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foto di Sabina Candusso

Questa mattina alle otto la DIGOS e poi i Carabinieri, con due blindati, hanno sgomberato una parte dell’ex scalo ferroviario di Porta Romana, affacciata su viale Ripamonti, in cui diversi capannoni e fabbricati erano stati occupati da senzatetto e migranti, alcuni anche da anni.

“Chi viveva lì sapeva che lo sgombero sarebbe arrivato in questi giorni, hanno anche chiesto a una ragazza di LUMe che ogni tanto andava a dare una mano di non tornare,” ci racconta Andrea Premarini, anche lui di LUMe, che ha assistito allo sgombero. “Da quello che sappiamo, fino a pochi giorni fa c’erano circa duecento persone qui. Questa mattina non piú di una trentina.”

“Lo sgombero era nell’aria,” ci conferma il consigliere comunale democratico Aldo Ugliano. “È noto che nelle aree dismesse ci siano persone che vivono in grave difficoltà e fragilità sociale.” Garantire la loro sicurezza non vuol dire necessariamente lasciarli in questi posti, però. “A tutti sarà garantita assistenza: mi risulta che lo sgombero sia stato accompagnato dai servizi sociali del Comune.”

Ma chi ha lasciato la zona nei giorni scorsi, o anche questa mattina, non appena sono arrivate conferme dell’imminente sgombero, sarà difficilmente rintracciabile. “La composizione degli occupanti era molto varia, c’erano ragazzi in attesa del responso alla richiesta di protezione internazionale, ma anche alcune persone dell’Est, e molti centrafricani. Nei giorni scorsi c’erano ancora anche alcune donne e bambini, ma questa mattina non ce n’erano piú. Un ragazzo con cui ho parlato era venuto in Italia per motivi di studio e quest’anno non gli hanno rinnovato il permesso di soggiorno,” ci racconta Premarini.

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“Non ci sono stati particolari momenti di tensione, ma noi non abbiamo visto arrivare nessun assistente sociale, e siamo rimasti lì fino alle nove e mezza, dieci.”

“Erano arrivate già molte lamentele da chi vive nella zona,” spiega Ugliano. “In particolare l’estate scorsa, quando con il caldo si era creato un vero problema con gli odori dei bisogni fisiologici.” Ma lo sgombero arriva proprio dieci giorni prima di Social Music City 2018, operazione di recupero dello scalo ferroviario che si ripete tutte le estati dal 2015. “È la solita questione del decoro,” commenta Premarini.

Non sembra che lo stabilimento fosse in mano a qualche tipo di racket, ma certamente non si trattava di un posto che potremmo definire “abitabile.” Il problema delle aree di ospitalità per persone senza casa, siano migranti in attesa di permesso o italiani, è un fronte su cui l’amministrazione Sala deve ancora far seguire i fatti alle parole.

Testimonianze raccolte dal TG3 regionale confermano che le persone fatte sgomberare non abbiano ricevuto indicazioni su dove recarsi ora che lo spazio è stato restituito a Rfi.

Dallo stato, ovviamente, in questo momento non è lecito aspettarsi nemmeno una presa d’atto del problema, che d’altronde non fa che diventare più grave da anni.

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Aggiornamento, 9 maggio 2018: nel pomeriggio di ieri la fotografa Sabina Candusso è tornata sui luoghi dello sgombero, e ha trovato ancora molte persone, soprattutto anziani, fuori dal campo, che non sapevano dove andare. Alcune persone hanno portato i propri materassi e hanno trovato rifugi di fortuna in zona.

tutte le foto di Sabina Candusso