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I personaggi delle storie di Sorrentino sono strumenti utili a raccontare aspetti storico-sociali dell’Italia, così era stato con Andreotti per la mafia e il Vaticano con Lenny Belardo in The Young Pope.

Ancora una volta i cinefili della domenica, quelli del lunedì, gli influencer, gli shitposter e tutti gli utenti del villaggio di internet potranno riunirsi, a partire dal 24 aprile, intorno al nuovo film di Sorrentino per riempire di inutili opinioni i server del nord Europa.

Per fortuna manca ancora un mese e per ora possiamo accontentarci del trailer ufficiale, uscito ieri un po’ in sordina, ma subito rilanciato dalle più importanti testate online con brillanti titoli come “LORO, IL FILM DI PAOLO SORRENTINO/ La storia di Silvio Berlusconi rischia di inguaiare Di Maio: ecco perché,” oppure “‘Loro’ di Sorrentino, il film su Berlusconi: ecco il trailer” e ancora “Il film di Sorrentino su Berlusconi in due capitoli. ‘Loro 1’ esce il 24 aprile” con qualche notabile esempio come “Loro di Sorrentino è vicino, nuovo trailer.”

Quindi prima di addentrarci in qualche pretenziosa analisi di un video che dura appena un minuto e trenta secondi, ECCO IL TRAILER.

La suadente voce di Toni Servillo (che non ricorda per nulla quella di Berlusconi) accompagna la melodia del fidato Apicella con il testo della partenopea “Malafemmena,” una canzone scritta da Totò nel 1951 in occasione del concorso musicale La Canzonetta (non che questo c’entri molto con il film di Sorrentino, ma perché non approfittarne per farsi una cultura). Mentre in sottofondo risuona l’inno alla donna mediterranea così amata dal Cavaliere, l’occhio di Sorrentino ci mostra loro, quelli del titolo — una corte di Versailles post-coloniale che pezzo dopo pezzo è apparsa nelle ultime decadi del 2000 sulle pagine dei giornali d’Italia. Veronica Lario, Gianpaolo Tarantini, Stefano Ricucci, olgettine di ogni tipo, un profilo craxiano e tutti quei personaggi che ruotavano intorno al Sole di Arcore.

Ma tra tutti questi volti e tutti questi profili, a mancare è proprio lui: Silvio Berlusconi. E se per il teaser trailer, le spalle dell’ex-premier sembravano una chiara scelta promozionale votata all’hype, il trailer uscito ieri ci conferma la decisione di Sorrentino di staccarsi dalla figura magnetica di Berlusconi per rivolgere lo sguardo alla sua cerchia ristretta.

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Certo, direte voi, facile come considerazione con un titolo che grida ovvietà. Ma serve capire una cosa dei film di Sorrentino per arrivare preparati al 24 aprile: i personaggi delle sue storie sono sempre strumenti utili a raccontare aspetti storico-sociali dell’Italia, così era stato con Andreotti per la mafia e più recentemente il Vaticano con la storia di Lenny Belardo in The Young Pope.

Così aveva dichiarato lo stesso Sorrentino alla BBC: “Perché un film su Berlusconi? Perché sono italiano e voglio fare film sugli italiani. Berlusconi è un archetipo dell’italianità e attraverso lui puoi raccontare gli italiani. Mi interessa l’uomo che sta dietro il politico. Per me, un film è scoprire un mistero. E in Italia, molti misteri sono esattamente legati alla chiesa, alla politica, alla mafia. Io sono interessato a raccontare questi mondi.”

Quindi non commettete l’errore di entrare in sala con la speranza di vedere un biopic, preparatevi piuttosto a riconoscervi in quelle litanie che per vent’anni ci hanno accompagnato.