercato di mettere una pezza che liberasse i presidi dalla responsabilità di fronte a possibili autocertificazioni. I presidi hanno dovuto spiegare ai ministri che sarebbe rimasta in vigore la Legge Lorenzin, perché non era possibile far prevalere la circolare.
Quella volta che il presidente del consiglio stava cercando un altro lavoro mentre era ancora in carica
Vi ricordate di quando ieri il magazine di politica europea Politico ha rivelato che Conte avrebbe dovuto sostenere un esame di inglese legale lunedì prossimo per ottenere una cattedra di diritto privato alla Sapienza? Il presidente del consiglio ha poi “riconsiderato la domanda” per impegni istituzionali. Un peccato, l’avrebbe passato senza fatica considerato il lungo lavoro a New York.
Quella volta che il ministro dell’Interno è andato a mettere i dischi al mare la sera dopo il crollo del ponte Morandi
In chiaro segno di rispetto verso le troppe vittime del crollo del ponte Morandi, il ministro dell’Interno si è recato al Papeete Beach di Milano Marittima per far ballare gli ospiti dello stabilimento. Salvini, d’altro canto, ha una lunga tradizione dietro la consolle.
Quella volta che il ministro dei Trasporti è andato in vacanza a metà della crisi del crollo del ponte Morandi
Salvini non era solo sulla spiaggia mentre continuavano i lavori per rimuovere le macerie del ponte Morandi: anche Toninelli subito dopo Ferragosto ha pensato di non rimandare le vacanze a un momento meno drammatico. Quando è scoppiato il caso il ministro dei Trasporti si è difeso, era in vacanza, ma che nessuno pensasse che non stava facendo niente, era sempre al telefono! E chi lo criticava non capiva quanto importante fosse l’amore.
EXTRA: Quella volta che il sottosegretario alle Infrastrutture Siri non sapeva chi fosse il ministro delle Infrastrutture
https://www.youtube.com/watch?v=Hua8x_-QX00
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