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Diaframma è la nostra rubrica–galleria di fotografia, fotogiornalismo e fotosintesi. Ogni settimana, una conversazione a quattr’occhi con un fotografo e un suo progetto che sveliamo giorno dopo giorno sul nostro profilo Instagram e sulla pagina Facebook di Diaframma.

Non è la prima volta che su Diaframma proponiamo lavori che indagano aspetti legato al sesso. Ne abbiamo parlato andando a toccare volta per volta delle tematiche che ci aiutano a focalizzarci e di conseguenza ampliare il notro bagaglio di conoscenza. Parlo di conoscenza perché proporre un lavoro che racconta (per immagini) una parte così intima della vita di una persona, su un tema delicato come il sesso, significa anche affidarsi a chi questo lavoro lo ha realizzato, in questo caso i fotografi. Mi devo fidare della loro onestà e trasparenza, di quello che dicono e di quello che mostrano. Più avanti, all’interno dell’intervista, troverete un passaggio in cui faccio riferimento ad amici a cui ho fatto vedere questo libro fotografico: sono partito da una loro reazione (l’esclusione) per arrivare a domandarmi, e dunque domandare agli autori, perchè hanno lavorato sulle perversioni (desideri? Voglie? Perché per forza perversione, con accezione negativa?) di natura sessuale. È il tema che viene affrontato e vissuto da Marco Valli e Anna Adamo che ci interessa, in quanto testimoni visuali di una esperienza intima cui non tutti hanno accesso. La fotografia, grazie ai suoi autori, è il tramite grazie a cui possiamo accedere ad  un mondo per molti sconosciuto: questo mondo non dobbiamo pensarlo solo in termini geografici, e dunque con temi comuni come il reportage o il racconto, ma anche in termini psicologici, come viene fatto nel libro di cui parliamo.

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Ciao Anna, ciao Marco, volevo arrivare con calma al tema centrale del vostro libro, e del suo sviluppo, partendo da voi. Vi conoscete già da prima di questo lavoro?

Sì, ci conosciamo da molto prima di realizzare questo lavoro, fin dai tempi della scuola (abbiamo frequentato entrambi l’Istituto Statale d’Arte di Monza), rispettivamente da quando avevamo circa 15 o 16 anni.

Come avete deciso di realizzare insieme un lavoro fotografico in questo ambito?

La collaborazione è nata dall’esigenza di avere una risposta corposa dalla piattaforma che abbiamo adottato per realizzare questa ricerca: avendo inserito l’annuncio su un sito web di incontri per adulti, presentarsi come “coppia” di fotografi in cerca di soggetti esibizionisti ha fatto sì che la nostra inserzione fosse più interessante e meno ordinaria rispetto alle altre. Se fossimo stati dei “singoli” avremmo ricevuto decisamente meno attenzione dagli altri utenti.
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Una ulteriore curiosità: ricorre spesso l’immagine del pavone tra le pagine del libro. L’ho trovata come una sorta di pausa metaforica tra un racconto e l’altro. Uso la parola racconto perchè ogni fotografia mi ha fatto riflettere sul perchè e il per come di determinate situazioni.

Abbiamo scelto il pavone come rappresentazione simbolica dell’esibizionismo: mentre stavamo fotografando un uomo che si è esibito a casa sua, una volta entrati in camera da letto abbiamo trovato appeso al muro un bellissimo pavone in metallo (si può vedere all’interno del libro) e abbiamo capito subito che quello sarebbe diventato il simbolo del progetto.

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Passiamo ora al contenuto del libro. Come potreste spiegare ad un lettore comune il perché di questo vostro lavoro? Ve lo chiedo perchè ho avuto modo di far vedere il vostro libro ad
alcuni amici che non hanno interesse particolare nei confronti della fotografia: le loro reazioni sono state non tanto incredule quanto incerte sui motivi che potrebbero avervi portato a realizzare questo lavoro. Credo sia interessante analizzare con gli autori perché un lettore comune si interroghi sugli autori prima ancora del contenuto.

Bakeca nasce dalla volontà di volere fare una ricerca sulla sessualità. Inizialmente Marco si era interessato a ciò che girava intorno all’ambiente del cinema porno, ma cosa c’è di più lontano dalla sessualità? Abbiamo quindi cercato una piattaforma che ci potesse mettere in contatto con persone reali, ordinarie, che volessero mostrare un lato peculiare della loro sessualità attraverso l’esibizione.

L’interazione tra autori e soggetti è molto presente nel libro, che contiene sia il nostro annuncio postato sul sito che alcune mail in risposta ad esso. Crediamo sia per questo motivo che i lettori si interessino anche al nostro ruolo all’interno del progetto e non solo ai soggetti fotografati.

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Avete voglia di spiegare come vengono chiamate le diverse situazioni di incontro delle persone o gruppi ritratti?

Non c’è una vera e propria terminologia che viene usata nell’ambiente per distinguere le diverse situazioni ma esiste una specie di vocabolario in codice che alcuni usano per chiarirsi su questioni quali quella dei soldi. Ad esempio si intende per “mercenario” qualcuno che non lo fa per il puro piacere ma per un compenso in denaro. Il denaro stesso viene definito usando la parola “rose.” Spesso infatti ci è stato chiesto se fossimo “mercenari” o quante “rose” volessimo per fare le foto. Noi chiaramente non ci siamo mai fatti pagare per realizzare le foto, nonostante l’insistenza di alcuni.

Come avete interagito e come siete entrati in contatto con loro?

La dinamica era sempre più o meno la stessa: ogni lunedì postavamo l’annuncio sul sito web e ricevevamo circa una trentina di mail in risposta. Rispondevamo a nostra volta a tutti, buona parte delle mail finiva nel nulla, un 10% di trasformava in un contatto telefonico per presentarsi, chiarirsi sugli intenti ed infine organizzare l’incontro (data, ora, luogo, ecc…). Spesso ci veniva chiesto di bere un caffè insieme prima di fare le foto, probabilmente molti volevano accertarsi che fossimo dei tipi tranquilli e con buone intenzioni.

Per quanto riguarda lo shooting vero e proprio lasciavamo completa libertà di espressione ai soggetti, tant’è che anche la location la facevamo scegliere sempre a loro per una questione di coerenza soggetto-ambiente.

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anna-adamo-profiloAnna Adamo, classe ’91, nasce e cresce in una città dell’hinterland Milanese. Frequenta l’istituto d’Arte di Monza, senza conseguire il diploma. A 19 anni è tra i 6 vincitori del primo concorso Leica. Un membro della giuria del concorso, Alex Majoli, la invita a intraprendere uno stage di 3 mesi presso Cesura, collettivo da lui fondato nel 2008. Finito lo stage, Anna continua a collaborare con Cesura fino al 2015. Oggi lavora come fotografa indipendente, sviluppando progetti di ricerca personali.

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Marco P. Valli è un fotografo Italiano nato nel 1989 a Monza, vicino a Milano. Dopo il diploma ottenuto all’Istituto d’Arte di Monza, si specializza nel 2011 presso la scuola di fotografia CFP Bauer a Milano. Nel marzo dello stesso anno entra a fare parte del collettivo italiano Cesura come fotografo e collaboratore interno, producendo progetti sia personali che collettivi. Oggi incentra il suo lavoro sulla fotografia documentaristica e di ricerca in ambito artistico.

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