Dalla serie B alla heavy rotation: quattro chiacchiere con Lorenzo dei Kaufman
In quel di Brescia Lorenzo ci ha raccontato un’altra delle sue grandi passioni: il calcio, dalle rondinelle alla Juventus.
tutte le foto dal profilo Facebook dei Kaufman
Lorenzo è cantante e autore di tutti i brani dei Kaufman, la band bresciana che con Belmondo è stato uno dei “casi” musicali del 2017, da band di nicchia a heavy rotation sui principali network radiofonici nazionali. Questo venerdì saranno al Magnolia per il primo Wow dell’anno.
Ci siamo trovati in quel di Brescia a fare due chiacchiere su un’altra delle grandi passioni di Lorenzo: il calcio, di ritorno dalla loro data fiorentina in apertura a Frencesco Gabbani al Mandela Forum.
Ciao Lorenzo, innanzitutto complimenti per la data di sabato scorso, ho visto le foto e deve essere stato veramente emozionante. Ma non siamo qui per parlare di musica. Oggi, lunedì di posticipo, parleremo principalmente di calcio. Per iniziare, tu giochi o hai giocato a calcio?Il calcio è importante quanto la musica nella mia vita. Lo seguo assiduamente, faccio il fantacalcio, trovo tristissimo ogni fottuto weekend di pausa dal campionato. E si, ho anche giocato. Non adesso, in passato, quando avevo un po’ più di tempo libero. Facevo il centravanti ed ero solito dire che non ero bravo però avevo il vizio del gol. Una volta lo dissi anche ad Antonio Filippini, grande centrocampista del Brescia e anche grande chitarrista. Ne sono sempre stato convinto. Poi una volta la mia ragazza del tempo dopo aver visto una di queste partite mi disse: “Hai presente quando nelle partite in tv si vede la moviola? Tu sei ancora più lento.” Bum. Ho smesso col vizio del gol. Ne avevo abbastanza degli altri, di vizi.
OK— parliamo allora di calcio da salotto che è meglio, io so che hai due squadre nel cuore, una della tua città ed una un po’ più distante, vero?Sì, allora. Il tifo per il Brescia e quello per la Juve.
Il tifo per il Brescia è facilmente comprensibile, la fede bianconera invece chi te l’ha trasmessa?Il tifo per il Brescia nasce da ovvie ragioni, certo. Andavo allo stadio con mio nonno e poi con mio padre, ha a che fare con una appartenenza. Il tifo bianconero invece viene da mio cugino che, da bambini, lui di qualche anno più grande di me, elogiava la bellezza della grande Juve. Poi questa cosa è rimasta latente a lungo, per molto tempo non mi sono interessato di calcio. Poi ho avuto un compagno di classe e migliore amico interista e bum. Lo spirito di rivalità ha riacceso la fiamma sopita.
Ma vai allo stadio o preferisci la versione in pantofole e birra sul divano?A Brescia vado allo stadio se ho tempo. La serie A la guardo sul divano.
OK, mettiamo da parte le buone intenzioni per una sana rivalità. Io, come te, oltre alla Vecchia Signora tifo Pro Vercelli, storica squadra della mia città. Ci giochiamo la salvezza (Anche se onestamente non credo voi avrete molte difficoltà a farlo) e questa stagione il campionato di Serie B è forse uno dei più belli degli ultimi anni, ci sono tante squadre storicamente abituate alla Serie A. Come la vedi?Eh, sono molto preoccupato in realtà. Abbiamo perso anche ieri in casa (2-3 contro l’Avellino), la posizione in classifica è preoccupante. L’anno scorso ci siamo salvati all’ultima giornata con un gesto eroico. Quest’anno, al momento, mi sembra ancora più dura.
Il Brescia però, per chi ha la nostra età vuol dire due nomi su tutti: Roberto Baggio e Andrea Pirlo. Che eredità hanno lasciato due campioni di questo livello?Il Brescia nella sua storia ha visto grandi campioni. Ti ricordo che anche Guardiola ha giocato a Brescia. Di Pirlo e Baggio cosa vuoi che dica? Sarebbe come dire Liam Gallagher e Damon Albarn nel pop. Sono la storia e il mito. Ma anche, e soprattutto, la poesia. Non so te, ma per me hanno fatto cosa di calcio che sono pura poesia. Cioè, se penso a certe cose mi viene da piangere. No giuro, se mi viene in mente il gol di Baggio all’Atalanta, piango.
Campioni che manco a farlo apposta hanno scritto la storia anche della Juventus. Nella tua fede juventina qual è il giocatore che ha lasciato di più il segno?Il mio giocatore preferito nella Juve è Pavel Nedved. Perché poi è una bella storia. Lui era un calciatore fisico, che si allenava più degli altri. Arrivava per primo agli allenamenti, se ne andava per ultimo, faceva sessioni di punizioni in porta da solo. Insomma aveva l’idea che, per essere forte, dovesse lavorare più degli altri. E poi ha fatto quell’anno lì. Quello in cui invece scopri che il suo talento è un diamante. In quell’anno sembrava il giocatore della PlayStation pilotato da un nerd superbravo. Correva come un bisonte pettinato… come Kurt Cobain… e a 35-40 metri lanciava un siluro. Pallone d’oro al grunge.
È solo un’ipotesi che il Brescia sia in Serie A… e che la Juve vinca la Champions?Pure.
Calcio e musica pop, non saranno troppo nazional popolari? Smentiamo questi luoghi comuni?Ti cito Pasolini: “Ogni gol è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni gol è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica. Il capocannoniere del campionato è sempre il miglior poeta dell’anno.” Se ci pensi questo vale anche per molti canzoni del pop. A me va bene così, nazionalpopolare o no.
Nel calcio le stagioni si decidono in primavera, i Kaufman cosa hanno in previsione per questa primavera? Sorprese dal mercato di gennaio?Temo proprio di sì. Ci sono grandi e belle cose all’orizzonte. Grandi come il 3-3 con l’Atalanta. Belle come la corsa di Carletto Mazzone sotto la curva. Che ci provavano a tenerlo e a frenarlo, ma certe passioni sono come tsunami, esplodono e basta.
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