Dal patto delle sardine alla benevolenza critica: le migliori espressioni del politichese italiano
Il requisito essenziale delle formule politichesi è che siano fumose: devono dire tutto e niente, ed essere contraddicibili secondo convenienza.
Il requisito essenziale delle formule politichesi è che siano fumose: devono dire tutto e niente, ed essere contraddicibili secondo convenienza.
L’Italia, dopo un’incertezza durata due mesi, sembra destinata ad avere un governo — e non un governo balneare: un esecutivo politico, composto da Movimento 5 Stelle e Lega. Il governo prenderà vita grazie al benestare di Berlusconi e l’approvazione dell’ex cavaliere, o almeno la sua connivenza, sarà fondamentale per consentire a Salvini di entrare nell’esecutivo con Di Maio senza rompere un’alleanza decennale che ha prodotto grandi frutti, soprattutto nelle regioni del norditalia, in cui la tradizionale coalizione di centrodestra composta principalmente da Lega e Forza Italia governa Lombardia, Veneto, Liguria e Friuli-Venezia Giulia.
È stato proprio il governatore ligure Giovanni Toti a dare venerdì la migliore definizione dell’atteggiamento di Berlusconi riguardo all’unione di Salvini e Di Maio, invitando il padre del centrodestra italiano a fare un passo indietro per consentire la nascita del nuovo governo, osservando quanto accade con “benevolenza critica.” L’espressione, che è stata già declinata in alcune varianti come “astensione benevola,” è una di quelle formulette che di tanto in tanto si coniano nel linguaggio della politica e del giornalismo nel nostro paese.
Nel corso della storia repubblicana ce ne sono state tantissime, molte delle quali divertentissime o tragiche — una cosa non sempre esclude l’altra. Abbiamo raccolto le migliori.
LARGHE INTESE
Un prerequisito delle formule politichesi è che siano fumose: devono poter dire tutto e niente, e al tempo stesso essere contraddicibili secondo convenienza. L’espressione “larghe intese” è un ottimo esempio, sia per come è formulata che per quello che rappresenta. Le larghe intese italiane sono impostate sul modello della “Grosse Koalition” tedesca, composta da centrodestra e da centrosinistra, realizzata in Italia per la prima volta con il governo Monti, nel 2011.
Dopo le dimissioni di Berlusconi, il nuovo esecutivo tecnico venne sostenuto dal Pdl (oggi ritornato a essere dopo l’addio di Alleanza Nazionale, Forza Italia) e dal Pd, per “responsabilità” nazionale. Proprio “governo di responsabilità” è uno dei sinonimi utilizzati più di frequente per indicare il governo di larghe intese. Nella legislatura successiva alle elezioni del 2013 le larghe intese sono durate di fatto per cinque anni, con tutti gli esecutivi — Letta, Renzi e Gentiloni — sostenuti da un’alleanza tra Pd e Ncd.
Un sinonimo dispregiativo, che ha avuto molto fortuna negli scorsi anni, è inciucio.
CONVERGENZE PARALLELE
Quella delle “convergenze parallele,” vecchia più di mezzo secolo, è una delle formule più celebri per fumosità e ridondanza. Nonostante la tradizione la attribuisca ad Aldo Moro il vero autore è Eugenio Scalfari, che la mise nero su bianco per la prima volta in un pezzo su L’Espresso del 24 luglio 1960.
L’attribuzione della paternità ad Aldo Moro, anche se non esatta, è comprensibile. Lo statista pugliese, infatti, era uno dei principali esponenti del centrosinistra democristiano e tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta aveva provato un avvicinamento tra il proprio partito e la sinistra: all’inizio degli anni Sessanta il Partito Socialista, che Moro riuscì a portare con sé al governo, e poi soprattutto il Pci. Con il Partito Comunista, Moro provò a intavolare una trattativa che avrebbe dato vita al cosiddetto compromesso storico: il Pci e la Dc, nel migliore degli scenari, sarebbero arrivati al governo insieme ma senza diventare troppo amici, seguendo una rotta, appunto, di convergenza parallela. Il progetto naufragò con il rapimento e la morte di Moro, e le convergenze parallele si tramutarono presto in qualcosa di ancora più sinistro:
CAF
Non s’intende Centro di Assistenza Fiscale, ma Craxi-Andreotti-Forlani, il trio di politici che di fatto governò l’Italia per tutti gli anni Ottanta, titolare di un’alleanza nota come Pentapartito. Craxi era il segretario del Partito Socialista e riuscì a esprimere il governo più lungo della storia repubblicana; Andreotti e Forlani erano i capi di due delle correnti più importanti della Dc.
L’alleanza si reggeva sul presupposto che il Partito Socialista, nonostante avesse una percentuale di consensi addirittura inferiore alla metà di quelli della Dc, fosse necessario a quest’ultima per governare, visto il successo sempre maggiore del Pci — che alle elezioni europee del 1984 raggiunse il suo massimo storico, superando il 33%. Craxi governò in totale per quattro anni, in quello che può essere considerato il canto del cigno della Prima repubblica e l’apertura della strada alla Seconda — soprattutto al suo caro amico Silvio Berlusconi.
GIOIOSA MACCHINA DA GUeRRA
Se si parla di fine della Prima repubblica si arriva per forza a parlare dello scioglimento del Partito Comunista, con la sua trasformazione in Pds — Partito dei democratici di sinistra, la cosiddetta svolta della bolognina, nel 1989. Alle elezioni politiche del 1994, il Pds riuscì a coalizzare in una larga alleanza tutte le principali forze di sinistra e centrosinistra, ostentando una grande sicurezza di vincere e definendo in modo euforico la propria coalizione “una gioiosa macchina da guerra.”
La gioiosa alleanza, com’è noto, fu sconfitta dalla “discesa in campo” di Silvio Berlusconi, che in tre mesi era riuscito a mettere in piedi Forza Italia raccogliendo vasti consensi tra coloro che avevano votato nei quindici anni precedenti il Pentapartito, spaventati dall’avanzare degli eredi dei comunisti. Occhetto non sopravvisse politicamente al colpo, Berlusconi, be’—
CENTROSINISTRA ORGANICO
Il centrosinistra organico è una definizione antica, risalente ai primi anni Sessanta e oggi in buona parte dimenticata, che testimonia perfettamente la dialettica politica dell’epoca. Dopo il governo balneare, appunto, di Giovanni Leone, nel dicembre del ‘63 Aldo Moro riuscì a dare vita al governo a cui aveva lavorato nel corso dell’anno precedente.
La particolarità di quel Governo Moro fu l’ingresso del Partito Socialista in ruoli di potere, nella famosa “stanza dei bottoni,” come la definì il segretario del Psi Pietro Nenni. Durò solo pochi mesi, ma fu il primo governo a vedere riconosciuta ai socialisti una posizione di potere, che conservarono a lungo.
GOVERNO BALNEARE
Del Governo balneare vi abbiamo già parlato qualche giorno fa, e ci sentiamo in dovere di citarlo unicamente perché è la nostra formula politichese preferita di tutte. Link qui
PATTO DELLE SARDINE
“Tra la Lega e la sinistra c’è forte contiguità sociale. Il maggior partito operaio del Nord è la Lega, piaccia o non piaccia. È una nostra costola, è stato il sintomo più evidente e robusto della crisi del nostro sistema politico e si esprime attraverso un anti-statalismo democratico e anche antifascista che non ha nulla a vedere con un blocco organico di destra.”
Così Massimo D’Alema definiva la Lega Nord a metà degli anni Novanta, un’analisi interessante ma che decisamente non ha retto alla prova del tempo. Quando era segretario dei Ds, alla fine del 1994, D’Alema si recò a casa di Bossi insieme a Rocco Buttiglione, segretario del Partito popolare italiano, per convincere il segretario leghista a far cadere il primo governo Berlusconi e sostenere insieme a loro un esecutivo guidato dal tecnico Lamberto Dini. Bossi, ospitale, mentre discutevano offrì ai congiurati il cibo che aveva nel frigorifero: pancarré e sardine.
TRUPPE CAMMELLATE
Questo vocabolo di origine coloniale nel politichese indica un seguito di sostenitori che vengono mobilitati per sostenere una candidatura, venendo magari da molto lontano. Esempio: qualcuno si iscrive a un circolo del Pd e dopo neanche sei mesi si candida a diventare segretario del Partito in quel comune. Tutti lo deridono, ma il giorno prima convince cinquanta suoi amici a tesserarsi per votarlo — e, in barba a tutti, vince.
Nella Prima repubblica, quando i partiti avevano una struttura più organizzata rispetto a quelli di oggi, avere molti tesserati era fondamentale, specie nelle lotte interne tra correnti della stessa formazione. Ciriaco De Mita, segretario della Dc negli anni Ottanta, era noto per portare i suoi seguaci dalla provincia di Avellino in giro per tutt’Italia, con pullman organizzati appositamente.
È un vocabolo utile anche fuori dalla vita politica. Se suonate in un gruppo e allertate tutti i vostri amici per venirvi a sentire, portate le truppe cammellate. Se a un concorso di qualsiasi genere portate la famiglia per farvi votare, saranno i vostri cammelli. E così via.
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