Dentro la valigia di “Madagascar” di Megha e Asian Fake

Abbiamo parlato con Megha per capire cosa vuol dire unire cantautorato e elettronica, e cosa c’è dietro il synth che ha al posto della testa.

Dentro la valigia di “Madagascar” di Megha e Asian Fake

Per capire cosa c’è dietro il synth di Megha abbiamo parlato con l’artista stesso, e con Gino Tremila, responsabile della direzione artistica del musicista per Asian Fake.

Asian Fake (Coma_Cose, Frenetik&Orang3, Ketama126) è un’etichetta milanese strana strana. Quanto? Abbastanza da avere un fumetto in cui racconta le origini fantascientifiche dei propri artisti, in un’operazione a metà tra le sperimentazioni del fumetto italiano di inizio anni Duemila di Bonelli Editore e l’attuale amore incondizionato e transmediale per i crossover alimentato dalle produzioni Marvel.

Tra le proposte strane di Asian Fake si fa notare certamente il progetto musicale Megha. Completamente anonimo, l’identità celata dietro un synth MOOG, Megha ha esordito per Asian Fake con “Montagne di like,” introducendo un concept che analizza il dualismo tra vita reale e presenza digitale, in particolare sui social network. Il suo ritorno di due settimane fa, “Madagascar” (Spotify, Apple Music), continua a esplorare il disagio dell’artista nei confronti dell’iperconnessione contemporanea, in un pezzo che è molto piú estivo — allargando il divario tra mondo reale e Instagram Stories.

Si tratta di un concept che ben si inserisce nell’“universo narrativo” di Asian Fake. Megha racconta la propria storia all’interno di una serie di pannelli a fumetti su Instagram, firmati da Marco Locati, autore anche del fumetto di origini della casa discografica.

Il volume, disponibile in una tiratura limitatissima di 200 copie, diventerà presto una rarità — ma è possibile leggerlo, a puntate, anche su Instagram, in un formato creativo e estremamente adatto al social network.

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Per capire cosa c’è dietro il synth di Megha abbiamo parlato con l’artista stesso, e con Gino Tremila, responsabile della direzione artistica del musicista.

“Megha era un cantante punk hardcore, prima di  avviare questo progetto.” ci spiega Gino Tremila. I confini del “punk” negli anni si sono sfumati, e oggi Megha si dedica a esplorare come fondere elettronica e cantautorato.

“Direi che la chiave è dentro la frase “estremamente contemporaneo”. Il virgolettato riassume un po’ il senso di tutto il progetto, che si ispira a filoni del passato ma in modo molto moderno, senza cercare il revival.” ci spiega lo stesso Megha. “Lo stesso discorso lo puoi fare per i testi, c’è una convivenza tra scrittura più “classica” ed emozionale tipica della musica leggera/cantautorale che si alterna con una scrittura più attuale, fatta di immagini e linguaggio contemporaneo. Il divertimento sta nel far convivere queste due cose senza forzarle, in modo armonioso.”

Megha, come “l’uomo con la testa di synth,” viene inquadrato immediatamente in un breve racconto che Gino Tremila scrive per sé e per Megha: una prima stesura dell’artista da un punto di vista di vero e proprio character design.

In quel primo concept “Megha era un eremita di un futuro stile Blade Runner, che viveva in una mansarda piccolissima di un grattacielo altissimo, separato da tutto e tutti. Non ha bisogno di scarpe perché i suoi piedi non si staccano mai dalla moquette,” spiega Gino Tremila.

“Gli oggetti che stiamo rappresentando nelle copertine di questi singoli sono l’arredamento del piccolo appartamento di Megha.” È uno sguardo dentro la vita futuribile dell’artista. “Abbiamo deciso di rappresentare degli “oggetti paradossali,” ironici nello stesso modo in cui sono ironiche le sonorità di Megha,” racconta Gino Tremila. “Abbiamo scelto di rappresentare la montagna di like del primo singolo dentro una campana di vetro, ridimensionata, per comunicare istantaneamente come sia una montagna di nulla. Entrambe le copertine le abbiamo realizzate in collaborazione con l’artista 3D Giusy Amoroso.”

“Le montagne, essendo “di like,” sono state messe sotto ad un vetro come quei souvenir che se li giri scende la neve. Sostanzialmente inutili, ma chi non ne ha almeno uno?” commenta Megha. “Madagascar invece gioca molto sull’alternanza tra la strofa incalzante e cupa come la vita stressante e ripetitiva della città, mentre nei ritornelli è come se esplodesse un po’ quella voglia di evasione che alberga dentro. L’istinto di liberarsi di tutto e scappare a cercare serenità e fortuna in qualche posto meraviglioso. Parla del sogno di fare un salto nel vuoto, per questo motivo simbolicamente nella cover ci sono delle palme rigogliose che escono da un baule.”

Locati e Gino Tremila sono due scelte autoriali molto forti da parte di Asian Fake, che stanno dando al progetto una forma raramente definita nel mare sfocato della progettualità della musica italiana contemporanea. Gino Tremila, con il collettivo Sorrowland, è impegnato in esplorazioni di commistione ai confini di musica, design e moda, un lavoro particolarmente raffinato che ha pochi paragoni in Italia.

Questa prima esplorazione dell’esistenza di Megha nella sua piccola mansarda ai confini della realtà è solo l’inizio, confermano sia Gino Tremila che Megha, anticipandoci nuova musica e nuove storie. “Il fumetto di Asian Fake è un progetto molto ambizioso di cui avete visto solamente una minima parte. Marco è un artista molto dotato ed ha in testa una grande storia di cui per ovvie ragioni non posso dare spoiler.” racconta Megha. “Posso solo dirti che non è così scontato che il Megha del fumetto e quello reale vadano sempre di pari passo. Immagino che il prossimo step sia capire chi e cosa ha trasformato Megha sostituendo la sua testa con un synth e se potrà mai tornare alla sua condizione iniziale. Mistero.”


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