La lotta per tutelare le aree naturali della Bulgaria: intervista a Ska Keller
Ska Keller ci ha spiegato quali azioni istituzionali intende intraprendere in difesa delle aree protette nella repubblica balcanica.
in copertina, foto CC Euranet
La presidente del gruppo dei Verdi Europei Ska Keller, in visita a Sofia per manifestare contro lo sfruttamento del sito UNESCO del Pirin, è stata oggetto di minacce da parte del vice primo ministro bulgaro Simeonov. Intervistata da the Submarine, Ska Keller ha spiegato quali azioni istituzionali intende intraprendere in difesa delle aree protette nella repubblica balcanica.
Il semestre del Consiglio europeo a guida bulgara è iniziato con alcuni incidenti di percorso. Già, l’11 gennaio, giorno di inaugurazione con vertice a Sofia tra il primo ministro Borisov e le massime autorità europee, era stato segnato dalle proteste in piazza dei dipendenti della polizia e dei movimenti ecologisti, contro i bassi salari, la corruzione e lo sfruttamento delle aree naturali protette. L’episodio che ha acceso i riflettori sulla repubblica balcanica risale a venerdì scorso, quando il vice primo ministro Valeri Simeonov ha pubblicato un post su Facebook contenente gravi minacce nei confronti dell’europarlamentare tedesca Ska Keller, in visita nella capitale bulgara.
Giovedì 8 febbraio Ska Keller, presidente del gruppo dei Verdi Europei – Alleanza Libera Europea, aveva partecipato al corteo contro la commercializzazione di una porzione del parco nazionale di Pirin, sito UNESCO e comprendente due aree Natura 2000, protette dalle direttive europee sulla conservazione degli habitat delle specie a rischio.
L’oggetto della polemica è una proposta di modifica della legge forestale, promossa dal governo, che faciliterebbe le procedure amministrative per la costruzione di nuovi impianti sciistici, andando incontro alla necessità di sviluppare il turismo nella località di Bansko. Un cavallo di Troia che, secondo movimenti e associazioni ecologiste, porterà allo sfruttamento selvaggio delle foreste del Pirin, già soggette a diffuse pratiche di disboscamento illegale. Una relazione del Ministero dell’Ambiente bulgaro, ignorata dai legislatori, mette inoltre in guardia dagli effetti del riscaldamento globale nella regione: le previsioni di riduzione dello spessore e del tempo di ritenzione del manto nevoso nei prossimi decenni renderebbero superflui e dannosi nuovi impianti sciistici.
Venerdì 9 febbraio, Ska Keller, in un suo intervento a una conferenza organizzata dal Partito dei Verdi di Bulgaria, ha condannato gli schemi di corruzione che legano politica e media agli oligarchi bulgari, ed è tornata a denunciare l’irregolarità dei progetti edilizi che violano la legislazione europea. Tra questi la costruzione di un tratto autostradale nell’area protetta della Gola di Kresna, secondo l’eurodeputata, infatti, dovrebbe essere impedito che i fondi europei vadano a finanziare tali infrastrutture.
In giornata, il vice premier Valeri Simeonov ha pubblicato su Facebook un lungo post in cui ha condannato le ingerenze di Ska Keller nella politica bulgara, rivolgendole insulti e minacce. Simeonov, in quota NFSB (Fronte Nazionale per la Salvezza della Bulgaria, partito di destra xenofoba) nel governo di coalizione del liberal-conservatore Borisov, è uno dei firmatari della proposta di legge.
Nel post Simeonov dà a Ska Keller della “verde jihadista” – perché ha studiato in Turchia e sostiene le quote di redistribuzione dei rifugiati – e, rivolgendosi al ministro degli esteri bulgaro, chiede che venga espulsa dal Paese con un furgone pagato dal proprio partito, perché “un rimpatrio aereo sarebbe uno spreco di denaro pubblico”. Le offese del vice premier si aggiungono alle illazioni del parlamentare nazionalista Djambazki, che l’ha accusata di sostenere l’invasione islamica della Bulgaria e di fiancheggiare manifestanti anarchici di professione.
La risposta di Ska Keller non si è fatta attendere.
Il presidente della Commissione Juncker e il presidente del Parlamento Tajani le hanno personalmente espresso il proprio supporto, mentre il governo bulgaro, che si prepara alla delicata gestione del semestre del Consiglio europeo, ha preso le distanze dalle affermazioni di Simeonov, rivelando i segni di una frattura nella coalizione tra il partito conservatore e il fronte nazionalista Patrioti Uniti.
Benché entrata a far parte dell’Ue nel 2007, la Bulgaria resta un Paese sotto osservazione per l’adesione all’Area Schengen a cui anela da tempo: le riserve della Commissione sono principalmente dovute al fallimento del governo nella lotta contro la corruzione e il crimine organizzato. A questi problemi strutturali si sommano una scarsa performance economica (è lo stato membro con il più basso PIL pro capita) e il fanalino di coda europeo per libertà di stampa nella classifica redatta da Reporter Senza Frontiere, nonché il 109° posto a livello globale.
Ska Keller ha accettato di rispondere alle nostre domande.
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Quali sono state le ragioni della sua trasferta in Bulgaria?
Durante il mio soggiorno in Bulgaria ho partecipato alle proteste a Sofia e ho incontrato le comunità locali. Ho avuto modo di ascoltare le loro preoccupazioni nei confronti delle infrastrutture che il governo sta progettando di costruire nell’area Natura 2000, che è protetta dalla legge europea. Mi risulta che siano in molti i cittadini bulgari contrari, ma le loro richieste non sono ascoltate. Sono felice di supportare la loro lotta per l’ambiente, per la democrazia e per il principio di legalità.
Si aspettava questo genere di ritorsioni? Come si spiega una simile reazione da parte del NFSB?
Riguardo all’attacco del vice primo ministro bulgaro, sono molto sorpresa dal linguaggio che ha usato, che non si addice al suo ruolo. Ovviamente questo atteggiamento è un sintomo di paura, dovuto alle proteste e alle visite in Bulgaria dei politici che supportano le cause dei cittadini bulgari per la difesa dell’ambiente e della legalità. Penso che dietro a questo comportamento ci sia timore per i sempre più numerosi bulgari che stanno ribellandosi contro il governo e contro la corruzione.
Questo episodio segna un grave precedente a livello comunitario. Considera di intraprendere contromisure in sede parlamentare?
Ho la sensazione che il governo bulgaro abbia ben compreso che il vice primo ministro si sia spinto troppo in là. Non vedo l’ora di dibattere con il primo ministro bulgaro nella prossima plenaria al Parlamento europeo e chiedergli che cosa sta facendo il suo governo per garantire democrazia, legalità e libertà di stampa e per salvaguardare i meravigliosi paesaggi di Pirin e della Gola di Kresna.
A suo avviso, esistono legami diretti tra la gestione delle riserve naturali e la corruzione politica in Bulgaria?
I cittadini con cui mi sono confrontata intravedono uno schema che lega protezione ambientale e corruzione, anche perché tutt’ora è ignota l’identità del padrone dietro la costruzione del complesso sciistico nel Pirin. Inoltre, il progetto di costruzione dell’autostrada attraverso la Gola del Kresna è finora rimasto del tutto oscuro.
Ritiene che questo dibattito avrà delle ripercussioni sul semestre di presidenza bulgara del Consiglio europeo? Che tipo di azione politica intendete portare avanti come Verdi Europei?
In veste di presidente dei Verdi al Parlamento europeo, continuerò a supportare con vigore i cittadini che si battono contro la corruzione, per la democrazia e lo stato di diritto. Ho già avanzato richieste alla Commissione europea per verificare le condizioni di una violazione della legge dell’Unione europea nel sito di Pirin. La Commissione ha il dovere di assicurare che tutti i cittadini europei godano della protezione della legge dell’Unione. A maggior ragione, dato che il governo bulgaro guiderà la presidenza del Consiglio fino a luglio, ciò che sta accadendo in Bulgaria è tenuto sotto stretta osservazione. È giunto il momento di sensibilizzare l’opinione pubblica in tutta l’Ue sul declino della democrazia, della legalità e della libertà dei media. I bulgari hanno lo stesso diritto degli altri cittadini europei alla protezione dell’ambiente, agli standard democratici e al principio di legalità, compresa la libertà di stampa.