No, i migranti non “importano” la tubercolosi (ovviamente)
Il rischio di trasmissione tra popolazione migrante e indigena è considerato da tutti gli studiosi basso, e solo durante la fase attiva della malattia.
cover via Twitter
Il rischio di trasmissione tra popolazione migrante e indigena è considerato da tutti gli studiosi basso, e solo durante la fase attiva della malattia.
Mentre centoquaranta persone continuano a rimanere ostaggio del governo italiano sulla nave Diciotti, questa notte grazie alle forze congiunte di Francesca Totolo, collaboratrice di Luca Donadel e propagandista di bufale per conto di CasaPound, e della testata di estrema destra Vox News, è tornata al centro del dibattito su internet la storia delle “malattie portate dai migranti,” un vero e proprio grande classico della disinformazione d’odio italiana.
Vox News riprende la dichiarazione del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che in un’intervista al Corriere dichiara:
“Abbiamo ottenuto lo sbarco di sette bambini e di sei adulti gravemente ammalati, compresa una donna che aveva abortito, un migrante con la tubercolosi, tutti fatti trasbordare sulle motovedette per essere curati nel poliambulatorio di Lampedusa.”
La dichiarazione è stata colta al balzo da Totolo, menzionata direttamente nell’“articolo” di Vox News, che lancia l’allarme, “la tubercolosi importata dai migranti (…) è farmaco resistente.”
Ma i migranti “importano” la tubercolosi?
No. Come scritto nell’articolo linkato dalla stessa Totolo — ma la capiamo, è lungo e scritto in piccolo — si sottolinea che nessun caso sembra essere stato contratto in Europa: al contrario, la trasmissione è avvenuta probabilmente in Libia, nei campi dove i migranti vengono trattenuti per mesi prima di riuscire ad arrivare in Italia.
Cristina Da Rold, per OggiScienza, ha chiesto a Daniela Maria Cirillo, capo Unità Patogeni batterici emergenti dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e coautrice dello studio citato da Repubblica, se si può parlare di contagio o epidemie. Cirillo risponde chiaramente: “In nessun paese queste persone hanno creato problemi in termini di contagio o epidemie, e questo perché i sistemi sanitari in Europa sono pienamente in grado di riconoscere rapidamente e curare i casi di tubercolosi.”
Cirillo spiega a OggiScienza: “Quello su cui è importante insistere è che non dobbiamo avere paura delle persone che arrivano in Europa. I casi di tubercolosi o di forme resistenti non rappresentano una minaccia per la popolazione italiana, se i casi vengono prontamente riconosciuti e trattati. L’importante è non abbassare la guardia.”
Sempre Da Rold, in un ottimo explainer per il Sole 24 Ore, mostra come i numeri rivelino che sono le condizioni di vita in cui molti cittadini stranieri sono costretti a vivere la causa della maggiore diffusione di TBC, e non le migrazioni: infatti in Germania, Regno Unito e Francia sono stati rilevati nel 2016 molti piú casi di TBC tra persone straniere rispetto ai casi in Italia.
La fandonia della tubercolosi portata dai migranti è stagionale, e torna sulle colonne della stampa di estrema destra ogni qualche mese, tutte le volte che un nuovo episodio o un nuovo studio permette loro di menzionare dati selettivamente per rendere la situazione piú problematica di quanto gli studi stessi indichino.
Questi ad esempio non ve li fanno vedere:
I grafici sottolineano come non ci sia nessun impatto della popolazione migrante sulla diffusione di tubercolosi nella popolazione indigena. I casi di migranti affetti da TBC non sono un’emergenza sanitaria e, “non rappresenta di per sé un allarme sociale,” si legge sul Rapporto Osservasalute 2016.
Come sottolinea Matteo Villa di ISPI in un thread su Twitter, è impossibile identificare nell’andamento dei casi di TBC rilevati nel rapporto Osservasalute 2017 un ipotetico “effetto migranti.”
Cosa dice l’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie?
In uno studio dello scorso aprile 2017, il rischio era considerato “basso,” e gli autori del documento arrivavano alla conclusione che se erano avvenuti casi di trasmissione in Europa, i luoghi a rischio sono probabilmente quelli delle baraccopoli in cui i migranti sono costretti a vivere, e che il rischio di trasmissione tra popolazione migrante a indigena è, appunto, “basso.”
Il documento sottolinea come la TBC sia contagiosa soltanto durante la fase attiva: non c’è quindi nessun motivo per temere della propria salute in prossimità di un migrante — i migranti che la stavano incubando mentre hanno attraversato il nostro paese non erano contagiosi.
Nessuno di questi dati serve ovviamente a smontare la retorica di testate come Vox News: la fissazione per le malattie dei migranti — come la scabbia, che si cura in pochi giorni con semplici trattamenti topici — è solo un tentativo, assolutamente fallimentare, per nascondere l’intento di diffondere propaganda razzista. Ma è una tattica che funziona: i tweet e i post di Totolo sulla tubercolosi incassano centinaia di interazioni, tra commenti e risposte che invocano qualsiasi cosa, dalla quarantena ad altre soluzioni di razzismo creativo.
https://twitter.com/andreascotto1/status/1032610154473238528