Dai dagherrotipi a Photoshop, i papi e la fotografia
Questo è Click, World!, la nostra rassegna quindicinale di cultura fotografica. Ogni settimana, un pugno di link, le mostre da visitare e qualche reportage online. In questa puntata di Click, […]
Questo è Click, World!, la nostra rassegna quindicinale di cultura fotografica. Ogni settimana, un pugno di link, le mostre da visitare e qualche reportage online.
In questa puntata di Click, World, parliamo del rapporto tra la figura del papa e la fotografia. Recentemente il pontefice, durante un incontro con dei giovani a Lima, ha esclamato: “So che è molto bello vedere le foto ritoccate digitalmente, ma questo serve solo per le foto, non possiamo fare il “Photoshop” agli altri, alla realtà, a noi stessi.” (Leonello Bertolucci su Il Fatto Quotidiano)
No, non è l’unica cosa analizzata da studiosi e critici: Michele Smargiassi parla dell’immaginetta che Papa Francesco ha distribuito ai giornalisti in viaggio con lui su un aereo. La foto è di Joseph Roger O’Donnell, scattata nel 1945 e scelta perchè dovrebbe avere la funzione di smuovere le coscienze: “La tristezza del bambino solo si esprime nel suo gesto di mordersi le labbra che trasudano sangue.”
Ma il Papa e la fotografia che rapporto hanno avuto nel corso della storia?
Possiamo dire che dalla prima fotografia — eliografia — mai realizzata, nel 1827, alla prima volta in cui un papa ha posato sono passati circa venti anni: è stato Gregorio XVI (1831-1846), nel 1845, a posare per primo, davanti ad un fotografo, l’abate Vittorio della Rovere, per realizzare un dagherrotipo — purtroppo non si trova sul web. Precisiamo che a discolpa di Leone XII (1823-1829) e Pio VIII (1829-1830) possiamo ricordare che in quegli anni ancora la fotografia non aveva ricevuto la consacrazione ufficiale, avvenuta solo nel 1839. (via Il Sole 24 Ore)
Con Papa Pio IX (1846-1878) vengono lanciate le prime campagne fotografiche per documentare Luoghi Santi in Medio Oriente. Il primo fotografo a ricevere tali incarichi è stato Giacomo Brogi, ricevuti grazie ad un precedentelavorosulla Palestina, del 1869, e donato alla Santa Sede. Ah, di Pio IX si possono vedere anche online le fotografie.
*Extra!* A pag.55 di questo documento troverete una foto che riprende la visita di Pio IX presso Palazzo Pitti a Firenze, la città natale proprio di Giacomo Brogi.
Il suo successore, Leone XIII (1878-1903) inserisce la fotografia in una sua enciclica. “Expressa solis spiculo / Nitens imago, quam bene / Frontis decus, vim luminum / Refers et oris gratiam! / O mira virtus ingeni / Novumque monstrum…”. “Immagine lucente, cesellata da un raggio di sole, quanto bene restituisce la dignità della fronte, la forza dello sguardo e la grazia del volto! O straordinaria capacità dell’ingegno e nuovo prodigio…” (Grazie a Francesco Ravalli per la traduzione). O
Oltre ad aver parlato per la prima volta di fotografia, Leone XIII ha incaricato Domenico Torti della realizzazione di un affresco per la Galleria dei Candelabri in Vaticano dove volle fosse raffigurata l’Allegoria della Scienza della Fotografia nelle sembianze di una donna vestita di giallo.
Dopo Giacomo Brogi vogliamo ricordare la Famiglia Felici, che a partire da Giuseppe Felici, ha seguito la Chiesa e il Papa per più di 100 anni, fino al 2015, anno in cui è stata revocata alla “Ditta e ai suoi addetti” ai quali “non potrà più essere consentito l’accesso al territorio dello Stato della Città del Vaticano e nelle zone extraterritoriali, ivi incluso durante le Udienze Generali in Piazza San Pietro o alle Messe Papali ovunque abbiano luogo.”
La storia è lunga, il numero dei Papi che si sono succeduti nel corso della storia non è esiguo, gli eventi storici e le evoluzioni tecnologiche nel corso del XX secolo sono numerosi, pertanto chiudiamo questo che è il primo capitolo di una trattazione che riprenderemo a più riprese. Passiamo alla nostra selezione di mostre, segnalandovi, caso vuole, che ad ottobre dello scorso anno si è tenuta la mostra Papi in soggettiva. I pontefici, il cinema, l’immaginario alla Triennale di Milano.
La nostra selezione di mostre
Alessandro Penso, One day.
Officine fotografiche, Milano. Fino all’8 febbraio
Prima Visione, 2017, i fotografi e Milano
Galleria Belvedere, Milano. Fino al 24 febbraio
Fausto Giaccone, ’68 Altrove
Galleria Expowall, Milano. Fino al 16 Febbraio
Tazio Secchiaroli, Uno sguardo particolare
Galleria Still fotografia, Milano. Fino al 23 febbraio
Pelle, mostra fotografica di “nudo fotografico in analogico”
Art Gallery 37, Torino. Fino al 10 febbraio.
Giornalismi
In una intervista di Dale Berning Sawa ad Andreas Gursky, l’autore racconta di come una foto realizzata a Salerno sia diventata un punto di svolta nella sua carriera. Gursky sarà in mostra presso la Hayward Gallery di Londra per il suo 50esimo anno di attività. (via the Guardian)
Le modalità con cui verranno comunicati i vincitori del World Press Photo di quest’anno sono tutte nuove, in due step: il 14 febbraio verranno communicate le nomine di tutte le categorie, i vincitori verranno però proclamati solo il 12 aprile. “This new process for announcing the results of the contests is part of the World Press Photo Foundation’s new plans to increase the visibility of the dedicated visual journalists and storytellers who give us the stories that matter”. C’è già chi pensa ad una notte degli Oscar fotografici — no, non temete, li fanno ad Amsterdam, non c’è fuso orario. (via WPP).
A proposito di WPP, ecco una raccolta di dieci vincitrici del prestigioso premio che raccontano i retroscena dei loro scatti (via Medium)
La fotografia al femminile raggiunge il cinema, grazie alla prima nomination per un Oscar alla migliore fotografia della storia di questo premio. Si tratta di Rachel Morrison con il film Mudbound (via Foxlife)
Joel Meyerowitz e le sue cinque vite raccontato da Teju Cole (via New York Times). Meyerowitz ha da poco lanciato il suo nuovo sito internet.
La storia dell’incontro casuale tra la fotografa Ruth Orkin e Ninalee Craig che ha dato via ad una fotografia iconica degli anni ’50 in Italia (via Vintage Everyday)
A 50 anni dalla realizzazione di un’altra foto iconica, si racconta in breve la storia intrecciata di fotografo e soggetto (via Il Post)
Abbiamo molta fiducia nei nostri lettori, allora ve lo diciamo: Magnum sta cercando i nuovi Nominee members! (via Picter)
Reportage on-line
Paolo Pellegrin, the great crack-up
Realizzato per il Time, Paolo Pellegrin si sposta dai temi per cui si è fatto conoscere al mondo per realizzare un lavoro sul cambiamento climatico. Come scrive jeffrey kluger all’interno dell’articolo il fotografo passa dai rapidi eventi in successione che ha seguito durante la sua carriera per arrivare in questo caso ad un lavoro che guarda ad un tema che ha una velocità molto ridotta, ma pur sempre distruttiva come la Guerra.
Carl De Keyzer, North Korea: The Grand Tour
No, lo dice l’autore stesso all’interno dell’intervista rilasciata a Magnum che non si tratta di un Grand Tour. Nonostante questo De Keyzer ha visitato 220 di circa 250 luoghi visitabili, scortato giorno e notte, sorvegliato in ogni momento.
Alla prossima! ??