Perché dopo 50 anni ancora non c’è una pillola anticoncezionale maschile

Tra scarsi finanziamenti e pregiudizi, la strada verso un anticoncezionale maschile efficace è ancora lunga.

Perché dopo 50 anni ancora non c’è una pillola anticoncezionale maschile

Scarsi finanziamenti alle ricerche, pregiudizi e resistenze “di genere” allontanano la possibilità di vedere in commercio un anticoncezionale maschile efficace.

Nell’ormai lontano 1960 Gregory Pincus e John Rock, con l’aiuto della Planned Parenthood Federation of America, resero disponibile sul mercato la prima pillola anticoncezionale femminile – utilizzata in Italia da circa il 17% delle donne in età riproduttiva, contro la media europea del 21%, secondo i dati più recenti disponibili. Da allora nuovi e diversi metodi anticoncezionali femminili sono stati ideati, studiati e proposti al pubblico, alcuni meno invasivi di altri. Così mentre le donne, tra rassicurazioni e falsi miti, si sottopongono periodicamente all’utilizzo dei metodi contraccettivi ormonali, gli uomini non fanno altro che stare a guardare e assistere – in questo senso, impotenti.

I metodi contraccettivi maschili conosciuti sono, finora, il preservativo, il coito interrotto e la vasectomia, tendenzialmente poco affidabili o invasivi e disturbanti e, nel caso della vasectomia, difficilmente reversibili. Ci sono poi metodi poco ortodossi, alternativi all’utilizzo del preservativo, come Jiftip, la cui efficacia è contestata dagli esperti. In anni più recenti però, uomini e donne stanno iniziando a farsi sentire, reclamando la possibilità di condividere la responsabilità e il peso della contraccezione.

Male Contraceptive Initiative è un’associazione di scienziati provenienti da tutto il mondo che studia, grazie al finanziamento di privati, metodi contraccettivi maschili non ormonali, tra cui la pianta Gendarussa e la cosiddetta clean sheets pill. In India il dottor Sujoy Kumar Guha ha scoperto e sperimentato quella che viene definita RISUG (Reversible inhibition of sperm under guidance), un metodo contraccettivo che avviene tramite l’iniezione, nei vasi deferenti maschili in cui passa lo sperma, di un gel polimero in grado di inibire la fertilità degli spermatozoi.

L’iniezione – risultata efficace in tutti i 250 soggetti del campione ad eccezione di uno, cui sarebbe stata somministrata in modo sbagliato – viene effettuata nello scroto, ha una valenza decennale e un costo bassissimo, inferiore al costo della stessa siringa utilizzata. La sua reversibilità è stata finora testata con esito positivo solamente sui primati, ripulendo i vasi deferenti dal gel polimero con un’ulteriore iniezione, stavolta di dimetilsolfossido o bicarbonato di sodio. A causa però del basso costo che, sostenuto dalla cadenza decennale, non porterebbe alle case farmaceutiche le stesse enormi fonti di guadagno della pillola femminile, non si è mai davvero investito nella ricerca e nello sviluppo del metodo.

Tuttavia, tra il 2010 e il 2012, negli Stati Uniti, l’organizzazione non-profit Parsemus Foundation ha comprato i diritti del RISUG, rinominandolo Vasalgel e procedendo alla sperimentazione, che si può sostenere con una donazione qui. Per ora Vasalgel, le cui componenti differiscono lievemente rispetto a quelle del RISUG, è stato testato solamente su topi, conigli e scimmie, ma prospettive fiduciose sostengono che Vasalgel sarà disponibile sul mercato americano già dal 2018-2020 e che circa la metà dei maschi adulti lo vorrebbe provare ed utilizzare.

Gif di Emma Darvick.

Pochi giorni fa, al 100° Congresso annuale della Endocrine Society a Chicago è stato presentato il DMAU (Dimetandrolone Undecanoato), cioè sostanzialmente una pillola contraccettiva simile a quella femminile, con cui condivide le componenti ormonali di testosterone e progestinico. Il farmaco è stato proposto dall’Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development e studiato dall’Università di Washington su un campione di 100 individui di sesso maschile tra i 18 e 50 anni. La sperimentazione, che ha portato a 83 casi positivi, consisteva nel somministrare a ciascuno diversi dosaggi del farmaco in un arco di tempo continuativo di 28 giorni.

Lo studio ha mostrato che il giusto dosaggio è di 400 mg, senza effetti collaterali particolarmente gravi nell’individuo se non un lieve aumento del peso corporeo e una diminuzione nel sangue dei valori dell’HDL, il “colesterolo buono” – equiparabili all’emicrania, la cellulite, le smagliature e il gonfiore che la pillola spesso provoca nelle donne. Tuttavia una sperimentazione su un così breve periodo e per un campione così ristretto non porta di certo risultati assoluti e sicuri, ma è solo l’inizio di un percorso lungo e tortuoso.

È interessante consultare i dati riportati dal Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica (AIED) sulla contraccezione maschile avvenuto a Roma nel 2001. La maggior parte degli uomini intervistati, pari a circa il 44%, ha sostenuto di voler assumere “il pillolo” per avere il controllo della contraccezione, piuttosto che per parità di genere o solidarietà nei confronti femminili. A questo dato ne corrisponde un altro, che fa sorridere: il 37,5% delle donne ha sostenuto di non fidarsi di un uomo che pensi in maniera autonoma alla contraccezione e il 40 % dubita, mentre solo il 23,5% ha risposto in maniera positiva.

Un futuro di contraccezione maschile non andrebbe quindi solo contro gli interessi economici delle case farmaceutiche, ma probabilmente si troverebbe davanti anche dei solidi muri sociali e di genere da abbattere, non soltanto all’interno della coppia ristretta. Inoltre, così come la pillola anticoncezionale femminile, al tempo venduta come miracolosa portatrice della tanto attesa libertà sessuale delle donne (che in fin dei conti non sembra ancora pienamente raggiunta), all’oggi solleva numerosi dibattiti e discussioni riguardo agli effetti collaterali più o meno subitanei per la salute – basta leggere il bugiardino di una qualsiasi pillola per spaventarsi un po’ – anche la contraccezione ormonale maschile subirebbe periodicamente processi demonizzanti. Infine, se la medicina è indietro per quanto riguarda la sessualità e la sua componente maschile, è anche perché non siamo ancora stati in grado di superare l’idea di genere come contenitore di ruoli sociali polverosi e obsoleti, difficili da sradicare e sconfiggere.

Gif di BadBenjamin

Holly Grigg-Spall, nel suo libro Sweetening the Pill: or How We Got Hooked on Hormonal Birth Control, sottolinea come ormai i metodi contraccettivi maschili siano stati studiati tanto quanto quelli femminili e, soprattutto, come entrambi non siano privi di rischi, rischi che hanno fortemente rallentato gli studi per quanto riguarda la parte maschile. Mentre però gli uomini vengono protetti da questi effetti collaterali – che non comportano danni solo per l’organismo ma anche per la salute mentale quali ansia, depressione e attacchi di panico, oltre che un lieve calo della libido – le donne vi si sottopongono quotidianamente come unica alternativa valida a una gravidanza indesiderata. Allo stesso modo, la medicina si prende cura attentamente del benessere sessuale maschile con il Viagra, ma alle donne spetta ancora una volta un ruolo servile e secondario, con tutte le dolorose conseguenze che esso comporta a livello personale e sociale.


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