Guida rapida al rinnovamento di un partito di centrosinistra

In un colpo di reni che era tutto tranne che scontato, il Partito democratico statunitense sta navigando con successo una campagna di primarie da cui uscirà radicalmente trasfigurato.

Guida rapida al rinnovamento di un partito di centrosinistra

alla cortese attenzione del Partito democratico italiano, cc Walter Veltroni

In un colpo di reni che era tutto tranne che scontato, il Partito democratico statunitense sta navigando con successo una campagna di primarie da cui uscirà radicalmente trasfigurato.

La leadership del Partito democratico statunitense resta ancora legata ai programmi che, in assenza di un leader carismatico, non sono riusciti a convincere abbastanza elettori per conquistare la Casa bianca. (La maggioranza degli elettori sì, ma non nei posti giusti.) Ciononostante, le primarie attuali sembrano destinate a trasfigurare radicalmente il partito, aprendo un gap politico e culturale evidente tra l’intelligencija del e la prossima generazione di politici progressisti.

La vittoria alle primarie di New York della ventottenne socialista Alexandria Ocasio–Cortez poteva essere considerata un’eccezione metropolitana nel contesto di una campagna di primarie difficile e basta, che non andava da nessuna parte.

Una serie di vittorie chiave anche negli altri stati stanno tracciando invece un trend preciso: gli elettori del Partito democratico vogliono rispondere al terrorismo politico del GOP assoggettato da Trump a mento in su: con un gruppo di candidati variegati, con persone di colore in prima fila e un’altissima partecipazione di donne e minoranze di genere in tutte le liste.

La vittoria, completamente inaspettata, di Andrew Gillum a candidato governatore del Partito democratico per la Florida, arrivata questa notte, è la conferma che la vittoria di Ocasio–Cortez era solo l’inizio.

✅ Ben Jealous (MD)
✅ Stacey Abrams (GA)
✅ Andrew Gillum (FL)
✅ Ilhan Omar (MN)
✅ Rashida Tlaib (MI)
✅ James Thompson (KS)
✅ Sarah Smith (WA)
✅ Our campaign (NY)
And other wins, too.

We are on a roll. AND we invested in 1st time candidates who will lead in years to come.

— Alexandria Ocasio-Cortez (@AOC) August 29, 2018

Gillum, sindaco trentanovenne di colore di Tallahassee, è un dichiarato socialista, estremamente carismatico e con posizioni radicalmente a sinistra rispetto al precedente mainstream democratico statunitense: è a favore della sospensione totale della pena di morte in Florida, dell’abolizione dell’Ice, l’authority di controllo dei migranti diventata il braccio armato di Trump, ed è apertamente nemico della lobby delle armi.

La vittoria alle primarie di Gillum ha scatenato immediatamente un rigurgito razzista nel suo avversario conservatore, l’appena confermato Ron DeSantis, che ha dichiarato che Gillum “avrebbe fatto la scimmia” (“monkey this up,” verbalizzazione praticamente intraducibile) nel ruolo di governatore, ora ricoperto dal repubblicano Rick Scott.

Un anno fa si raccontava del genio malefico di Steve Bannon, che attraverso Trump avrebbe incastrato il Partito democratico: “Se la sinistra è concentrata su razzismo e identità, e noi puntiamo sul nazionalismo economico, possiamo distruggere i democratici.” La risposta del partito, due anni dopo l’elezione di Trump, propone un paradosso.

Può essere che alla lunga sia la destra all’essere incagliata sui problemi identitari? E se il problema del centrosinistra non fosse il parlare di razzismo, ma l’essere completamente senza credibilità sull’argomento?

I believe we will win in November because I believe in you.

— Andrew Gillum (@AndrewGillum) August 30, 2018

Le vittorie di Ocasio–Cortez e Gillum dimostrano che si può costruire una piattaforma socialdemocratica, che parla di lavoro, economia, istruzione, schiacciando i conservatori a farneticare “di scimmie” semplicemente candidando persone nuove, che riflettano sensibilità contemporanee e che sappiano parlare agli elettori. In assenza di un ruolo piú attivo in senso progressista dei media, la normalizzazione della società multiculturale si fa solo così — portando al ruolo di leader, con idee progressiste “per i molti,” persone provenienti dai background sociali, personali e culturali più diversi.

È il caso di Stacey Abrams, che lo scorso maggio ha vinto le primarie come candidata al governatorato della Georgia. Abrams, ex leader della minoranza alla Camera della Georgia, è una candidatura coraggiosissima per il partito, che non vince nello stato da 16 anni.

https://twitter.com/kevloweryphoto/status/1034950549349826561

Ma il coraggio della base democratica sembra trovare il consenso del pubblico, e Abrams fa il pienone ad ogni data del proprio tour elettorale.

Ad un incontro alla biblioteca di Columbus, dove erano presenti piú del doppio delle persone che stavano nella sala, Abrams è stata chiarissima su come la pensa riguardo alla lotta alla povertà e al mercato del lavoro: “Se il libero mercato fosse stato in grado di risolvere la situazione, l’avrebbe risolta da un bel po’.” Alle accuse dei repubblicani che il Partito non facesse gli interessi dei piccoli imprenditori, Abrams ha risposto con la proposta di un fondo di 10 milioni di dollari per il sostegno alla piccola imprenditoria.

Sotto la guida simbolica di Jared Polis, candidato al governatorato del Colorado dei democratici, ebreo e omosessuale, che si scontrerà con Walter Stapleton, nipote di un leader del Ku Klux Klan, il partito democratico è stato travolto anche da una vera e propria ondata di candidati LGBT. Sono piú di 400 ad aver partecipato alle primarie del partito, e anche chi non vince contribuisce tantissimo al posizionamento del partito verso una nuova identità genuinamente inclusiva.

La vittoria di Summer Lee e Sara Innamorato, appena trentenni e supportate dai Socialisti democratici statunitensi in Pennsylvania, contro gli ultimi eredi la storica famiglia di politici democratici Costa evidenzia come questo non sia un semplice cambio generazionale: stiamo assistendo a un partito che si reinventa, di fronte a un fatto impossibile da negare: il liberalismo sociale è finito, e prima il centrosinistra capisce che non è mai stato parte della cultura della propria area di riferimento, prima tornerà a parlare con le persone che non hanno smesso di votarlo.

Starà a questo rinnovando partito democratico statunitense dimostrare non solo che può portare a termine la propria trasfigurazione senza che si attivino meccanismi di controriforma, e dopo ancora, dimostrare che non solo continuerà a muovere i numeri da partito maggioritario che muove il partito democratico, ma che è in grado di superarne i limiti costruiti dall’imbolsimento della propria identità, sempre più lontana da qualsiasi somiglianza con la propria area.

pic.twitter.com/WcOhipWr3A

— non aesthetic things (@PicturesFoIder) August 30, 2018

Quello che sta succedendo negli Stati Uniti dimostra che è possibile costruire una piattaforma di centrosinistra per rispondere alla conquista della destra parlamentare da parte dell’estrema destra. È la dimostrazione che non serve sacrificarsi al linguaggio del populismo spicciolo, che non serve sacrificare le politiche inclusive come hanno cercato di fare, perdendo sempre, troppi centristi. Sono politiche che vanno dimostrate con le candidature, superandone la finta problematicità, diventando completamente nuovi.


in copertina, foto via Twitter @AndrewGillum

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