Diaframma è la nostra rubrica–galleria di fotografia, fotogiornalismo e fotosintesi. Ogni settimana, una conversazione a quattr’occhi con un fotografo e un suo progetto che sveliamo giorno dopo giorno sul nostro profilo Instagram e sulla pagina Facebook di Diaframma.
Questa settimana abbiamo parlato con Piero Percoco, in arte The rainbow is underestimated. Da diversi anni la sua attività si è sviluppata proprio sui social, con un notevole successo e consenso. Ora, dopo un anno di lavoro è pronto per mandare in stampa il suo primo libro, dal titolo Prism Interiors. Lo ha fatto attraverso una campagna crowdfunding e grazie al contributo degli utenti. L’editing del libro è stato fatto da Jason Fulford — è possibile acquistare il libro qui.
Ciao Piero, è in uscita il tuo primo libro, per cui stai portando avanti una campagna crowdfunding che sta andando molto bene e, insieme all’editore, avete deciso di ampliare il numero di copie da stampare, giusto?
Si tratta della mia primissima esperienza sia di libro che di crowdfounding. La forma del crowdfunding mi ha spaventato un po’ quando mi è stata proposta, non sai mai come può andare a finire, non puoi avere certezze. Quando abbiamo visto i numeri che abbiamo raggiunto siamo rimasti spiazzati e increduli, un risultato fantastico che continua ad essere in crescita. Ringrazierò sempre tutte le persone che hanno creduto nel progetto e che mi hanno sostenuto. Sicuramente aumenteremo il numero di copie da stampare, credo che arriveremo ad almeno seicento copie invece delle cinquecento iniziali previste.
Quindi sei contento del risultato?
Contento è veramente dire poco. Il risultato ha superato ogni mia aspettativa. Adesso non vedo l’ora di arrivare agli step successivi.
Ricordo che un anno fa, a Reggio Emilia, parlavi della possibile uscita di un libro verso l’autunno. È passato qualche mese in più, ma il risultato alla fine è arrivato. Come è stato questo anno di lavoro?
Più che di lavoro si è trattato di una messa a punto negli ultimi mesi, sapevo che – senza alcuna fretta – sarebbe arrivato il momento e il tempo giusto, e così è andata. Il momento si è presentato come una doccia fredda, all’improvviso, dopo che Jason Fulford, ovvero il book designer, ci ha mandato il lavoro completo, il libro a quel punto c’era. Il crowdfunding è iniziato subito dopo. Ancora oggi rimango incredulo, ma la soddisfazione è veramente enorme per questo lavoro.
Jason Fulford è intervenuto nella parte di editing. Ho letto che lo hai incontrato durante un workshop. Ci racconti il tuo rapporto con lui e il suo intervento sul libro?
L’anno scorso Milo Montelli (editore della casa editrice Skinnerboox) mi suggerì di partecipare al workshop che Jason avrebbe tenuto in Sicilia di lì a poco. Dopo averlo conosciuto, interfacciandomi io con lui e lui con le mie fotografie ho capito da subito a cosa saremmo andati incontro. Considerati i feedback che Jason mi aveva dato, Milo gli propose di curare l’editing del libro.
Non nascondo che il suo sì è arrivato abbastanza inaspettatamente. Qualche tempo dopo averci mandato il pdf, Jason era stato abbastanza chiaro sul fatto che non potevamo aggiungere molto. Ha una capacità incredibile di entrare in relazione con quello che vede. Oltre che l’editing delle immagini, ha anche creato il design del libro.
Ci sarà una parte testuale o il libro comunicherà per sole immagini?
Da sempre una delle certezze del libro è stata la voluta mancanza di testo. Anche Fulford quando ha visto le fotografie mi ha detto che il testo era inutile perché ogni foto era in grado di comunicare da sé.
Il tuo lavoro è strettamente collegato alla tua attività, possiamo definirla, social. Il tuo profilo The rainbow is underestimated è un diario visivo continuo, un flusso di coscienza. Ma quello per cui tutti, chi più e chi meno, possono rimanere affascinati è il fatto che tutto quello che vediamo viene da un piccolo paese, Sannicandro di Bari. Hai voglia di raccontarci il tuo paese a parole per questa volta?
Vivo e vegeto la gran parte del mio tempo a Sannicandro, un paesino immerso nella campagna, caratterizzata perlopiù da ulivi, è un paese prettamente agricolo. Non amando la città, amo la natura e senza di essa non vivrei a mio agio: qui, ovviamente, la natura non manca.
Per come la vedo io poi, questo paesaggio ha molto l’atmosfera americana, c’è sempre il sole. Ho rinominato il mio paese Sunnicandro, alludendo ovviamente a sole in inglese (sun n.d.r.). A parte questo flash, mi piace la tranquillità che qui, bene o male, non manca.
È indubbio che il successo sia dovuto soprattutto alla qualità del tuo lavoro, la cui forza risiede soprattutto nella spontaneità e genuinità di ogni scatto. Cosa ne pensi?
In questi anni di fotografie ho maturato l’idea che quello che faccio è il riflesso incodizionato delle suggestioni del nostro passato, il vissuto, l’infanzia e le esperienze giornaliere che ci accompagnano. Per me è questa la vera ispirazione, quella piu profonda e recondita.
Il successo social si sta trasformando in successo editoralie. Credo tu sia tra le persone indicate per chiedere se pensi ci siano delle sostanziali differenze. E se sì, dove?
La differenza è enorme e sta nel fatto di creare qualcosa di fisico che la gente può toccare, al contrario dell’aspetto “social” che è strutturato per funzionare su uno schermo sostanzialmente.
Ultima curiosità: perché la scelta del titolo?
In principio l’idea del titolo era proprio “The rainbow is underestimated”, ma poi con l’editing e il design di Fulford abbiamo capito che non avrebbe funzionato. Nel titolo c’è un evidente richiamo all’arcobaleno, ma usare la parola rainbow sarebbe stato in qualche modo troppo “definitivo”. Ci piace pensare invece che questo possa essere un primo capitolo della mia produzione fino ad oggi.
Piero Percoco è nato nel 1987. È cresciuto in Italia a Bari, ma ha speso un pò di tempo in Venezuela a Caracas durante la sua infanzia.
E’ un fotografo specializzato e concentrato sulla mobile photography, conosciuto sul social di Instagram con lo pseudonimo “the rainbow is underestimated”.
Nel 2017 viene invitato al Mibact a far parte di un talk sulla fotografia in Italia , rappresentando un giovane autore che lavora con lo smartphone.
Grazie al suo stile fotografico ha lavorato con Belvedere Vodka, Happy Socks , Technogym , fino a collaborare con Vogue Italia e Huawei Mobile.
Si considera un autodidatta, ma la sua prima esperienza nel campo della fotografia è stata nel 2012 nel collettivo di Cesura apprendendo metodi di postproduzione a fini fotogiornalistici e scansionare negativi del fotografo Magnum Photo Alex Majoli.
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