La storia di The New Music ha al centro due elementi: la musica e il Parkinson. Chiara, la regista, ci racconta come è nato questo progetto.
“L’Irlanda è un paese di persone molto aperte, con un’intraprendenza che parte dal basso e con un clima artistico molto palpabile, non solo cinema, anche musica e arte in generale,” sono le parole di Chiara Viale, una giovane espatriata, un cervello in fuga che ha scelto Dublino come sua nuova dimora. Chiara, dopo aver studiato lingue a Milano, si è trasferita nella capitale irlandese dove ha lentamente preso contatto con la comunità che si ritrovano per discutere, progettare e fare cinema in maniera indipendente — collettivi DIY (Do It Yourself) che però aiutano i neofiti ad affrontare per la prima volta i complessi meccanismi della produzione cinematografica.
“Una volta arrivata nella capitale ho iniziato a frequentare il Dublin Filmmakers Collective, un gruppo di persone che organizzano delle serate in cui ognuno può partecipare e condividere le proprie idee per fare un film,” mi spiega Chiara su Skype.
Dopo alcuni cortometraggi fatti con il collettivo, molte sceneggiature lasciate nel cassetto e tante idee, Chiara ha ritrovato una storia che non riusciva ad abbandonare.
The New Music ha come protagonista Adrian, una giovane promessa della musica classica che scopre di essere affetto da Parkinson giovanile e, incapace di confrontare la propria famiglia, decide di andare ad abitare insieme a quattro ragazzi che lo accolgono nella loro band punk come tastierista, aiutandolo a ritrovare l’amore per la musica.
https://www.youtube.com/watch?v=f9YF-qKmeco
Come molto spesso accade in questi casi, ho scoperto il progetto di Chiara attraverso il passaparola di amici di amici di amici. La sua idea di fare un film sul Parkinson giovanile, e di raccontarlo attraverso la musica, mi ha subito colpito.
Non è una sfida facile: il tema è delicato e farlo in maniera indipendente non facilita certo le cose.
La presenza di questi collettivi e gruppi autogestiti è molto sentita sul territorio, spesso sono svincolati dagli ambienti accademici e universitari, facilitando così l’inserimento di persone che vengono dall’estero.
La storia di The New Music ha al centro due elementi: la musica e il parkinson. Non è un caso che il punk venga contrapposto al mondo classico da cui proviene il protagonista. “Quando sono arrivata a Dublino ho iniziato ad ascoltare punk. Non avevo mai ascoltato il genere prima [ride]. Invece qui in Irlanda c’è una scena molto viva a cui mi sono appassionata, in più è il genere che per definizione incarna il DIY, che era anche un po’ la natura del film stesso.” Per Chiara è quindi venuto naturale accostare il mondo della musica a un tema così complesso come quello del Parkinson.
La svolta per il progetto è stata la partecipazione dell’Associazione Nazionale Parkinson irlandese che, una volta capito il valore della storia, ha fatto da mediatrice e dato spunti sugli aspetti più complessi e meno conosciuti della malattia. “Quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura non sapevo esistesse una forma di Parkinson giovanile. Ho scoperto che come malattia è considerata molto rara e gran parte della popolazione non ne è a conoscenza. Prima che a un giovane venga diagnosticato possono passare anni perché i medici non ci credono. Grazie all’associazione ho conosciuto una ragazza, Clare, che ha dovuto aspettare quattro anni prima di avere dei risultati chiari perché i medici non volevano credere che ci fosse un collegamento fra i suoi sintomi e il Parkinson. Oggi più se ne parla e più aumenta la sensibilizzazione, solo in Irlanda si calcola che ci siano ancora circa 500 casi senza diagnosi.”
Oggi le riprese sono concluse e il film è entrato in fase di post produzione, dove la magia di musica, suoni e colori prenderà di nuovo vita nei piccoli schermi delle sale di montaggio. Chiara però, ha deciso che l’aiuto dell’Associazione e di tutte le persone che in qualche modo hanno spontaneamente partecipato alla realizzazione di The New Music andava ricompensato — da qui l’idea di una campagna crowdfunding il cui ricavato verrà utilizzato per ripagare non solo lo sforzo di chi ha dedicato il proprio tempo per raccontare una storia che, si spera, aiuterà molti, ma anche dare la possibilità al film di entrare nei circuiti festivalieri del paese, e perché no europei.
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