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tutte le foto di Andrea Bianchi

“Il surf in Italia ha una propria storia. Tutto inizia alla fine degli anni ’60 quando dei ragazzi di Bogliasco che giocavano con il materassino sulle onde si ingegnarono per fare la prima tavola da surf convinti che fosse un gioco tutto loro.”

Una distesa di mare lunga chilometri, agitata da cavalloni giganti — alcuni di loro carezze, altri schiaffi dritti in faccia — tavole da surf che scivolano sulle onde, donne e uomini che cavalcano la schiuma del mare. È una scena quasi impossibile da immaginare, sotto il cielo grigio cemento di Milano.page-3-object-10-xMa non serve immaginare:

“Il surf in Italia ha una propria storia. Tutto inizia alla fine degli anni ’60 quando dei ragazzi di Bogliasco che giocavano con il materassino sulle onde, si ingegnarono per fare la prima tavola da surf convinti che fosse un gioco tutto loro. Un giorno andarono a Biarritz e si accorsero che il loro gioco, “la tavola” (termine che loro usavano per dire “andiamo a fare surf”), aveva già migliaia di praticanti in tutto il mondo. Questo è il primo capitolo del surf italiano, romantico e artigianale, un po’ come tanti episodi importanti della storia del bel paese. Da lì ci siamo evoluti parecchio e ora siamo una comunità surfistica riconosciuta in tutto il mondo.”

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Andrea Bianchi, fotografo sardo, surfista e photo editor, autore del primo libro sul surf in Sardegna “1095 Giorni a Capo Mannu” ci racconta di questa realtà.

La penisola del Sinis, piccola regione in provincia di Oristano; Chia, nel sud della Sardegna; Porto Ferro in provincia di Alghero; la Marinedda, località che ogni anni ospita il surf contest più famoso d’Italia: questi sono solo alcuni dei posti dove poter praticare questo sport estremo ancora così poco conosciuto in Italia.

Il Mediterraneo in realtà non è in grado di garantire la qualità e la frequenza delle onde oceaniche. La Sardegna, però, grazie alla sua fortunata posizione, è esposta a tutte le perturbazioni che entrano dall’Oceano Atlantico e quindi può vantare 200 giorni di surf all’anno.

“La Sardegna è quel gioiello italiano che sta al centro del Mediterraneo e che permette di avere spesso delle condizioni per il surf pari all’Oceano. Attrae i surfisti, soprattutto europei, curiosi di surfare onde belle che stanno in un mare chiuso con bellezze naturali ineguagliabili. Un piacevole controsenso.”

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Bianchi ha unito due delle sue più grandi passioni, il surf e la fotografia, in vari progetti che parlano della storia più antica del mondo: quella dell’istinto irrefrenabile, la curiosità più cruda e l’amore immenso, dell’uomo per il mare.

Ci racconta di come in Sardegna si metta in scena uno spettacolo stupendo, senza paragoni in Italia.

“Nella mia fotografia cerco di interpretare il mare e i suoi umori. “Ritaglio” spazi di tempo in determinati luoghi. Tempo che non tornerà mai piú. Il surf lo utilizzo come anello di congiunzione tra la natura e l’uomo. Cerco di includere anche il gesto sportivo in qualcosa di più concettuale, non voglio sia una mera riproduzione di un movimento. I soggetti delle mie foto devono, in qualche modo, rappresentare la fusione degli elementi con cui passo gran parte del mio tempo.”

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Chi osserva il lavoro di Bianchi riesce a calarsi in una nuova idea di mare e a vedere le coste della Sardegna con gli occhi di chi le vive tutto l’anno. 

Le sue fotografie seguono una realtà che pur non essendo conosciuta da molti, è ormai ben consolidata nel nostro paese.

La dimostrazione del fatto che il surf in Italia è in crescita, infatti, sta nel successo di due surfisti made in Italy: Leonardo Fioravanti e Francisco Porcella. Fioravanti, romano, nell’ottobre 2015, diventa Campione del Mondo Under 18. Si tratta di un risultato storico: è il primo italiano a vincere un titolo mondiale nel surf professionistico.

Leonardo inoltre, ha disputato il massimo campionato del mondo di surf (WCT) nella stagione 2016-2017, conquistando un altro primato. Porcella, atleta sardo, viene nominato “il re delle onde” dopo aver cavalcato il 28 febbraio 2017, in Portogallo, un’onda di 22 metri aggiudicandosi il prestigioso Oscar del Surf.

“Se c’è una cosa che i surfisti d’oceano invidiano a noi surfisti italiani è la passione e la devozione per il mare. Forse non vinceremo un premio, non ci pagheranno gli sponsor, non scaleremo una classifica, nessun giornale scriverà che ieri abbiamo surfato. La ricompensa, sarà quel senso di libertà e quella sensazione che ti avvolge in alcuni momenti e ti fa sentire connesso a tutto, parte integrante della natura e degli elementi che ti circondano,” conclude Bianchi.