Nasce China Fm, la prima radio in cinese a trasmettere in Italia. Siamo andati a parlare con il fondatore e gli speaker per capire quale ruolo avrà nella comunità cinese e che potenzialità può avere per integrazione e mediazione culturale.
Se siete dei pendolari e se siete dei pendolari che usano la macchina per andare al lavoro, avrete notato un cambiamento nelle frequenze radio. Dal primo marzo infatti, sintonizzandosi sui 92.4 in fm, non si sentono più le classiche canzoni nazionalpopolari di Radio Cuore, al suo posto una radio che parla e suona in cinese: China Fm. Una radio completa di palinsesto e rotazione musicale – che per ora si può ascoltare solo a Milano 92.40 e a Firenze prato 107.9 – fondata da Giulio Sun, in Italia dal 1991, con una formazione da fisico e una carriera da imprenditore.
Giulio ci spiega che China Fm non è il suo primo progetto radiofonico, dal 2014 ad oggi la Italian International Radio and Media ha acquistato più di 15 frequenze distribuite da nord a sud — Verona, Lecco, Milano, Novara, Torino, Genova, Bari sono solo alcune delle città coperte dal segnale su cui trasmette, per esempio, Radio We, una radio in italiano, ma molto vicina alla cultura orientale. “Quest’anno abbiamo iniziato a fare radio in cinese, è piaciuta a molti anche perché è una cosa unica. L’abbiamo fatto per la comunità cinese, ma non solo, ci sono molti italiani che conoscono la lingua e a cui fa piacere sentire una radio in cinese,” ci spiega Giulio, che ha accettato di fare due chiacchiere con noi sullo sviluppo del suo progetto.
Questa è una considerazione fondamentale per capire la funzione di China Fm: certamente la radio nasce con l’intento di aiutare e intrattenere le varie comunità cinesi in Italia, ma anche come strumento per avvicinare le due culture. Nel 2017 le scuole italiane che insegnano cinese sono diventate quasi 300 con più di 17,000 studenti, numeri importanti se si pensa che nel 2009 gli istituti aperti alla lingua erano solo 17 e ancora più significativi se si torna indietro di vent’anni quando a insegnare il cinese erano solo le università di Milano, Venezia, Roma e Napoli.
I dati dimostrano che l’affinità tra i due paesi non è più solo commerciale, oggi conoscere il cinese permette anche di seguire da fonti più dirette le notizie che arrivano dall’Asia e di approfondire così la sua cultura. È lo stesso Giulio che ci conferma questa tendenza: “Negli ultimi anni il rapporto con l’Italia è cresciuto culturalmente ed economicamente, non stupisce che a molti italiani piaccia ascoltare notizie provenienti dalla Cina.”
Ancora per qualche mese gli studi situati in via Burigozzo non saranno operativi, nel mentre gli speaker andranno in diretta dagli uffici in piazza Cadorna, dove si trova la sede amministrativa di China Fm. “In questa fase stiamo provando il palinsesto, per adesso siamo a cinque programmi parlati che rispondono soprattutto alle esigenze dei giovani, ma anche per persone più anziane, insomma proviamo ad accontentare un po’ tutti (ride). Il nostro team è molto vario, ci sono persone più giovani e meno giovani, quindi tra tutti quanti cerchiamo di capire quali sono le esigenze degli ascoltatori.”
Non stupisce che i giovani siano il motore della radio, solo a Milano sono tantissimi gli studenti che dalla Cina hanno deciso di venire a studiare nel capoluogo lombardo — una comunità nella comunità, capace più di tutti di integrarsi e di mediare tra le due culture.
Durante la nostra visita incontriamo Angela, laureata in economia e finanza alla Bocconi, che, dopo gli studi, si è avvicinata al progetto di Giulio con la curiosità di chi non conosce i meccanismi della radio, ma ne intuisce il potenziale. “Non pensavo che avrei avuto a che fare con la radio dopo gli studi, ma quando ho visto cosa si poteva fare attraverso China Fm mi sono lanciata nel progetto. Non solo da parte della comunità cinese, anche gli italiani si sono accorti che questa radio è una buona cosa, la comunicazione è un ottimo passo verso l’integrazione e ce ne deve essere molta. Naturalmente non è facile quello che vogliamo fare, ma questo è un primo passo.”
Mentre parliamo, nella stessa stanza stanno registrando due degli speaker di China Fm, Xiaoxiang e Yujia. Mi faccio spiegare da Angela di che cosa stanno discutendo. “Hanno raccolto le domande degli ascoltatori via WeChat e ora cercano di rispondere. Di solito sono problemi di tutti i giorni, per esempio quello che riguarda le buste paga, l’Inps e altre domande legate alla burocrazia.”
Ascolta una clip da China Fm
L’interazione con gli ascoltatori, ci spiegano, è fondamentale per adempiere a una funzione, non solo culturale, ma anche sociale. In Cina le radio, soprattutto quelle locali, sono tantissime e spesso sono un punto di riferimento per gli abitanti. China Fm vuole replicare quello scopo comunitario e visitando gli uffici si percepisce l’entusiasmo di veder riconosciuti i propri sforzi.
Xiaoxiang, nickname elefantino, e Yujia durante la registrazione
“Qualcuno ci ha anche scritto delle poesie, molti ci raccontano che vivono da tantissimi anni in Italia ma che non avevano mai sentito una radio che fosse così vicina alla loro cultura,” ci raccontano quando gli chiediamo come sia stato accolto l’arrivo di China Fm nella comunità cinese di Milano.
Prima di salutarci, Giulio ci da un indizio su quello che riserva il futuro di China Fm: “Stiamo già immaginando un programma in dialetto.” La maggior parte della comunità cinese a Milano infatti proviene dalla città di Wenzhou, nella regione di Zhejiang, nel sud-est della Cina, in questa regione si parla la lingua wu, una delle principali varianti della lingua cinese dopo il mandarino. E anche questa è una cosa che sicuramente non troverete nelle radio italiane.
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