Out is me: raccontare l’autismo a teatro
“Out is me” non si fa riserve. La performance di Yuri Tuci è chiara, sincera e autoironica, esattamente come quello che vuole rappresentare: la sua storia.
“Out is me” non si fa riserve. La performance di Yuri Tuci è chiara, sincera e autoironica, esattamente come quello che vuole rappresentare: la sua storia.
Yuri Tuci — il nome l’ha scelto il nonno in onore dell’astronauta Jurij Gagarin — ha 34 anni, è nato e cresciuto a Prato, è a dieta ferrea da qualche mese, è affetto da autismo ad alto funzionamento, è un attore straordinario e ha scritto un’opera teatrale che racconta la sua storia.
L’opera si chiama “Out is me – unanormalestoriatipica,” è andata in scena allo spazio Quilombo di Prato, e noi siamo andati a vederla.
“Out is me” è un’opera in grado di ribaltare il pubblico che la osserva, di mettere in discussione molti pregiudizi che circolano sull’autismo — e soprattutto —di mettere in discussione ciascuno di noi. Lo spettacolo è diretto da Francesco Gori, al suo esordio alla regia, ed è stato scritto a sei mani da lui, Yuri e Lorenzo Clemente. Tuci è l’unico interprete, sale sul palco tranquillo e per quasi due ore tiene perfettamente in mano le redini di uno spettacolo che colpisce e stordisce il pubblico.
Non fa altro che raccontare la sua vita, del perché si chiama così, di quando ha conosciuto per la prima volta quella parte di lui, prepotente e impossibile da ignorare, che lo rendeva spesso nervoso e irascibile. Parla delle sue fobie, ognuna delle quali ha un nome e un’immagine precisa, racconta della solitudine in cui spesso, se non sempre, le “persone come lui” sono costrette a vivere per colpa di una società che si mostra restia verso ciò che non capisce.
Tuci non ha riserve, la sua performance è chiara, sincera e autoironica, esattamente come quello che vuole rappresentare: la sua storia.
Out is me è un lungo monologo, che inizia proprio con la presentazione che Tuci offre di sé stesso, in terza persona, al pubblico:
“Chi è Yuri Tuci? Bah, personalmente, come potrei definirlo? È a suo modo un personaggio, a metà fra il lupo e l’agnello, con i suoi pro e i suoi contro, come tutti del resto. La prima volta che l’ho conosciuto, quando era molto piccolo, era un bambino come tutti gli altri: socievole, chiacchierone, allegro, vivace. Soprattutto dotato di un’insaziabile curiosità. Poi, improvvisamente quanto misteriosamente, accadde l’inaspettato. Incominciò a chiudersi in sé stesso, a scoppiare in pianti ed urla e ad avere paura di tutto e tutto.”
A questo punto dello spettacolo Elena Vastano, tecnico delle luci e altra componente fondamentale di questo progetto, spegne e riaccende a ritmi regolari alcuni dei fari, mentre Tuci spiega:
“In pratica è come l’elettricità: on e off, acceso e spento, luce e buio. Si vive così, come qualcuno che si diverte a schiacciare l’interruttore.”
La grande capacità di quest’opera non sta solo nel fatto di parlare dell’autismo in un modo “accessibile” a tutti e molto ironico così da divertire e contemporaneamente informare il pubblico, ma soprattutto nel riuscire a farti immedesimare nella storia.
A dirlo sembra assurdo: come fanno le persone “normali” a riconoscersi in una storia che racconta la vita di un ragazzo autistico? È qui che risiede l’incredibile forza e originalità di “Out is me.” Durante tutto lo spettacolo, spesso mi fermavo a pensare a quante delle cose che aveva vissuto Tuci le avessi vissute anche io, in quante delle sensazioni di cui parlava riuscivo a ritrovare le mie stesse emozioni, le mie stesse paure.
Lo spettacolo, arricchito da splendidi giochi di luce, da una colonna sonora curata da Claudio Brambilla e Marco Biagioli, da alcuni spezzoni di video realizzati da Lorenzo con protagonista sempre Tuci, termina con una lettera scritta da lui stesso che dice:
“Tutti siamo uguali di fronte a Samarcanda, e pur sapendo questo non abbiamo umiltà [..] Dicono che sono delle piccole scariche elettriche che fanno nascere i pensieri nel cervello e le galassie nell’universo, se è così bisogna fare qualcosa contro gli sbalzi di tensione, altrimenti andiamo in corto circuito. Nella vita ci sono due cose che non riesco a reggere: le lampadine che si fulminano e storie che finiscono.”
Dopo le spettacolo, davanti a un pizza gigante (unica trasgressione dalla dieta di Tuci), intervistiamo la squadra al completo.
Mi raccontate un po’ come nasce questo progetto?
Gori: Il progetto in realtà non è nato, è praticamente qui da 34 anni, gli anni che ha Yuri, solo che nessuno riusciva a vederlo finché Lorenzo non ha pensato di metterlo in scena, considerando anche il grande talento che Yuri mostrava nel recitare. Tutto quello che abbiamo dovuto fare è stato aprire una bottiglia di vino e sederci tutti e tre sul divano, dopo otto mesi Out is me era pronto.
“Out is me” è una storia che tratta un tema che ha, o che dovrebbe, avere una certa rilevanza pubblica. Qual era l’obiettivo di questo progetto? Ingloba anche una sorta di “battaglia sociale” per sensibilizzare le persone sull’autismo?
Clemente: Non c’è una morale in verità, non abbiamo messo in scena questa storia per lanciare un messaggio sociale, ma solo per narrarla col suo linguaggio. La cosa che mi piace di più del nostro lavoro è che Yuri parla molto più di noi che dell’autismo, parla molto delle altre persone, quelle che definisce “normali” proprio perché lo scopo è quello di normalizzare la diversità.
Lo spettacolo è andato in scena tre sere consecutive qui a Prato per la prima volta, com’è andata?
Clemente: Le serate sono andate bene, anzi benissimo, sicuramente in un modo che non ci saremmo aspettati. Yuri è nato per recitare, tant’è che non si capisce mai quando smetta di farlo anche quando siamo fuori dal palco, forse perché non smette mai di farlo!
Yuri, questa è la tua città e il tuo pubblico, molte delle persone che sono venute a vederti ti conoscono da sempre e immagino che questo ti renda più “sicuro” sul palco, non sei spaventato dall’idea di fuoriuscire da questo nucleo per portare il tuo spettacolo, e quindi la tua vita, altrove?
Tuci: Devo dire che mettersi a nudo davanti una società che non è proprio a misura come un cappotto, mi spaventa un po’. Solo che preferisco concentrarmi sul fatto che la società deve accettarlo, devi accettarmi per quello che sono, perché purtroppo per loro io ci sono, esisto. Attraverso il mio lavoro voglio far capire alle persone che i diversamente abili non sono spazzatura come spesso si crede, si tratta semplicemente di persone diverse e per questo uniche.
Con queste tre serate Out is me è finalmente diventato una realtà, ha soddisfatto le vostre aspettative? Vi aspettavate qualcosa dal pubblico e come credete che abbia reagito?
Gori: L’unica ansia che avevo io nei confronti delle persone esterne a questo progetto, anche dei giornalisti!, era rivolta ai genitori di Yuri in realtà. L’opera è davvero molto autobiografica, le cose che Yuri racconta sono le cose che ha vissuto sulla sua pelle insieme alla madre e al babbo, tra l’altro presenti in prima fila allo spettacolo. L’unica preoccupazione era quella di non riuscire a trasmettere in modo adeguato e rispettoso, il ruolo fondamentale che hanno avuto i genitori e le difficoltà con cui si sono dovuti confrontare. Il loro giudizio era sicuramente quello più atteso, il più importante rispetto a quello di tutti gli altri, e siamo contenti che sia stato positivo e che loro siano stati contentissimi.
Quali sono ora i vostri prossimi step?
Vastano: Ci piacerebbe portare lo spettacolo in giro sicuramente, oltre i confini della Toscana, e ci piacerebbe partecipare al Fringe Festival, uno dei più importanti festival di teatro nazionali. La risposta è stata buona e noi siamo soddisfatti del nostro lavoro. Io sono stata l’ultima ad arrivare nella compagnia, la sceneggiatura era praticamente finita e bisognava solo inserire la parte tecnica, quindi posso dire di essere stata la prima spettatrice di questa opera! Una volta vista me ne sono innamorata, e sono sicura che sarà così per tutti.
Clemente: Yuri è così anche al di fuori della scena teatrale, tutto quello che fa è una performance, lo puoi vedere da te durante questa intervista.
Io non lo considero neppure un essere umano ma un essere fantastico, tipo il figlio di un film fantasy e di un cinepanettone, se le metti insieme esce fuori Yuri ecco.
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“Out is me”
Regia: Francesco Gori
Sceneggiatura: Lorenzo Clemente, Yuri Tuci e Francesco Gori.
Luci: Elena Vastano
Musiche: Claudio Brambilla, Marco Biagioli
Produzione: Casazoo
Foto: Mirko Lisella
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