“TESTING”: il nuovo album di ASAP Rocky è il miglior disco uscito venerdì scorso
Archiviata anche questa edizione del MI AMI, da oggi potrete finalmente dedicarvi all’ascolto di un altro annunciato evergreen, ovvero “TESTING”, il nuovo disco di A$AP Rocky uscito venerdì scorso per […]
Archiviata anche questa edizione del MI AMI, da oggi potrete finalmente dedicarvi all’ascolto di un altro annunciato evergreen, ovvero “TESTING”, il nuovo disco di A$AP Rocky uscito venerdì scorso per RCA Records.
“TESTING” è il terzo album in studio del rapper statunitense, contiene quindici tracce ma soprattutto mette in fila una sfilza di collaborazioni eccellenti: Kid Cudy, Moby, T.I. F.K.A. twings, Skepta, Kodak Black, French Montana, Devonté Hynes e Frank Ocean.
In passato A$AP Rocky, ai cui Uh e Oh hanno attinto a piene mani anche gli artisti nostrani, è stato accusato di impegnarsi di più nella moda che nella musica. Un’accusa un po’ ingenua se si pensa al glamour che ricopre oggi la scena trap mondiale (e di conseguenza nostrana) e ai quintali d’oro che pendono dai corpi dei nostri trapper. – È ancora possibile scindere mentalmente una griffe dal verso trap che la cita?
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=BNzc6hG3yN4]
Di meriti il nuovo disco di A$AP Rocky ne colleziona molti. Al rapper di Harlem bisogna ad esempio riconoscere la capacità, o meglio il gusto, di confondere l’esibizionismo sfrontato dei grillz dorati con il sample educato di Porcelain, ma anche la scelta di inserire nel proprio brano una di quelle strofe candide a cui ci ha abituati il Frank Ocean di “Blonde”, ospitato nei versi di Purity e citato anche in A$AP Forever:
“She losin’ her mind, we kiss to Frank Ocean and Blonde convincin’ my bitch to go blonde”.
Oppure l’aver reso praticamente irriconoscibile Kodak Black in CALLDROPS adagiandone la voce sullo sfondo di una chiamata disturbata da chitarre, echi, e risposte da centralino automatico che rendono il brano sperimentale, onirico, qualcosa di simile al prodotto di una mente in balìa del dormiveglia.
Forse questo disco si aggiungerà all’elenco dei classici che hanno fatto scuola qui da noi, permettendoci ancora una volta di vedere l’altra faccia del rap che, in Italia, purtroppo, associamo ormai sempre di più (e solo) a un certo tipo di produzione musicale, anche questa griffata da aka e nomi d’arte importanti ma ogni giorno che passa sempre più autoreferenziale e povera di originalità e nuovi spunti con i quali rimodellarsi – con le dovute eccezioni.
Se questo non dovesse succedere poco male, avremmo comunque un altro ottimo album ricco di brani interessanti come Brotha Man – notare il campione di Intermission di Lee Fields – a cui aggrapparci nel tempo libero e nei momenti di calma musicale. E questo, in ogni caso, non è poco.