Un missile di nome Pop X

Intervista a Davide Panizza dei Pop X: dall’apertura parigina del prossimo maggio ai Phoenix fino all’immagine di un punto vendita OBI in Alto Adige.

Un missile di nome Pop X

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Davide Panizza, maestro e gran cerimoniere dei Pop X, per parlare delle nuove vesti che il gruppo ha deciso di indossare dopo sregolatezze e caos scenico.

Tutto è iniziato nove anni fa con Io Centro Con I Missili, oggi quel video supera il milione di visualizzazioni su YouTube. Da allora un best of (“Best of Pop X”), un album strumentale (“I Belong To You – canti albanesi di Trento e Bolzano”) e l’approdo vincente a Bomba Dischi.

L’ultimo album dei Pop X, “Musica Per Noi.” è uscito lo scorso 26 gennaio. Così, approfittando di una pausa dai concerti, abbiamo fatto un po’ di domande a Davide Panizza partendo dall’apertura parigina del prossimo maggio ai Phoenix – che hanno suonato al Fabrique di Milano il 20 marzo – e finendo per salutarci con l’immagine di un punto vendita OBI in Trentino Alto Adige.

Come sta andando il tour?

Adesso non suoniamo fino ad aprile per via di un infortunio del nostro chitarrista. Mentre andava a far la spesa è stato rapinato e ha subito gravi lesioni al cranio.

Capisco. Toglimi una curiosità, cosa facevi oggi prima di iniziare l’intervista?

Stavo mangiando in cucina.

Parliamo subito della data di Parigi. Il 26 maggio suonerete a La Gaîté Lyrique in apertura a un gruppone, i Phoenix. Com’è nata questa opportunità?

Credo che abbiano ascoltato le nostre canzoni e siccome due di loro, i Mazzalai, sono originari di Trento abbiano deciso di offrirci questa opportunità per questioni di origini comuni.

Emozionato?

Certo, soprattutto è un buon motivo per farmi un giretto all’estero, è da qualche anno che non esco dall’Italia.

Ma secondo te il pubblico francese sa cosa l’aspetta? Saranno pronti a un concerto dei Pop X?

Abbiamo già suonato a Parigi un paio di anni fa in un contesto meno “esposto.” I francesi ci hanno apprezzato, non tanto musicalmente ma per il nostro aspetto fisico, nel nostro pubblico c’erano molti uomini innamorati.

Quando si è saputo che a Milano avreste suonato all’Arizona 2000 c’è stato un po’ di spaesamento. Come mai avete deciso di portare il tour italiano anche nelle balere?

Per fare qualcosa di diverso da Cosmo e Jovanotti che hanno deciso di farlo nei club e nei palazzetti.

Rispetto agli anni scorsi mi sembra sia cambiato anche il tipo di spettacolo che proponete, sui social non ho più visto marmitte, strumenti artigianali o percussioni improvvisate. Meno caos, poca gente sul palco e più musica suonata. È stata un’iniziativa tua quella di cambiare il live o siete stati indirizzati dall’esterno? Te lo chiedo perché alcuni concerti degli anni scorsi li ricordo belli ed estremi (invasioni di palco, strumentazione in pericolo, tizi della sicurezza in affanno, gente del locale sclerata, ecc.).

Quest’anno ho deciso di cambiare. Per parecchi anni dal 2009 sono andato in giro con l’iPod con su le basi e ci cantavo sopra. Facevo così perchè ero più comodo negli spostamenti e siccome bevevo molto durante i concerti avere le basi era l’unico modo per esser sicuro che lo spettacolo sarebbe andato avanti autonomamente al di là della mia partecipazione. Di fatto cantavo le canzoni. Per quello non serviva essere né sobri né talvolta presenti fisicamente. Succedeva che cantassi col radiomicrofono mentre mi preparavo dei cocktail in camerino.

Quest’anno invece ho deciso di smettere di bere, di puntare sulla lucidità, sulla fisicità del suonare uno strumento insieme ad altri 4 raggianti strumentisti: Ilaria alla YAMAHA PSR-S 970, Matteo (Domenichelli, già con Giorgio Poi N.d.R.) al basso, Niccolò alla batteria elettronica Roland TDK 111, Luca alla Expressive Guitar MIDI realizzata su misura da Rob O’Reily. Io suono un Juno DS 61 e canto e la mia voce attraversa due pedali: un Tc Helicon Voice Tone C1 e un riverbero Strymon Bluesky.

Walter (Biondani, migliore amico di Davide Panizza e protagonista della maggior parte dei video dei Pop X N.d.R.) vi segue sempre nei live? Mi ronza ancora nella testa una sua interpretazione magica e delirante di Tanja al Tunnel di Milano.

Certo, io e lui ci vediamo infrasettimanalmente presso la sua abitazione, lì ci confrontiamo. Poi dal vivo parteciperà a qualche live più avanti, non appena avrà aggiornato la sua chitarra.

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Forse mi sbaglio, ma sembra che “Musica per Noi” sia stato soprattutto un pretesto per ripartire con i concerti. Il live, che un paio di anni fa era una giostra bellissima e sregolata mentre oggi magari è uno spettacolo più canonico, rimane comunque il vostro grande punto di forza. Sei d’accordo?

Musica per noi è un disco. Il pretesto non serve, se volessimo continuare a suonare potremmo farlo senza pubblicare dischi. Pubblicare “Musica Per Noi” è stata un’esigenza espressiva, un voler aggiornare lo stato delle cose. Per me “Musica Per Noi”, soprattutto a livello di testi, fa un bel passo in avanti rispetto alla mia produzione precedente. In “Musica Per Noi” i testi non esistono, e ti dico la verità in questo momento se dovessi cantare dei testi “regolari” nei live mi sentirei male.

Negli ultimi due o tre anni qualsiasi cosa canti mi sembra una cazzata. Penso la stessa cosa della musica che sento, le parole sono troppo vuote per essere usate nel tentativo di raccontare qualcosa. Anche il rap, che punta molto sulle parole, mi sembra davvero una litania priva di qualsiasi bellezza. Ecco, nelle espressioni di chi canta non vedo uomini, vedo asini che ragliano, maiali sudati. Penso che il linguaggio ora abbia due possibilità di utilizzo: o in modo strettamente funzionale, oppure per creare mondi paralleli in cui il senso delle cose venga meno.

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Nel frattempo insegni ancora tecnologie musicali al liceo? Come gestisci le due attività?

Si, ho tre classi qui al Liceo Musicale Bonporti di Trento. Per me insegnare tecnologie musicali è importantissimo. Essendo la materia che ho studiato io stesso trovo sia fondamentale per la mia mente continuare a scoprire e approfondire concetti che non conosco mai abbastanza. Settimanalmente ascolto il suono delle onde sinusoidali, gestisco inviluppi di ampiezza, studio il monocordo e gli intervalli consonanti alla ricerca di dettagli che mi sono sfuggiti, e ne trovo sempre.

In passato, quando non eravate a Bomba Dischi ma i pezzi dei Pop X apparivano periodicamente su Superblutone, dicevi che musica e immagini venivano concepiti e prodotti contemporaneamente. È ancora così?

Certo, è ancora così. Mi confronto con molte persone, ma alla fine sono io che monto e faccio l’export dei miei video, a parte in un paio di occasioni in cui per questioni pratiche… Per un periodo non ho avuto un computer…

Facciamo un giochino. Ti dico tre canzoni, tu dimmi qual è secondo te il punto di forza di ognuna. La prima è Bailando di Paradisio ft Maria Garcia & Dj Patrick Samoy, la seconda è Voglia di Dance All Night degli Eiffel 65, il terzo è un pezzo pop italiano a tua scelta.

I loro punti di forza sono, nel primo caso la bellezza della cantantessa, nel secondo caso il punto di forza è difficile da trovare, nel terzo caso scelgo Un Sabato Italiano di Sergio Caputo e ti dico che è un bel brano perché crea un’atmosfera nella quale mi immergo facilmente per via dell’arrangiamento e del modo in cui canta quelle parole.

Sai che un mio piccolo sogno nel cassetto è quello di scoprire un giorno per caso che avete fatto una cover di J’en ai marre di Alizée e correre ad ascoltarla. La conosci? Secondo me è nelle vostre corde.

Si la conosco, Alizée è una delle mie cantanti pop francesi preferite, la canzone mi piace molto, prima o poi faremo la cover.

Rubo una domanda spinosa ai commenti di YouTube: vedremo mai una nuova collaborazione Pop X – Calcutta? In fondo ora siete anche compagni di etichetta.

Una volta eravamo amici, frequentava lo studio harem di Montecchio (casa di Niccolò). Poi negli ultimi due tre anni l’ho incontrato di rado, forse è stato ucciso da Angelo Izzo, Il mostro del Circeo, non saprei. Per quanto riguarda possibili collaborazioni non so, una volta io lui e Niccolò eravamo i Friuilli. Qualche pezzo inedito ci sarebbe, chi lo sa.

Prima di salutarci mi consigli un posto in Trentino che secondo te prima o poi devo assolutamente andare a vedere? Deve essere fuori mano e raggiungibile solo, rigorosamente, a piedi.

Si ti consiglio di farti un giro all’OBI, in via Brennero.

Se non avessi il Leroy Merlin dietro casa sarei già lì.


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