in copertina e nell’articolo, foto di Francesco Margaroli – Electropark Exchanges
Si è tenuto domenica ExEx: perception, il primo incontro del ciclo di anteprime-workshop organizzati da Electropark Exchanges al Teatro Franco Parenti, novità proposta con l’edizione 2018.
Per questo primo appuntamento è salito in cattedra il duo ambient di Portland Visible Cloaks, iniziato come progetto solista da Spencer Doran nel 2010 (Mallets, Fairlights e Bamboo i primi mix), dalle sonorità giapponesi e new age anni ’80.
Nel 2014, con l’arrivo di Ryan Carlile, rilasciano il primo lavoro firmato Visible Cloaks, su cassetta: si tratta di un EP omonimo uscito sotto l’etichetta Sun Ark, che promuove anche progetti bizzarri, alcuni basati su commistioni e dialoghi tra audio e video. È dell’anno seguente la ristampa in vinile, questa volta da Musique Plastique.
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Il duo non tarda a suscitare interesse, e l’album di debuttto, Reassemblage, esce per RVNG Intl. poco meno di un anno e mezzo fa, a cui si aggiunge nel corso del 2017 la release del mini-album Lex. Al suo interno riecheggiano sì le sonorità giapponesi proposte agli inizi da Doran, ma troviamo anche tutta una serie di strumenti “virtuali,” oltre alla dimensione visual curata dalla digital&installation artist Brenna Murphy — che si era occupata anche di quella di Reassemblage. Insieme alle eco e ai riverberi, l’ascolto restituisce voci sintetizzate e suoni computerizzati, tra digressioni generative, lunghe pause e silenzi, tutto accompagnato dall’utilizzo dello strumento “classico,” aperto ma mai piegato alle sonorità ambient digitali, in evoluzione e mutamento continui.
Doran ha aperto il workshop di domenica al Teatro Parenti partendo addirittura dal Seicento: si è mosso da Kircher e dalla sua arca musarithmica, passando poi per il bachiano Kirnberger, arrivando fino a Winkel — inventore, oltre che del metronomo, del componium, lo “strumento automatico” in grado di restituire infinite variazioni su un unico tema musicale. Poi è stata la volta di Cage e Zimmermann, e di Eno, sul cui SSEYO (Koan Pro) Doran svela di basare buona parte della propria filosofia — nonché del processo compositivo e artistico dietro i Visible Cloaks: “Le istruzioni di Koan sono probabilistiche. Piuttosto che dire fai esattamente questo afferma scegli all’interno di questo range di possibilità.” Per concludere, Doran cita le Alien Voices di Paul DeMarinis e Toze Ferreira. Ciononostante, ciò che propongono i Visible Cloaks può essere oggi definito per certi versi avanguardia. Ed è proprio l’avanguardia uno dei punti cardine di Electropark.
Dopo qualche dimostrazione e un paio di esperimenti di voice recording a cui ha partecipato anche il pubblico, Yulya Besplemennova ha letto “The Age of Entanglement”, di Neri Oxman, a luci soffuse, accompagnata dalle suggestioni sonore di Andrea Lulli, in arte LLL (Electropark Exchanges). Il successivo panel di discussione, “Far from equilibrium. How technology disrupts perception and creativity”, moderato da Sabina Barcucci, curatrice dell’intero programma di workshop ExEx, ha proposto gli interventi di grandi nomi quali Marco Mancuso, direttore di Digicult, Massimiliano Viel, professore al Conservatorio Verdi di Milano, Alessandro Capozzo, co-founder LIMITEAZERO, e ovviamente Spencer Doran, dei Visible Cloaks. Una questione sopra tutte: cosa significa oggi antidisciplinarietà, e quanto le nuove tecnologie stanno intervenendo modificando i nostri processi creativi e percettivi. È stata un’ora e mezza di conversazione densa, stimolante, conclusasi con il djset di Piezo (Luca Mucci).
L’appuntamento resta per questa sera, ore 21.30, Teatro Franco Parenti, per il live audiovisivo dei Visible Cloaks.
Il prossimo Ex-Ex, dedicato invece alla produzione sempre in ambito musicale, è fissato per domenica 10 giugno, e anticipa il concerto di martedì 12 giugno con il producer Philip Jeck, accompagnato dal regista Karl Lemieux e dalla videoartist Michaela Grill.