in copertina, Aliyev e Mattarella mentre non stanno partecipando a un quiz televisivo, via Twitter @Quirinale
“L’Azerbaigian è uno stato che anche nella media allarmante del mondo post sovietico ha un tasso di corruzione enorme, interno ed esterno.”
In questi giorni il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella è stato lontano. Per la precisione in Azerbaigian, uno stato ex membro dell’Unione Sovietica che si affaccia sul mar Caspio, tra Russia, Iran, Turchia e il Caucaso, e ricchissimo di combustibili fossili che desidera vendere sul mercato mondiale. Mattarella sembra avere deciso di avere un ruolo più attivo nella politica del paese, dopo il profilo — molto — defilato degli scorsi anni: è in questa linea che va visto il suo intervento in favore dello sbarco dei migranti della nave diciotti, ostaggio di Salvini, lo scorso weekend.
Il Presidente della Repubblica si è recato a Baku, capitale dell’Azerbaigian, per discutere della realizzazione del TAP, il gasdotto che dal paese caspico porterà combustibile in Italia attraversando l’Adriatico e toccando terra in Puglia. In particolare si è premurato di rassicurare il presidente azero, Ilham Aliyev, dell’effettiva realizzazione del tratto italiano dell’opera, dopo le proteste che la popolazione pugliese aveva diretto contro il gasdotto.
Lasciamo da parte per un attimo l’opera in sé. Chi è Ilham Aliyev, a cui Mattarella ha stretto la mano con tanto entusiasmo, e in che modo governa il suo paese?
Male, almeno per standard democratici o che tengano in conto i diritti umani. L’Azerbaigian oggi è uno stato di polizia, dove la famiglia Aliyev è al potere da mezzo secolo. Tutto è cominciato nel lontano 1969, quando Heydar Aliyev, membro del KGB e padre di Ilham, venne eletto segretario del Partito comunista azero, diventando di fatto l’uomo più potente della repubblica sovietica. Posizione che mantenne — nonostante negli anni ‘80 la sua stella fosse avversata da Gorbacev — e che gli consentì di diventare presidente della neonata Repubblica dell’Azerbaijan dopo il collasso dell’URSS.
Nel 2003 il potere passa nelle mani di Ilham, che continua a governare lo stato in modo personale e arricchendosi grazie alle risorse energetiche del paese, di cui l’Italia dovrebbe diventare un acquirente privilegiato proprio grazie al TAP. Abbiamo raggiunto al telefono Simone Zoppellaro, giornalista residente in Germania che si occupa da anni di medioriente e paesi caucasici, per capire meglio qualcosa del sistema di potere azero. E di come questo ci riguardi da vicino, non solo per la questione gasdotto.
“È una cleptocrazia abbastanza tipica, l’Azerbaijan: uno stato mafia,” secondo Zoppellaro.
“La famiglia Aliyev è al centro dello schema e giocano in maniera sporca: hanno comprato diversi politici all’estero, ad esempio in Unione Europea, hanno fatto in modo di insabbiare diverse questioni riguardanti i diritti umani.” Che in Azerbaijan sono poco o per nulla rispettati. “Sono stati portati alla luce giri di milioni di euro che hanno coinvolto, da noi, ad esempio Luca Volonté, hanno coinvolto politici della CDU in Germania e in vari paesi d’Europa.” Volonté è un parlamentare dell’UDC affiliato a Comunione e Liberazione che nel 2013 è stato indagato per corruzione. Avrebbe ricevuto una tangente da due milioni di euro da un lobbista azero vicino al presidente Aliyev, Elkan Suleymanov, per far insabbiare dal Consiglio d’Europa una mozione sul rispetto dei diritti umani in Azerbaijan. Ecco cosa scriveva nel luglio del 2016 Il fatto quotidiano:
Il 23 gennaio 2013, con 128 voti contro 79, il Consiglio d’Europa bocciò il rapporto “Strasser” su 85 prigionieri politici nella repubblica caucasica. Secondo l’accusa, quella votazione a favore dell’Azerbaijan è uno dei risultati ottenuti dall’allora deputato e componente italiano dell’Assemblea del Consiglio in cambio della mazzetta milionaria per sostenere “le posizioni politiche dello Stato straniero.
E ancora:
L’allora parlamentare Udc avrebbe assicurato “nel corso di incontri e riunione in Azerbaijan e a Strasburgo, il proprio sostegno alle posizioni politiche dello Stato straniero dietro il pagamento di denaro”. Arrivando a “orientare le votazioni” del gruppo Popolari-Cristiano Democratici all’Assemblea, di cui era presidente, “contro (come avvenne) il rapporto sui prigionieri politici stilato dal socialdemocratico tedesco Christoph Strasser e fortemente osteggiato dall’Azerbaijan.
L’influenza dell’Azerbaijan non è limitata solo alle tangenti illecite. Il paese della famiglia Aliyev si è prodotto anche in veri e propri finanziamenti e opere di lobbying, soprattutto verso l’estrema destra europea. “Poco tempo fa nel sito dell’AFD, il principale partito dell’estrema destra tedesca, si poteva leggere un pezzo che cantava le lodi del presidente Aliyev — che poi è un paradosso se si pensa che si tratta di uno stato musulmano. Ma anche in Italia, la lobby azera è rappresentata soprattutto dalla Lega Nord, guidata nello specifico da Sergio Divina. La Lega è protagonista della promozione dell’Azerbaijan da noi. Ma non sono gli unici esempi — si tratta di un’investimento preciso sull’estrema destra europea.”
Sergio Divina, senatore trentino leghista noto per la fama di epuratore di dissidenti dalla propria federazione del carroccio e da un piccolo repertorio di frasi controverse, è legato alla repubblica di Aliyev da una fedeltà più che esplicita: per la precisione è presidente dell’associazione Italiazerbaijan, che ha anche un sito bizzarro e sede ufficiale a Palazzo Madama. “Il senatore Divina durante un’intervista ha detto che l’Azerbaijan è un modello da cui l’Italia dovrebbe prendere esempio su come comportarsi con i giornalisti.” Ovvero: metterli in carcere.
La famiglia Aliyev infatti è molto attenta alla propria immagine — ecco spiegata la presunta mazzetta a Volonté per l’insabbiamento del report — e non tollera giornalisti scomodi o racconti che ne ledano il prestigio. Se si cercano notizie sulla famiglia Aliyev, ad esempio, su Wikipedia, si ottiene un ritratto immacolato, senza traccia delle violazioni dei diritti umani che avvengono quotidianamente nel paese. “L’attenzione all’immagine internazionale è giocata su quella di essere un paese moderno, con una dinastia lontana dalla religione islamica. Anche ad esempio con eventi come quello di Eurovision, che si è tenuto in Azerbaijan, a varie manifestazioni sportive, dando una nuova facciata alla capitale Baku, mentre altre parti del paese sono al collasso.”
Un altro esempio della penetrazione azera all’estero è data dai sospetti coinvolgimenti di Baku nell’omicidio di Daphne Caruana Galizia, avvenuto lo scorso 16 ottobre a Malta. “L’Azerbaijan aveva stanziato dei soldi verso il governo di Malta e Daphne Caruana Galizia aveva trovato delle prove. Non sono emerse prove sul fatto che l’Azerbaijan abbia decretato la sua morte; certo è che laddove c’è giornalismo investigativo il nome dell’Azerbaijan ricorre con una frequenza decisamente allarmante. Ogni anno vengono pubblicati documenti che ci rivelano la loro rete: milioni di dollari investiti per comprare giornalisti, politici, eccetera,” prosegue Zoppellaro.
“È uno stato di polizia che ha una grande ricchezza usata per dare una modernizzazione di facciata. È uno stato che anche nella media allarmante del mondo post sovietico ha un tasso di corruzione enorme, interno ed esterno. Non viene permesso il dissenso in varie direzioni. La repressione va soprattutto verso religiosi musulmani sciiti, giornalisti e attivisti per i diritti umani, studiosi. Tutti possono essere messi in carcere, come la bravissima giornalista investigativa Khadija Ismailova. È uno stato di polizia in cui vengono utilizzate varie tecnologie per lo spionaggio, tra cui quella milanese di Hacking Team.”
L’Azerbaijan, inoltre, ha una lista nera di persone non gradite nel paese. Sono molto duri anche su come la stampa straniera copre il loro paese. Io sono in questa lista ad esempio e sono bandito a vita dall’Azerbaijan. Insieme a me dovremmo essere circa 600 giornalisti e artisti.” Non, però, il Presidente Mattarella, così come il gas azero controllato dalla famiglia Aliyev è il benvenuto in Italia e in tutto il continente europeo.
Segui Stefano su Twitter
Per ricevere tutte le notizie da The Submarine, metti Mi piace su Facebook, e iscriviti al nostro gruppo.