A Milano torna Electropark Exchanges, avanguardia e sperimentazione musicale a teatro

La terza edizione sarà inaugurata dal workshop di domani pomeriggio al Teatro Franco Parenti con ospiti i Visible Cloaks, che si esibiranno martedì sera.

A Milano torna Electropark Exchanges, avanguardia e sperimentazione musicale a teatro

Abbiamo parlato con Alessandro Mazzone, general manager di Forevergreen.fm, tra gli organizzatori di Electropark Exchanges, il ramo milanese del festival nato a Genova nel 2012, Electropark, dedicato a musica elettronica, sperimentazione e avanguardia artistica.

Giunti a Milano ormai alla terza edizione che sarà inaugurata dal primo workshop di domani pomeriggio al Teatro Franco Parenti con ospiti i Visible Cloaks, che si esibiranno martedì sera.

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Alessandro, cos’è Electropark Exchanges, e perché questo nome?

Electropark nasce a Genova come festival nel 2012 — dall’autunno 2014, a ottobre, i concerti si sono spostati a teatro. Tre anni fa, vinto il bando Funder35 promosso da Fondazione Cariplo, abbiamo pensato strategicamente di portare una porzione del festival di Genova su Milano, in particolare quella dedicata alla produzione di concerti e live. Fino ad allora, a Genova il festival si era retto sulle proprie gambe: quando la parte teatrale è stata trasferita al Teatro Franco Parenti di Milano, il djset puro, proposto in contesti diversi, in location riqualificate e seguendo il tema della riappropriazione e riqualificazione urbana, è rimasto lì, dove la rassegna era nata ormai sei anni prima.

Qual è il concept, l’obiettivo dietro al progetto?

L’obiettivo resta quello di portare la musica elettronica in contesti non convenzionali: a Genova si è trattato di musei e palazzi storici, chiese, mercati cittadini, piazze, spazi espositivi. Ogni volta cerchiamo di produrre uno spettacolo/djset che tenga conto della location in cui ha luogo e delle sue suggestioni, valorizzate dalla musica, e che avvicini il pubblico giovane a luoghi che generalmente non vede legati a questo genere di eventi, o che frequenta raramente. In questo vogliamo credere di avere anche una sorta di funzione sociale, o di audience development, che di fatto ha dato buoni frutti in questi anni.

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Ma cosa vuol dire Exchanges?

Dialoghi, scambi tra artisti e spettatori nella dinamica della fruizione di cultura — in questo caso, musica elettronica da ascolto che potesse mettere in una relazione diversa chi performa sul palco e il pubblico, cercando quindi di cambiare il modello per cui si fruisce in genere della musica elettronica solo attraverso il dancefloor, piuttosto che in contesti comunque dance, dove non viene richiesta un’attenzione particolare all’ascolto. Si tratta di produzioni impegnative, concerti one-shot con artisti internazionali (ma anche nazionali) di grosso calibro, dove c’è alle spalle una produzione tecnica e di comunicazione molto impegnativa. Ogni concerto si compone di un solo act, senza act di apertura, chiusura, senza warm-up. Dura un’ora in genere, ma è molto d’impatto.

Com’è stato l’arrivo e l’impatto con Milano, e qual è stata la risposta del pubblico?

Il pubblico di Genova è meno giovane, meno stimolabile sotto molti punti di vista, quindi in un certo senso meno ricettivo di quello milanese.

Arrivare a Milano è stato un po’ come aver raggiunto un obiettivo, un traguardo: da lì abbiamo messo in atto un progetto ambizioso, quello di portare dei progetti all’interno della Sala Grande del Teatro Parenti, ma arrivando da fuori: il grosso della nostra struttura si trovava infatti tra Genova, Berlino, Palermo, ma non a Milano, mentre ora siamo (quasi) tutti di base a Milano. Oltre a me lavorano in Forevergreen al progetto Andrea, Valeria, Andrea, Vittoria e Andrea.

Nel 2016 siamo partiti con una proposta di tre artisti internazionali che hanno fatto altrettanti concerti in sala grande. L’Exchange lì si traduceva nello scambio tra diversi generi musicali: tutti i concerti prevedevano due artisti sul palco — un artista di fatto proveniva dal mondo della musica elettronica, l’altro da un genere e settore differente. Nel 2017 invece il concept è mutato, lo scambio è stato tradotto nella proposta dell’artista all’interno di uno spazio sempre diverso: il primo concerto si è tenuto sempre in sala grande al Parenti, il secondo invece in piscina, ai Bagni Misteriosi, mentre il terzo nella parte esterna ai bagni, su prato.

Come mai la scelta del ritorno a teatro?

Quest’anno abbiamo deciso di tornare in sala grande al Parenti per due motivi: sicuramente il pubblico a teatro è più attento, è più facile fruire dello spettacolo e goderselo, e volevamo raccogliere un pubblico che venisse a teatro sapendo a che tipo di spettacolo avrebbe assistito; in secondo luogo, abbiamo deciso di allocare più budget sulla qualità della proposta artistica piuttosto che sulla parte di produzione e location.

Come nasce la collaborazione col Teatro Franco Parenti?

La collaborazione col Parenti nasce per caso: era il 2015, avevamo già due edizioni alle spalle, ma a Genova. Mi trovavo al Parenti durante il concerto fantastico dei Kindness, dove ho incontrato un conoscente, allora era solo un amico di amici, che lavora al Parenti: ci siamo subito trovati rispetto a quello che noi offrivamo e che loro cercavano e come spesso accade in questi casi, una cosa tira l’altra e oggi siamo qui, al Parenti, alla terza edizione milanese, di nuovo a teatro, per un nuovo ciclo triennale.

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Cos’è Ex-Ex?

Ex-Ex è la novità dell’edizione 2018. Si tratta di workshop pre-concerti che si terranno nella nuova palazzina del Parenti. Quest’anno i concerti saranno uno al mese, di martedì (15 maggio, 12 giugno, 10 luglio), anticipati appunto dai workshop che si svolgeranno la domenica precedente. Il primo, che si terrà domani domenica 13 maggio, è dedicato alla percezione, e vedrà la partecipazione degli stessi Visible Cloacks, il duo che si esibirà martedì per la prima serata inaugurale in sala grande. Si tratta del risultato di un programma laboratoriale sviluppato da Sabina Barcucci, con cui abbiamo iniziato a collaborare quest’anno. È abbastanza ambizioso: vuole portare all’attenzione tematiche legate alla musica non solo legate alla produzione pura, ma all’approfondimento di tutta una serie di dinamiche collaterali che vanno ad aumentare e impreziosire la scoperta di processi creativi a cavallo tra la musica e altre discipline, come ad esempio quella visiva, parte integrante dei primi due concerti.

In tutti e tre i workshop saranno presenti gli artisti protagonisti dei concerti stessi, che racconteranno in una studio session le proprie modalità di produzione. Nei primi due workshop si tratterà di produzione musicale e visiva, con tutta una serie di simulazioni e interazioni con i partecipanti. Ci sarà anche un panel di discussione con esperti del settore e con gli stessi artisti, una sessione di reading — tutto in lingua inglese.

La terza giornata di workshop a luglio invece sarà dedicata sì alla produzione musicale, ma con l’evidenza di tematiche propriamente culturali, di impatto su territori lontani che si avvicinano attraverso il linguaggio della musica.

Questa serie di workshop vuole andare a indagare sul processo creativo in quanto antidisciplinare, la musica e altri input creativo-culturali che si mescolano per creare un’esperienza nuova e insolita per l’ascoltatore.

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Ma qual è l’obiettivo del progetto?

Nel 2016 abbiamo proposto al Parenti un progetto triennale, che si conclude di fatto con l’edizione 2018. Tuttavia, dato che le cose sono andate piuttosto bene e la collaborazione è stata molto proficua, abbiamo deciso di far coincidere il terzo anno con il primo del nuovo triennio, immaginando anche già uno sviluppo ulteriore del progetto che si estenderà dal 2018 al 2020. La parte di workshop e di laboratori rientra in questo sviluppo: tra i nostri obiettivi c’è quello di accompagnare i concerti con un momento divulgativo, di indagine, che possa coinvolgere sempre in misura maggiore gli artisti dei concerti. Per questo, per i prossimi anni stiamo ipotizzando un coinvolgimento degli artisti in una forma ancor più ampia e attiva con la nostra produzione: vorremmo fare in modo che Electropark da prodotto diventi produttore.

Cosa intendete per avanguardia?

Dal punto di vista del concept, tendiamo sempre a immaginare e a stimolare un rapporto nuovo, innovativo, tra artista e ascoltatore. Dal punto di vista della proposta artistico-culturale in sé, questi sono tutti concerti che hanno all’interno combinazioni diverse, Exchanges diversi. Quest’anno abbiamo proposto in termini di avanguardia sicuramente il secondo concerto, che è un’anteprima mondiale. Il terzo è un’anteprima italiana, mentre il primo un’anteprima milanese.

Cerchiamo sempre di chiamare artisti che abbiano un’esperienza e una maturità tali da proporre un’offerta artistica e musicale particolare, che abbia una sostanza tangibile, e che sia il risultato di un lavoro di ricerca profondo e consapevole.

Ci sono finestre aperte sull’estero?

Nel 2019 sicuramente guarderemo con più decisione anche all’estero. Da un punto di vista di proposta sicuramente in questi sei anni di attività il collegamento più forte è stato con la Germania, anche se di fatto in quest’ultima edizione gli artisti sono tutti americani o anglosassoni.

Cosa pensi del panorama della musica elettronica italiano, in particolare di quello milanese?

Macao rappresenta sicuramente per noi un punto di riferimento, sia per il luogo in cui si trova, sia per il fatto che propone sperimentazioni e processi innovativi. Al suo interno lavorano realtà che si avvicinano molto alla nostra nelle prerogative e negli intenti, come accade per Saturnalia, un ottimo esempio di ricerca e proposta musicale. Ci sono poi il festival Terraforma di Villa Arconati e Inner Spaces, appena conclusosi al San Fedele, oltre al neonato Zuma e alla Buka dove, nonostante la proposta sia meno strutturata e meno impegnativa, la ricerca e la scelta degli artisti rimane molto attenta e ragionata, spesso inedita, e sempre interessante. Anche il Comune di Milano si è fatto promotore di iniziative interessanti, come la Milano Music Week dell’anno scorso, cui abbiamo avuto il piacere di partecipare con una 3 giorni di anteprima di Electropark Exchanges 2018, nello spazio storico dell’ex casello daziario di Porta Sempione all’Arco della Pace.


L’appuntamento con Electropark Exchanges è per domani pomeriggio alle 14.30 al Franco Parenti, in occasione del primo workshop Ex-Ex: perception, con ospiti i Visible Cloaks. Ci vediamo lì.

Tutto il programma di Electropark Exchanges 2018

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