Siamo andati a mangiare nell’unico autogrill sulla Brebemi
In mezzo a pile di altri panini più plebei lo vedo: il Caravaggio. Il re delle eccellenze locali e ambrosia della Padania centrale.
La specialità dell’autogrill di Caravaggio (BG) è un non-panino per un non-luogo, siamo andati ad assaggiarlo sfidando il non-traffico dell’autostrada bergamasca.
Quando esco dalla metropolitana, Jacopo mi sta aspettando sulla sua Renault blu. Dopo una settimana di gelo polare che ha investito l’Europa, finalmente c’è una bella mattinata soleggiata, ideale per farsi una gita fuori Milano. Lo saluto, finisco di fumare e salgo in macchina. Mentre ci avventuriamo nel folkloristico traffico milanese, guardo il navigatore sul telefono per assicurarmi che stiamo prendendo la strada giusta e penso all’articolo che mi hanno passato qualche giorno prima.
Mi ricordo la foto di Francesco Bettoni, presidente della Brebemi, con in mano un panino e un sorriso stampato sul volto. Per valutare le eccellenze del territorio padano presenta il “Caravaggio,” un panino al gorgonzola che prende il nome dal paese in cui è prodotto il formaggio, e spiega come ha voluto prendere questa iniziativa per valorizzare le eccellenze locali. Oltre al panino in questo autogrill in direzione Bergamo (e solo questo autogrill) si può assaggiare l’apparentemente delizioso panino e comprare del caviale DOP per vantarsi con gli amici. Il resto dell’articolo parlava di come è incrementato il traffico sull’autostrada e altri dati statistici.
Vengo riportato alla realtà da un automobilista che suona il clacson.
Dopo circa mezz’ora riusciamo finalmente a sfuggire dal caos cittadino e ad addentrarci nella più tranquilla Brebemi. La Brescia-Bergamo-Milano – inaugurata nel 2014 – è un enorme serpente di cemento che si protende lungo la Lombardia, circondato dal caratteristico paesaggio blando e noioso tipico dell’hinterland milanese: fabbriche, paesini isolati, cascine e sporadici pascoli.
Nonostante le statistiche che ho letto nell’articolo, ci sono poche anime che stanno facendo il nostro stesso percorso, ma è pur sempre mezzogiorno di mercoledì, chi siamo noi per giudicare. Il viaggio è tranquillo, chiacchiero un po’ di musica e viaggi con Jacopo che si può rilassare alla guida visto che siamo l’unica macchina nel raggio di chilometri.
Un’ora totale di viaggio e arriviamo finalmente alla nostra meta: l’autogrill di Caravaggio (BG).
Mentre parcheggiamo mi innamoro del paesaggio bucolico che circonda questo posto surreale, formato da distese di cemento, verdi pascoli e ciminiere. Nonostante lo smog costante, riesco a vedere in lontananza le Alpi con le loro cime innevate. Parcheggiate attorno a noi ci sono un paio di Mercedes (probabilmente di qualche ricco uomo d’affari bergamasco) e qualche tir. Un camionista sta fumando e parlando con un poliziotto seduto su una delle due volanti parcheggiate davanti all’ingresso dell’autogrill. Mi sorprende che ci siano quattro agenti per cinque clienti ma non so in effetti quali malefatte si celano nella Brebemi.
Entriamo nell’autogrill. I dipendenti dietro al bancone ci guardano straniti, come se stessero vedendo degli alieni. Quello che sembra essere un manager smette di spiegare alla barista come funziona la macchina per fare il caffè, si gira e ci guarda a bocca aperta.
Vado per prima cosa a cercare il caviale e lo trovo in uno dei frigoriferi, in mezzo a salami e cotechini. Il caviale “Black Adamas” è dentro queste lussuose scatoline colorate, ideali se vi siete dimenticati di fare un regalo al vostro amico strano e l’unico posto ancora aperto è un autogrill sull’Adda Nord. Purtroppo 25 euro per dieci grammi sono fuori budget per le nostre povere tasche di studenti/lavoratori precari quindi sospirando ci avviciniamo al bancone.
In mezzo a pile di altri panini più plebei infine lo vedo: il Caravaggio. Il re delle eccellenze locali, il Carlo Magno dei sandwich, l’ambrosia della Padania centrale solo per i palati di papi e imperatori.
Caravaggio: Gorgonzola DOP, zucchine grigliate
Devo trattenere l’acquolina che ho in gola per riuscire a ordinarne due al ragazzo dietro al bancone che è molto felice di poter finalmente usare la cassa. Prendiamo i nostri panini, usciamo e ci sediamo sui tavolini da pic-nic per assaggiare questa eccellenza nello scenario fiabesco che ci circonda.
RECENSIONE
“La nuova apertura mostra l’intenzione di essere sempre più radicati attraverso la gastronomia,” diceva Bettoni nella sua intervista, ma devo dire che oltre a valorizzare i prodotti locali il Caravaggio esalta anche la nostra storia e soprattutto le nostre radici asburgiche, considerato che le due zucchine che ci sono dentro risalgono probabilmente a quel periodo. Me lo sarei dovuto aspettare dal loro aspetto rugoso e dal color verde muffa.
Mentre lo addento vedo alla mia sinistra l’area cani più triste del mondo formata da un metro quadrato di cemento circondato da una rete verde. Il caravaggio è esattamente così: per quanto il gorgonzola sia decente, è triste e senza personalità. Quel poco sapore che ha il formaggio è nascosto dal pane e dalle verdure colte personalmente dal Caravaggio. Un non-panino per un non-luogo, riflesso di quello che ci circonda.
“Sembra il panino che mi faccio con gli avanzi che ho in frigo,” commenta Jacopo. Ha ragione e non mi sorprenderei se fosse nato davvero così. Questo panino non è una buona pubblicità per il territorio — se uno dei tre turisti l’anno che passano sulla Brebemi dovesse fermarsi e assaggiarlo, avrebbe una pessima immagine del cibo bergamasco. Sarebbe bastato aggiungere una proteina o qualcosa come del patè di olive e usare delle zucchine risalenti almeno al dopoguerra per valorizzare il gorgonzola di Caravaggio e non creare questo triste, scontato panino da autostrada.
Non posso comunque ritenermi non soddisfatto di questa esperienza. In fondo il vero sapore sono gli amici che abbiamo incontrato lungo la strada. Finiamo di mangiare e risaliamo in macchina per tornare verso Milano, con lo stomaco leggermente più pieno ma con un grande buco nel cuore.