Il banditismo dei governi europei ha reso impossibile alle Ong navigare nel Mediterraneo
Come minacciato più volte, la nave Sea—Watch è stata bloccata dalle autorità maltesi nel porto della Valletta dopo l’ultima operazione di salvataggio.
foto Chris Grodotzki / Sea-Watch.org, via Flickr
Come minacciato più volte, la nave Sea—Watch è stata bloccata dalle autorità maltesi nel porto della Valletta dopo l’ultima operazione di salvataggio.
“La nostra nave è stata fermata senza che ci sia stata data nessuna spiegazione legale. Siamo senza parole, solo in questo week end sono morte annegate nel Mar Mediterraneo più di 160 persone mentre alle navi di soccorsi è impedito di lasciare i porti.” Abbiamo parlato con Ruben Neugebauer, operatore di Sea–Watch, che ci ha fornito una testimonianza diretta di questi giorni sempre piú drammatici. “In Germania, dove è illegale ostacolare qualsiasi soccorso alle persone, questo sarebbe un atto criminale. Gli ultimi giorni sono stati i più mortali dall’inizio dell’anno e c’è una chiara ragione: chi lavora per dare soccorsi è bloccato. La guardia costiera libica, presentata come alternativa al lavoro delle Ong, semplicemente non ha gli strumenti per svolgere questo lavoro. L’abbiamo visto venerdì, quando un vascello ben equipaggiato non è stato chiamato a dare soccorso. Al suo posto è stata chiamata la guardia costiera libica, e più di 100 persone sono annegate.”
La nuova svolta contro le Ong impartita dal governo Salvini sta causando un vero tsunami legale mentre altri paesi di primo approdo, come Malta, seguono il governo italiano nell’alzare il tono del contrasto alle organizzazioni che salvano vite umane — un compito, è bene ricordarlo, che dovrebbe spettare alle autorità governative e che è un dovere di chiunque si trovi nella posizione di offrire soccorso in caso di naufragi — sono infatti molto spesso le navi commerciali a dover improvvisare il salvataggio di migranti in difficoltà.
Le autorità maltesi non hanno fornito nessuna solida base legale per giustificare il sequestro. Come la Seefuchs e la Lifeline, alcune tra le —pochissime!— navi che operano nel canale di Sicilia, batte bandiera olandese. La narrativa della destra sta cercando di dipingere questo fatto come prova di illegalità o addirittura di qualcosa di assimilabile alla pirateria, ma in realtà la registrazione delle navi a paesi diversi è una pratica comune nella marineria di tutto il mondo — basti pensare che i tre paesi a cui sono registrati più navi, Panama, Liberia e Isole Marshall, contano il 40% delle navi mondiali.
Come alcuni giornali di destra hanno titolato trionfanti, in questo momento non ci sono navi di nessuna ONG a pattugliare il canale di Sicilia, una situazione potenzialmente pericolosissima per molte persone che potrebbero trovarsi a rischio immediato di vita.
“Le politiche europee sono disumane. Se guardiamo le statistiche, solo da inizio mese, da quando si è iniziato a bloccare i porti, ci sono stati più di 400 annegamenti e ci sono state pochissime partenze — se confrontiamo il rapporto, anche solo con i numeri dello scorso giugno, possiamo vedere che il numero di partenze è simili, ma la mortalità è molto più alta. Anche il mese scorso ci sono stati annegamenti, ma il numero è aumentato drasticamente nell’ultimo mese. Non c’erano quasi annegamenti prima, e ora, con i porti chiusi, la situazione è questa. È evidente che ci sia un collegamento tra l’aumento della mortalità e dei naufragi, e le politiche per impedire a chi presta soccorso di svolgere il proprio lavoro. Tra il trasferimento in Spagna e questo blocco a Malta in questo momento non è rimasto davvero nessuno che operi nella zona.”
Mentre la mortalità nel Mediterraneo continua a salire, la situazione della Sea–Watch e delle altre navi di Ong ha raggiunto nuovi livelli di incertezza. Le politiche sempre più muscolari dei governi europei, interessati solo nell’apparire cani da guardia del continente, li rendono completamente imprevedibili — ed è impossibile lavorare in un contesto che cambia continuamente, in cui ogni dettaglio attuativo e pratico è costantemente rimesso in discussione, come la centralità del problema delle bandiere battute dalle navi, una assoluta norma, ma un tecnicismo poco noto, facilmente rimodellabile in “un caso” da spendere sui telegiornali e sui media, per giustificare oltre la bieca crudeltà le proprie azioni.
“È difficile sapere cosa succederà: il nostro avversario in questo momento sono gli Stati — ma gli Stati non rispettano più la legge. È un problema per noi: siamo rimaste gli ultimi a rispettare le leggi internazionali, mentre tutti gli stati hanno deciso di dare la priorità alle proprie politiche di stop alle migrazioni anziché al rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali. Ora che le istituzioni non rispettano più il codice internazionale è veramente difficile capire cosa potremo fare — ad esempio, come possiamo chiedere lo sblocco della nostra nave se non ci viene data la ragione del fermo? Non abbiamo più nessuna fiducia che gli stati rispettino la legge.”
È importante ricordare che l’ostilità istituzionale verso le ONG non è nata dal nulla ma ha un’origine ben precisa, che si trova nel nostro paese. Fino a solo un paio di anni fa, i discorsi che oggi si sentono dalla bocca di politici di livello continentale parlando di ONG rimanevano nelle loro legittime sedi: blog complottari, circoli di estrema destra, Borghezio. L’escalation è iniziata con le accuse di Carmelo Zuccaro, procuratore di Catania dal giugno 2016, che dopo l’aprile 2017 per chi salvava i migranti aveva addirittura ipotizzato l’accusa di associazione a delinquere.
Quella accusa della magistratura ha aperto la porta da cui tutta la politica ha fatto irruzione: per primo Luigi Di Maio, con la sua illuminante metafora di ONG come “taxi del mare,” poi Salvini e Minniti. La campagna di accusa contro le Ong del 2017 costituisce anche senza ombra di dubbio il momento di svolta per il Movimento 5 Stelle, in cui si compì per la prima volta una saldatura del partito della Casaleggio associati con il linguaggio e le idee dell’estrema destra della Lega di Matteo Salvini.
Il vincitore di questa campagna, basata su una montatura cronachistica e ideologica, è senza dubbio Matteo Salvini, che prima è riuscito a imporre l’argomento migranti e ONG come di fatto l’unica cosa presente nel dibattito pubblico italiano, e poi si è messo nella posizione ideale per raccoglierne i frutti. Dopo aver svuotato il Pd, che non ha ancora capito di aver commesso un terribile errore a seguire la destra su argomenti in cui la destra è imbattibile, Salvini si prepara anche a svuotare i propri presunti alleati, che sembrano in totale balia della sua retorica e della sua voglia di violenza: il Movimento 5 stelle. A farne le spese sono le persone che annegano.