Ho bevuto l’energy drink giapponese che doveva andare sulla luna
Dopo una faticosa giornata lavorativa in bici mi ritrovo in un negozio sotto casa a guardare nel frigorifero dove tengono le bevande fresche.
Dopo una faticosa giornata lavorativa in bici mi ritrovo in un negozio sotto casa a guardare nel frigorifero dove tengono le bevande fresche.
Mentre il sudore mi cola dalla fronte, penso che ho bisogno di qualcosa per idratarmi e non voglio prendere niente di troppo strano e dolce.
La mia attenzione è subito catturata da una lattina di colore blu per tre ragioni: le scritte in giapponese, le parole “ION DRINK” e soprattutto il suo nome. La prendo in mano per capire se c’è uno sbaglio, un qualche errore di traduzione. La giro e la rigiro. Non c’è nessun errore.
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Pocari Sweat
Non capisco molto bene come si possa dare il nome “sudore” a qualcosa che si dovrebbe teoricamente bere, ma è abbastanza per convincermi a comprarla. Mentre sto tornando a casa scrivo a un’amica che studia giapponese chiedendole che cosa ha in testa la Otsuka Pharmaceutical, una delle cento aziende più grandi del Giappone, e perché secondo lei hanno deciso di darle proprio questo nome.
Mi spiega che questo fenomeno si chiama Wasei-eigo (和製英語, che si può tradurre come “parole inglesi coniate in giappone”) e consiste nella creazione di coppie di parole inglesi usate nel linguaggio giapponese con un significato diverso da quello originale. L’esempio più famoso di questa usanza linguistica, se avete mai giocato a un qualsiasi videogioco, è “reberu appu” (レベルアップ ‘level up’).
(Qui qualche informazione in più sui wasei-eigo se vi interessa)
Con questa consapevolezza e tenendo conto che la parola “pocari” è inventata, è facile capire qual è stato il ragionamento dietro la creazione del nome: facendo sport si suda, dentro la bevanda ci sono minerali ed elettroliti che si sono persi… il resto vien da sè, con un po’ di fantasia. Se volete provare emigrare in Giappone e creare una bevanda che si chiama qualcosa come “Busuwasu sudore” potrebbe funzionare.
Risolto il mistero del nome passiamo al secondo punto, ovvero gli ioni. Nel caso non lo sapeste le dicerie su internet tendono a risolversi in questa semplice nozione: gli ioni positivi fanno male alla salute, quelli negativi fanno bene. Non è facile capire quanto questo concetto sia fondato su basi scientifiche o quanto sia frutto di qualche filosofia new age, considerato che molti siti pseudoscientifici consigliano di stare vicino a cascate o a del sale rosa dell’Himalaya per accumulare ioni negativi.
Ho fatto una ricerca a riguardo ed ecco cosa ne ho tratto.
Per quanto sia vero che le cascate producono ioni negativi e quindi se volete accumularli potete andarci tranquillamente, le poche ricerche che ho trovato sul loro effetto sull’umore e sulla salute dimostrano che non esiste alcuna correlazione evidente tra la quantità di questi che riceviamo e il benessere del corpo e della mente:
“Gli effetti alla una ionizzazione a alta densità sono stati osservati in pazienti con depressione stagionale o cronica, ma gli effetti della ionizzazione a bassa densità sono stati osservabili solo in pazienti con depressione stagionale. Tuttavia, non sono state rilevate relazioni tra la frequenza del trattamento di ionizzazione e i livelli di depressione.
Non è stata misurata nessuna influenza consistente tra ionizzazione positiva o negativa di aria su rilassamento, sonno e comfort. La ionizzazione negativa è stata associata con livelli di depressione inferiori solo alle esposizioni piú elevate, ma saranno necessari nuovi studi per valutare la plausibilità biologica di questa associazione.”
da Perez, V., Alexander, D. D., & Bailey, W. H. (2013). Air ions and mood outcomes: a review and meta-analysis. BMC Psychiatry, 13, 29.
Insomma, finché non uscirà qualche studio rivoluzionario possiamo dire scrivere “bevanda agli ioni” è solo una strategia di marketing per far sembrare molto più scientifica questa lattina. Dando il beneficio del dubbio possiamo magari supporre che si stessero riferendo agli elettroliti, che sono ionizzati e che hanno un effetto reale sul corpo umano.
Dopo queste attente analisi è arrivato il momento di assaggiare questo sudore.
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RECENSIONE
Non ho molto da dire sinceramente. Non so se avete mai bevuto qualche bevanda post-sport occidentale (sapete a quale mi riferisco), ma il sapore è esattamente lo stesso. Acqua con un retrogusto salaticcio e un leggerissimo aroma di pompelmo, senza niente di interessante. Se volete assaggiarla ma non volete comprarla potete prendere un bicchiere d’acqua, buttarci dentro un pizzico di sale, un tocco di zucchero e qualche goccia di succo di pompelmo e avreste circa lo stesso sapore.
Oppure potete metterci molto più pompelmo, un po’ di succo di arancia e sostituire l’acqua con del liquore all’anice ed avrete creato un cocktail molto buono che si chiama “Giuliano” ed è nato nel mio bar preferito di Milano.
La cosa molto più interessante è quello che ho scoperto sulla Otsuka Pharmaceutical. Dovete sapere che in un’umile operazione pubblicitaria la Pocari vuole essere il primo prodotto della storia ad avere una pubblicità fuori dall’atmosfera terrestre. Nel 2015 in una conferenza stampa hanno annunciato che manderanno una capsula somigliante a una grossa bottiglia della bevanda sulla luna. Non è uno scherzo, esiste anche un sito per l’operazione.
L’ultimo aggiornamento è del 2016, dove viene annunciato qualche ritardo nel lancio e poi il silenzio, possiamo quindi immaginare che hanno puntato alla luna ma hanno solo colpito qualche problema nel bilancio del budget. Probabilmente ci sarebbero riusciti se avessero passato un po’ più di tempo davanti a una cascata.