Chef Rubio e l’importanza di schierarsi
“Fare politica dal basso vuol dire incontrarsi, rendere attivi e partecipi i giovani che sono disgregati e stanno fra cameretta, metro, discoteca, senza conoscere quello che hanno intorno.”
“Fare politica dal basso vuol dire incontrarsi, non per forza sotto un simbolo politico, ma rendendo attivi e partecipi i giovani che sono disgregati e stanno fra cameretta, metro, discoteca, senza conoscere quello che hanno intorno.”
Il cosiddetto governo giallo-verde è in carica da poco più di un mese e Salvini sembra tenere in scacco sia i propri alleati a cinque stelle che un’opposizione sempre più impalpabile. La società è sempre più percorsa da tensioni razziste che spesso vengono a galla in modo drammatico. Visto che la politica tradizionale non sembra in grado di fermare la deriva a destra del paese, ci si aggrappa a quello che resta e si resiste insieme a chi è disposto a farlo. Uno di questi personaggi è Chef Rubio che ieri, a Milano, ha cucinato cous cous, con lo slogan della sua brigata CousCousKlan, per tutti coloro che volevano mostrare solidarietà verso Soumaila Sacko, il sindacalista USB di origine maliana ucciso lo scorso 2 giugno.
Sabato 22 giugno si era tenuta un’altra tavolata solidale, al parco Sempione e con la partecipazione di Roberto Saviano. L’attivismo, l’interesse civile sembrano essere i soli che si possono scegliere per opporsi ai lati peggiori di questo governo. Questa volta la tavolata si è tenuta in Darsena, ed è lì che abbiamo raggiunto Rubio, aka Gabriele Rubini, per fare due chiacchiere sulla situazione — e su perché sia importante schierarsi oggi.
Ciao Gabriele. Di recente hai parlato delle persone incattivite e imbruttite. Solo loro compongono l’elettorato e in generale il fan-club di Salvini?
No, anche gli apatici, i bigotti, i moralisti e tutti quanti quelli portati a seguire acriticamente chi grida alla pancia, senza però vivere un particolare disagio. Alcuni certo che non se la passano bene, ma c’è un bel gruppo di sciacalli che non fanno un cazzo, che prendono i benefit per il terremoto, pesano sulla nostra società e per contingenza oggi il loro paravento è una bandiera verde. Gli sciacalli pullulano, quella è la vera emergenza.
Perché secondo te è importante schierarsi oggi?
Lo è sempre stato e purtroppo ha sempre avuto effetti poco incisivi. Adesso credo che i tempi siano, nemmeno maturi, ma che stringano proprio. Oltre un certo punto potrebbe esserci il non ritorno, e un ritorno ad una versione più cattiva degli anni di piombo con violenza da ogni fronte. Pensa solo ai quattro morti per razzismo da inizio anno.
Tu usi i social network in maniera efficace e specularmente rispetto a Salvini. A chi ti rivolgi principalmente?
A chi mi ascolta, giovani e vecchi non importa. Le controparti avrebbero dovuto usare una strategia di comunicazione simile per contrastare questa egemonia.
Cosa manca alle varie controparti?
Tutto. Le balle, ma soprattutto la capacità e la voglia di preoccuparsi del popolo, piuttosto che della loro stessa fazione. Adesso in maniera becera, provocatoria e vigliacca Salvini lo sta facendo. Non sta facendo nessun favore a nessun italiano. La sua retorica di promettere benessere non è nuova, l’avevamo già sentita negli anni passati, ma non così esasperata.
Durante la cena abbiamo fatto due chiacchiere con una coppia di mezz’età. Erano lí per caso e non sapevano granché della natura dell’evento, che gli abbiamo svelato noi. Non erano degli attivisti: secondo le classificazioni sommarie del nostro ministro degli interni, rientrerebbero nella cosiddetta “gente normale che non ne può più” ma sembrerebbero piuttosto stanchi dei modi violenti e dell’approssimazione di una classe politica completamente inadeguata a dare risposte serie e capace solo di rimbalzarsi colpe. La gente non è una massa informe come la dipinge e la vorrebbe Salvini, instillando la paura in individui soli, suggestionabili, che si convincono ad avere paura di non sanno nemmeno loro cosa. La speranza è uscire dal proprio individualismo e parlasse, come direbbe Rubio. Magari scoprirebbe di non essere sola.
Cosa vuol dire per te fare politica dal basso?
Politica dal basso vuol dire anzi tutto parlasse. Incontrarsi e fare dei dibattiti, non per forza stando sotto un simbolo politico, ma rendendo attivi e partecipi i giovani che sono disgregati e stanno fra cameretta, metro, discoteca, senza conoscere quello che hanno intorno. Non conoscendolo se lo fanno raccontare e ci credono. Se andiamo avanti così altro che addà passá a nuttata, saranno trent’anni di buio.
La tua speranza per il futuro?
Non abbiamo grossissime speranze per il futuro se queste sono le premesse. Sicuramente cercherò di tutelare le persone a cui voglio bene. Chi non condanna Salvini, spera stupidamente e ciecamente che gli cada qualche osso da rosicchiare. Altrimenti, magari, lo avrebbe già fatto.
In copertina: foto di Alessandro Barattelli.
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