I nostri tre giorni al Rock en Seine 2018

Tra rivelazioni, delusioni e grandi conferme, breve cronaca della nostra permanenza allo storico festival parigino.

I nostri tre giorni al Rock en Seine 2018

Tra rivelazioni, delusioni e grandi conferme, breve cronaca della nostra permanenza allo storico festival parigino.

Venerdì 24 agosto

Il fato ha voluto che questo week-end parigino fosse l’inizio anticipato dell’autunno, con temperature che si sono abbassate fino ai 15 gradi. Nella foresta di Sherwood di Saint-Cloud, quella percepita si aggirava sui 12 gradi, rendendo vitale l’uso del pile Decathlon collezione autunno-inverno 2014-2015. Ciò non ha impedito a molte di resistere stoicamente in mini short e mini t-shirt mentre noi correvamo controvento con maxi felpa e maxi giacca.

Ci è servito utilizzare un po’ dell’energia di Stefflon Don — al secolo Stephanie Victoria Allen — per riscaldarci. Solo dopo scoprirò che il video del suo nuovo singolo, Pretty Girl, girato in una scuola privata londinese ha dato talmente scandalo che la preside si è dovuta dimettere, meritandosi addirittura un articolo online sul Corriere e sul Giornale di Sicilia per una minima dose di parolacce (tra l’altro bippate), pelle nuda e uno (uno) spinello. La ragazza sul palco si presenta bene, è bella e sa di esserlo ma è anche capace, rappa in un inglese posh misto giamaicano e bastano lei, due ballerine ed un dj tutti presi molto bene per un concerto da inizio serata ben fatto. Un’oasi di twerking nel deserto del Rock.

Ci spostiamo rapidamente a vedere Chet Faker aka Nick Murphy, reduce da un cambio di stile musicale e un look più pulito, nonostante la pettinatura pazzerella. Si dice sia un personaggio particolare, voci di corridoio raccontano che abbia richiesto un tour bus solo per lui, perché si sentirebbe in difetto rispetto al bel batterista. Sul palco mantiene un aplomb molto parigino, un mood scazzato-ma-rispettoso, ma il live è talmente bello che viene prontamente perdonato. (So che la cercherete. “Gold” è al minuto 12:00).

Scoperta del giorno: The Limiñanas, rocker francesi di Perpignan. Normalmente un duo stile White Stripes, lei batteria e lui chitarra, per il Rock en Seine ritroviamo sette elementi in scena di cui uno mi è inaspettato ma familiare. Potremmo definirlo il Mangoni francese, il cui unico ruolo è quello di ballare su una sorta di palchetto rialzato. Vestito in giacca e cravatta, la sua danza è resa più complicata dal fatto che i Limiñanas suonano rock, duro e puro, che sfuma in decine di minuti di improvvisazione e assoli.

Sabato 25 agosto

Primo concerto della giornata: Cigarettes After Sex alle 17 del pomeriggio. Sotto uno strano sole di fine agosto, un meteo assolutamente inadatto per godersi i quattro americani (la band si è formata in Texas, quanto di più lontano dalla loro musica esista). Sarà per questo che sono abituati alle alte temperature e si presentano in chiodo di pelle. La folla rimane spiazzata dal contrasto e forse il concerto non viene apprezzato al massimo.

Conviene spostarsi verso la scène de la Cascade, dove si esibiranno nell’ordine Anna Calvi e Black Star.

La prima, in black dress e rossetto rosso fuoco d’ordinanza, risalta a mio modesto parere più per le doti musicali che per quelle canore. Un suo assolo di voce riesce comunque a darmi la pelle d’oca, ma col senno di poi ci saremmo dovute spostare al live di Tamino.

Poco male, dopo una sosta alcolica ripartiamo e ci tuffiamo tra i pugni alzati e le teste dondolanti del live dei Black Star. Il nome forse non vi dirà molto, ma vi basti sapere che sono un duo rap from NYC formato da Talib Kweli e Yasiin Bey, meglio conosciuto come Mos Def, nato Dante Terrell Smith, musicista, rapper, attivista, attore, pilastro della scena black di Brooklyn, newyorkese doc. Se non bastassero le doti canore dei due, sul palco appare anche una fanfara di Chicago formata da 6 ottoni chiamata Hypnotic Brass Ensemble. Peccato che France TV abbia deciso di filmare il concerto degli Insecure Man e non il loro, ma vi potete godere un altro loro live di un paio di mesi fa al Jazz à Vienne.

Un salto da Liam Gallagher lo facciamo comunque. Il backstage del Main Stage del Rock en Seine è diventato famoso, nel 2009, grazie ad uno spiacevole episodio che ha coinvolto proprio i fratelli Gallagher — quando Noel, dopo l’ennesima lite, pochi minuti prima di salire sul palco, decise di lasciare gli Oasis. Il concerto salta, la tournée viene annullata e il gruppo si scioglie for good. Prima di suonare “Champagne Supernova,” Liam prende la parola e con l’ironia che lo contraddistingue dice: “Mi ricordo bene il backstage di questo palco. La prossima canzone la voglio dedicare a Noel Gallagher”.

Domenica 26 agosto

Avere un festival mezzo vuoto ha dei lati negativi solo se fai parte della produzione, perché altrimenti non ci sono che lati positivi: niente code, spazio vitale illimitato e quasi nessuno ostacolo per arrivare sotto palco. Le fantomatiche code del Rock en Seine, che non ci erano mancate, sono arrivate per l’ultimo giorno, richiamate probabilmente dai Justice in chiusura sul Main Stage. Il nostro pass stampa si rivela finalmente utile per accedere alla zona V.I.P. che di vip ha solo un bagno non affollato, ma a noi basta questo.

Non abbiamo rinunciato però a qualche concertino finale, tra cui il migliore è stato Ezra Furman. Trentenne di Chicago, accompagnato da una band bianco-vestita compresa di sassofono e contrabbasso elettrico, con al collo una chitarra più grande di lui, suona in maniera punk, canta testi autobiografici dolorosi con una voce bellissima. Quando parla sfodera una fragilità estrema che sembra rafforzarsi, e curarsi, solo grazie alla musica. Da rivedere assolutamente qui.

Definire concerto quello di Post Malone risulta azzardato, ma solo per la mancanza di strumentazione sul palco, Non c’era neanche il dj ma solo Austin Richard Post con un’imbarazzante giacca con la scritta FRANCE sulla schiena. La combo prima data francese + palco troppo piccolo + quantità di telefoni eguale al numero di persone rende impossibile la vita sotto il palco, e le doti del suddetto si perdono tra gli schermi. Il numero di birre medie da lui bevute è quasi pari a quello delle canzoni cantate, e il pubblico francese sembra conoscere meno pezzi di quanti dovrebbe, forse perché il resto della programmazione sembra non avere nulla a che fare con questo live, che rimane una mosca bianca. Intanto è uscito il video di “rockstar,” nel quale ad un certo punto Post imbraccia una chitarra e da dietro un muro appaiono gli Aerosmith.

Da rivedere

Trovate molti dei live dei tre giorni in replay in HD sul sito di Culture Box, dove ci sono anche degli estratti dalle ultime quattro edizioni.

Per le foto dei tre giorni e altre info potete consultare il Magazine del Rock en Seine.


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In copertina: foto di Victor Picon, dal live di Liam Gallagher, via Facebook.

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