Il dibattito per il controllo delle armi è immobile, nonostante le stragi

Perché i legislatori stanno rispondendo alle uccisioni di massa allentando le leggi sulle armi?

Il dibattito per il controllo delle armi è immobile, nonostante le stragi

in copertina: la bandiera a mezz’asta alla Casa bianca, dopo la sparatoria di Parkland.
Foto via Twitter @realdonaldtrump

Perché i legislatori stanno rispondendo alle uccisioni di massa allentando le leggi sulle armi?

Quella del 14 febbraio a Parkland, Florida, è la diciottesima sparatoria in una scuola, o nei pressi di una scuola, dall’inizio del 2018 — in appena un mese e mezzo.

Il responsabile, il 19enne Nikolas Cruz, ex studente espulso dallo stesso liceo per motivi disciplinari, è stato arrestato dopo aver tentato la fuga mescolandosi agli altri studenti. Il profilo di Cruz è così atroce, con episodi di stalking, abusi nei confronti di una ragazza con cui era stato in una relazione, episodi di violenza verso animali e persone, che evidenzia come sia drammaticamente facile ottenere e mantenere il possesso di armi devastanti come l’AR-15 usato per compiere la strage di Parkland. Cruz militava anche in un gruppo neonazista e aveva partecipato in simulazioni paramilitari, realtà che sarebbe ragionevole pensare siano sotto stretta osservazione da parte delle forze dell’ordine.

La Storia della violenza nelle scuole statunitensi inizia il 1 agosto 1966, a Austin, in Texas, e di anno in anno si è fatto un evento più frequente nella cronaca statunitense. Con la crescente diffusione di armi d’assalto sempre più avanzate, il numero delle vittime diventa stabilmente sempre più alto. Contemporaneamente, disfunzioni della società contemporanea producono orrori ancillari come di rivendicazione video di Seung Hui-Cho, autore della strage della Virginia Tech, nel 2007:

Punto di svolta nella conversazione attorno alla diffusione delle armi negli Stati Uniti è, con la prospettiva del tempo, l’assalto alla scuola elementare Sandy Hook del 2012. La decisione del partito repubblicano di calcificarsi su posizioni estremiste in fatto di possesso di armi da fuoco, proprio dopo una strage di bambini — nemmeno ragazzini, bambini — è una svolta non solo per il dibattito politico statunitense, ma per la società del paese.

Da quell’anno gli episodi di violenza nelle scuole inizia a crescere in maniera misurabile, con 26 incidenti nel 2013 — rispetto agli 11 del 2012 — e 36 nel 2014. Il numero di emuli diminuisce nei anni successivi, mantenendosi comunque su cifre sconvolgenti viste dall’Europa.

17 people were killed at Marjory Stoneman Douglas High School in Parkland, Florida. School shootings in the US keep happening — again and again and again. https://t.co/q1zklatk6N pic.twitter.com/M8vNQLLW3K

— CNN (@CNN) February 16, 2018

Al centro del dibattito resta il secondo emendamento della Costituzione americana che garantisce ad ogni cittadino che abbia compiuto la maggiore età il diritto di possedere un’arma.

“A well regulated militia being necessary to the security of a free state, the right of the people to keep and bear arms shall not be infringed.” (Amendment II, 1791)
“Una milizia ben regolamentata è necessaria per la sicurezza di uno stato libero, il diritto delle persone di tenere e portare armi non deve essere violato.”

Il rapporto dei cittadini statunitensi con le proprie armi è malsano e costituisce un unicum al mondo, e anche dopo sempre più frequenti e violente stragi di minori, l’idea di una abrogazione del Secondo emendamento è politicamente impresentabile negli Stati Uniti. L’intera discussione politica non avviene insomma nel contesto della realizzazione che i cittadini non dovrebbero avere accesso alle armi, ma su come impedire a persone instabili di entrare in possesso di un’arma.

Gli ultimi sondaggi del Pew Research Center mostrano che solo il  51% dei cittadini statunitensi vorrebbe un maggiore controllo su vendita e possesso di armi. Si tratta di uno stacco troppo debole — e soprattutto non perfettamente parallelo alle linee di partito — perché si manifesti in vere riforme.

L’organizzazione ProCon.org traccia il profilo del “proprietario d’arma da fuoco” tipo:

image1

Negli  Stati Uniti sono presenti in media 88,8 armi per 100 persone, per un totale di circa 270 milioni di armi. È il numero totale e pro capite più alto del mondo. Il 22% degli americani possiede uno o più fucili (il 35% degli uomini e il 12% delle donne).

Dopo il massacro di Las Vegas, dove sono state uccise 59 persone e ferite oltre 500, i democratici hanno chiesto nuove leggi che imponessero i limiti più rigidi di vendita e di possesso di armi da fuoco, mentre i repubblicani, che si oppongono alle leggi restrittive sulle armi da fuoco, hanno offerto soltanto condoglianze e preghiere.

L’espressione, giustamente presa di mira negli ultimi due anni da attivisti e politici progressisti, è diventato marchio della destra statunitense, ormai chiaramente legata a doppio filo alla National Rifle Association.

If more guns in more places made us safer, wouldn’t the U.S. be the safest country on earth?

Join the movement to end gun violence: Text ACT to 644-33. #Parkland pic.twitter.com/mRhTOQ4Ulz

— Moms Demand Action (@MomsDemand) February 15, 2018

Dopo ogni strage, il “gun debate” si ripete senza ormai muoversi di un millimetro, nell’ultimo anno il fronte di associazioni, attivisti e politici a favore di leggi più nette sul controllo della vendita e del possesso delle armi si è fatto più rumoroso, grazie all’organizzazione dal basso di un movimento che contrasti le politiche retrograde del partito repubblicano, ma questa sembra una battaglia impossibile da vincere.

Quali sono le attuali leggi americane sul controllo delle armi?

  1. La National Firearms Act del 1934 costituisce le basi della circolazione delle armi nel paese, prevedendo l’obbligo di registrazione di armi da fuoco. La legge operava attraverso un’imposta, e infatti il possesso era registrato presso il Tesoro;
  2. Il Gun Control Act del 1968 si concentra sul commercio, proibisce le vendite di armi per corrispondenza, impone a chiunque nel settore della vendita di pistole di ottenere una licenza federale e a mantenere registri di vendita permanenti. Inoltre, proibisce la vendita di armi a chi ha precedenti penali, minori, individui con problemi di salute mentale e poche altre categorie di persone;
  3. Il Brady Handgun Violence Prevention Act del 1993 richiede ai concessionari di armi con licenza di eseguire controlli in background;
  4. Dal 1994 al 2004, il Federal Assault Weapons Ban proibiva la vendita e la produzione di armi semi-automatiche (in cui ogni tiro del grilletto spara un colpo) con varie caratteristiche militari, mentre rimaneva legale mantenere le armi possedute in precedenza. La legge è scaduta nel 2004 a causa di una “sunset clause” (clausola di “tramonto”) incorporata.

Diversi studi — come quello condotto da Jaclyn Schildkraut esperta nella ricerca di sparatorie di massa per la State University of New York (SUNY) — hanno dimostrato che tassi più elevati di possesso di armi sono strettamente correlati con le sparatorie di massa, e che gli Stati Uniti sono al primo posto.

Come David Frum fa notare sull’Atlantic, i cinque anni trascorsi dalla strage nella scuola elementare Sandy Hook hanno visto aumentare a dismisura le modifiche della legislazione sulle armi da fuoco. Più di due dozzine di stati hanno approvato nuove leggi sulle armi. Ma in quasi tutti i casi queste leggi hanno reso più facile acquistare o trasportare armi.

Ad esempio:

  • Il Wisconsin ha eliminato il periodo di attesa di 48 ore per acquistare pistole;
  • In Ohio una legge permette di circolare con armi nascoste anche negli asili e negli aeroporti;
  • La Florida ha cambiato la sua legge “stand your ground” per rendere più difficile perseguire i proprietari di armi.

Il tutto è alquanto paradossale.

Perché i legislatori stanno rispondendo alle uccisioni di massa allentando le leggi sulle armi?

Le norme, tutte passate attraverso per vie traverse, come le norme dovevano essere discusse proprio ieri in Florida, inserite in una legge sull’agricoltura che parlava di allevamento di ostriche ma anche di semiautomatiche, trovano supporto nell’escapismo ideologico per cui la diffusione di armi nelle mani delle persone “giuste” sia una soluzione alla violenza, e che il problema non sia la diffusione delle armi tout court ma la diffusione di armi presso persone instabili. Ma anche in questo caso, non si fa niente, se non a parole — perché il rapporto tra il lobbismo dell’NRA e le politiche in fatto di armi del partito repubblicano è ormai praticamente simbiotico. I controlli imposti dal Brady Act che menzionavamo poche righe fa vengono eseguiti esclusivamente attraverso check telefonici, e durano pochi minuti al telefono, giusto il tempo di controllare l’identità dell’acquirente in un database federale — un risultato di cui l’FBI si vanta.

Non c’è enormità della violenza che tenga: il partito repubblicano, a prescindere da Donald Trump, e il suo ecosistema circostante, è ideologicamente compromesso in questa battaglia. Ma il supporto per leggi di controllo alla vendita e al possesso di armi da fuoco sono un problema che trascende la divisione politica tra i due partiti — è ad esempio molto rilassato in materia lo stesso Bernie Sanders, stella dei progressisti democratici e indipendenti — e la soluzione non passa dal semplice ridare maggioranza e presidenza ai democratici. La soluzione passa prima di tutto dalla nomina dei candidati giusti, e questi sì esclusivamente tra le fila dei democratici. Una lunga battaglia che inizia con le primarie per il Senato che, stato per stato, ci accompagneranno dal mese prossimo fino a settembre. Le elezioni di metà mandato si terranno il 6 novembre.