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Con la modalità Discovery Tour, Ubisoft ha voluto aggiungere un elemento educativo alla saga, in modo tale da rendere l’ambientazione storica più che un semplice espediente narrativo.

In Assassin’s Creed: Origins, l’ultimo capitolo della famosa saga di videogiochi action/adventure della software house francese Ubisoft, c’è una modalità peculiare, chiamata Discovery Tour, che offre al giocatore la possibilità non solo di esplorare il mondo di gioco in completa libertà e senza dover badare ai potenziali nemici, ma anche di prendere parte a vere e proprie visite guidate virtuali, alla scoperta del mondo di gioco.

La serie Assassin’s Creed racconta le vicissitudini di personaggi appartenenti alla Confraternita degli Assassini, un’organizzazione che nel mondo fantapolitico del gioco ha operato per il bene degli uomini nel corso di tutta la storia. Ogni capitolo è quindi ambientato in un’epoca differente: dalla Terra Santa durante il periodo delle crociate fino alla Londra elisabettiana, passando per il Risorgimento a Firenze e l’epoca d’oro dei pirati dei Caraibi; Origins, l’ultimo capitolo in ordine di uscita e prequel al resto della saga, è ambientato nell’Antico Egitto all’epoca del faraone Tolomeo XIII e Cleopatra.

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Nel dettaglio, la modalità Discovery Tour, novità assoluta nella serie, permette di prendere parte ad una delle 75 visite guidate, alla scoperta di diversi aspetti della cultura e società di quell’epoca, riguardanti sia importanti monumenti e personaggi storici famosi (la Sfinge, la biblioteca di Alessandria, Cesare), sia aspetti della quotidianità, come per esempio il lavoro dei vasai e la lavorazione del papiro. Una volta iniziato il tour, un percorso luminoso compare sulla mappa di gioco e lega tra di loro diversi checkpoint interattivi. In corrispondenza dei punti di interesse, una volta selezionati, ha inizio la relativa spiegazione, con tanto di voce narrante, accompagnata non solo dalle immagini del gioco ma anche da fotografie e documenti provenienti dai più importanti musei e biblioteche del mondo.

L’intento di Ubisoft è stato quello di aggiungere un elemento didattico ed educativo ai propri giochi, in modo tale da rendere l’ambientazione storica più che un semplice espediente narrativo, uno strumento per insegnare qualcosa ai propri giocatori. Possiamo dire di trovarci di fronte alla forma più moderna di un educational game?

Come dice il nome stesso, i giochi educativi fanno parte di un genere videoludico che, attraverso l’aspetto interattivo tipico dei videogame, ha lo scopo di educare o istruire i giocatori. Indirizzati generalmente ad un target molto giovane, questo tipo di giochi è andato di moda soprattutto tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta, tanto che anche case di sviluppo importanti si sono dedicate al loro sviluppo. L’esempio più illustre è forse quello di Nintendo che, tra il 1992 e il 1995, ha appaltato a una piccola software house lo sviluppo di ben cinque titoli educativi con protagonisti Mario e gli altri abitanti del Regno dei Funghi. Inutile dire che tutti questi giochi hanno avuto una ricezione pessima: composti principalmente da quiz a completamento o da semplici giochi legati a parole e numeri, non solo risultavano essere poco istruttivi, ma soprattutto non erano per nulla divertenti.

Il più grande problema di questo genere, infatti, è il trovare un equilibrio accettabile tra l’aspetto ludico e quello istruttivo: aggiungere un elemento didattico può andare a sottrarre libertà e spontaneità al gioco, rischiando di trasformarlo in una sorta di eBook leggermente più interattivo del normale; allo stesso modo, le nozioni imparate all’interno di un gioco risultano difficili da replicare al di fuori di esso se apprese in contesti troppo specifici, finendo per essere solamente situazionali.

In cosa differisce quindi la nuova modalità Discovery Tour dell’ultimo Assassin’s Creed dai videogiochi educativi di vent’anni fa?

Prima di tutto, togliamo di mezzo l’ovvio: il livello tecnologico raggiunto nel 2018 permette una ricostruzione molto più realistica delle diverse ambientazioni. Se la suddetta saga ha un pregio indiscutibile, è la capacità degli sviluppatori di creare un’ambientazione di gioco credibile e immersiva, ricostruendo al meglio delle possibilità odierne epoche storiche e città del passato. In Origins, ad esempio, gli sviluppatori sono stati affiancati da un gruppo di egittologi che li ha aiutati a ricostruire l’Antico Egitto fin nei minimi particolari. Vedere un monumento ricostruito come modello poligonale 3D in full HD è diverso che vederlo in una foto, o in una ricostruzione in 8-bit, senza contare poi la possibilità di interagire con esso, arrampicandocisi sopra o entrando al suo interno.

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Nella modalità Discovery Tour, il problema dell’equilibrio tra intrattenimento e educazione è comunque aggirato, più che risolto. La saga di Assassin’s Creed infatti, benché abbia un’ambientazione storica, non è completamente fedele ai fatti realmente accaduti; come in un romanzo storico, le vicende sono una commistione tra realtà e fiction: a volte quest’ultima ha la meglio e obbliga gli sceneggiatori a modificare, almeno in parte, gli avvenimenti per poter raccontare una trama più avvincente e più coesa.

Discovery Tour allora sospende la narrazione per poter avvicinarsi di più alle vicende così come sono accadute veramente; è come se creasse un mondo parallelo a quello del gioco principale, più vicino al nostro. Non solo: nei diversi tour, ci sono anche punti in cui gli sviluppatori rompono la quarta parete e raccontano come e dove siano intervenuti sugli avvenimenti storici, cos’hanno cambiato e perché, rendendo il tutto ancora più interessante. Nel caso dell’Antico Egitto, poi, in alcune situazioni sono stati sostanzialmente costretti a ritoccare la realtà, a causa della mancanza di informazioni concrete: nella guida alla Biblioteca di Alessandria, per esempio, viene spiegato come questa sia andata distrutta più volte nel corso dei secoli e di come abbiano in realtà utilizzato quella di Celso, ad Efeso, per ricostruirla all’interno del titolo. Questa “onestà intellettuale” è una novità assoluta: nei titoli precedenti, ad esempio quelli ambientati in Italia, Ubisoft infatti si serviva di un’ulteriore cornice narrativa per giustificare le discrepanze storiche. L’ambientazione contemporanea, dalla quale il protagonista accede alle diverse epoche, veniva usata come una sorta di deus ex machina per semplificare ricostruzioni altrimenti troppo complesse.

La biblioteca di Alessandria
La biblioteca di Alessandria

Ci si potrebbe chiedere se questo sia un modo efficace per diffondere cultura. Ne è convinto Jose Manuel Galan, uno degli egittologi assunti da Ubisoft in qualità di consulente per contribuire alla ricostruzione del mondo di gioco. Nelle sue dichiarazioni emerge il desiderio di promuovere l’interesse per l’Antico Egitto, persino al costo di discostarsi parzialmente dalla realtà. Andando anche contro l’opinione di alcuni suoi colleghi, infatti, Galan è convinto che la semplice esposizione a questa cultura porterà i giocatori, soprattutto quelli più giovani, a un approfondimento autonomo.

Il videogioco è quindi visto non tanto come mezzo educativo, ma come una nuova cassa di risonanza per poi passare a metodi più tradizionali.

Questa eccessiva libertà interpretativa non ha però mancato di suscitare alcune polemiche, soprattutto quando al nobile intento della diffusione della cultura è subentrata una ben più terrena preoccupazione di non irritare i benpensanti, censurando gli organi genitali e i caratteri sessuali delle statue e delle raffigurazioni con improbabili conchiglie. Vista la classificazione del gioco come adatto a un pubblico maggiore di 18 anni, questa scelta non può che risultare ipocrita.

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Assassin’s Creed: Origins è quindi il gioco educativo definitivo? Non proprio, ma è un passo avanti verso la consapevolezza della potenza istruttiva del mezzo da parte dell’industria videoludica. Conchiglie a parte, come si è già osservato, l’equilibrio tra intrattenimento e apprendimento non può essere raggiunto separando la narrativa dalle informazioni storiche. La modalità Discovery Tour ha però riacceso il dibattito su un tema che con le tecnologie moderne, come soprattutto i visori per la realtà virtuale, può trovare un terreno fertile su cui svilupparsi.


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