Ma Matteo Bordone ci è o ci fa?

Dare ragione ai razzisti è il peggior punto di partenza possibile per qualsiasi dialogo, con i razzisti.

Ma Matteo Bordone ci è o ci fa?

Dare ragione ai razzisti è il peggior punto di partenza possibile per qualsiasi dialogo, con i razzisti.

Potreste conoscere Matteo Bordone come ospite fisso della trasmissione non troppo presto archiviata di Geppi Cucciari su La7, o per il suo blog, vincitore del premio Macchianera nel 2010, o per quando ride mentre i poveri vengono cacciati dai mezzi. Oggi Bordone è tornato sugli schermi dei nostri telefoni, per segnalarci la propria opinione non richiesta sull’esistenza delle razze umane.

La supposta non esistenza delle razze è un argomento debole. Bisogna lasciarle dove sono, nel mondo delle varianti estetiche e morfologiche, e niente di più. Ma dire che non esistono ti torna in faccia alla prima sacrosanta rivendicazione di orgoglio nero, uiguro, inuit.

— matteo bordone (@matteobordone) July 8, 2018

Bordone sovrappone i concetti di razza, etnia e cultura in modo molto avventato. Nel thread sostiene che negare l’esistenza delle razze durante un’ipotetica conversazione con un razzista sia controproducente, perché il razzista — convinto che le razze esistano perché, dai, è palese — si irrigidirebbe sulle proprie posizioni razziste e non ascolterebbe più gli argomenti altrui.

Prima osservazione: a che scopo mettersi a discutere con un razzista se anche tu, sostanzialmente, asserisci che le razze umane esistono? La linea di ragionamento promossa da Bordone implica di fatto che chi asserisce l’uguaglianza biologica tra gli uomini abbia torto, mentre chi ha ragione — i razzisti — si divida in due: i razzisti cattivi e i razzisti buoni. Bordone e gli altri intelligenti come lui riconoscono l’esistenza — palese! — delle razze umane ma non sono cattivi e ignoranti come i leghisti: sono buoni, perché riconoscono le differenze tra le diverse razze ma ritengono che non sia una ragione di discriminazione, anzi, per alcuni sono una ricchezza.

Nel seguito del thread, rispondendo alle critiche, Bordone ritratta parzialmente e ammette che la definizione di razza non ha nessun fondamento biologico, ma per qualche motivo sostiene che sia necessario continuare a usarla:

Diciamo popolazione, ok.Come ho scritto ieri, e come nessuno sta leggendo perché accecato dalla parola razza, il tema è che esiste un orgoglio razziale. Depotenziare razza sarebbe forse meglio. No? Se ne discute. Ma io non divento, nel corso della discussione, Himmler. Grazie.

— matteo bordone (@matteobordone) July 9, 2018

La parola razza in biologia non ha quasi sostanza. Si dice popolazione, ed è quello che è: una variante regionale della specie comune. Lo diciamo per tutti gli animali, lo diciamo anche per gli umani, e continueremo a dirlo.

— matteo bordone (@matteobordone) July 8, 2018

Ma qual è l’errore di fondo, imperdonabile e fatale, che sta alla base di questa impostazione di pensiero — oltre a essere antipatica?

L’errore è accettare il piano logico e politico della destra. In questo caso, ad esempio, l’intero ragionamento di Bordone sulle razze è antiscientifico e basato su un assunto errato, ovvero che le razze umane esistano. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato come a livello genetico il concetto di razza umana non sia supportato da alcuna prova scientifica, mentre la variabilità morfologica che erroneamente viene associata al termine “razza” riguarda soltanto l’interazione di una piccola percentuale di geni con l’ambiente circostante. Oltretutto, le suddivisioni tra le varie “razze” sono ampiamente convenzionali e culturalmente determinate (esempio: non considerate i vostri amici biondi come appartenenti a una razza diversa dalla vostra — perché dovreste pensarlo di una persona con la pelle scura?).

Un pezzo uscito esattamente un anno fa su il Post, testata su cui tra l’altro scrive Bordone, riportava un articolo della rivista scientifica Nautilus che faceva molto saggiamente notare i rischi di maneggiare in modo incauto un argomento tanto delicato:

L’articolo si intitola What Both the Left and Right Get Wrong About Race, “In cosa sbagliano sia la sinistra che la destra quando parlano di etnie”, e spiega perché anche chi non è razzista – e si impegna per spiegare ad altre persone che i pregiudizi razzisti sono una cosa sbagliata – spesso dice cose scorrette quando vuole spiegare che le razze non esistono scientificamente.

Accettando di competere con i razzisti “cattivi”, i razzisti “buoni” — che potremmo chiamare eurazzisti — aprono il campo a una serie di domande che non avrebbero motivo di esistere se ci decidesse a prendere atto che le razze non esistono:

  • alcune razze sono più intelligenti di altre?
  • alcune razze sono più forti di altre?
  • esistono razze più aggressive e pericolose?

Quello di Bordone è un atteggiamento diffuso, insomma, e probabilmente intriso di buona fede, perché basato su un apparente “buonsenso.” Ma questo non lo rende più utile o più legittimo, anzi, se possibile lo rende ancora più dannoso perché presta il fianco molto facilmente a essere riciclato dalla destra. Non è difficile pensare che un tweet come questo, o estratti di articoli bordoniani possano essere utilizzati da troll di destra, leghisti, semplici fascisti per avere un argomento in più nelle conversazioni contro i “buonisti.”

Questa sparata eurazzista non è, infatti, il primo scivolone di Bordone. Ricordiamo, ad esempio, la difesa a spada tratta di Kevin Spacey il giorno successivo alla sua ammissione di tentata violenza sessuale, o il suo piacere nell’osservare i controllori fare strage di multe in autobus, che gli hanno valso una serie di critiche su Twitter e non solo. La cosa triste è che, come abbiamo detto, Bordone — e molti altri — sono in buona fede. e credono davvero di esserlo. È un difetto diffuso a tutta la supposta sinistra italiana, che deriva dallo spostamento verso il centro e verso destra di tutto il pensiero politico dell’ultimo quarto di secolo. Se si vuole tornare a combattere le battaglie giuste in modo giusto, bisogna partire ripensando le proprie basi ideologiche.


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