Alberto. Per la prima volta live a Mare culturale urbano

Giovedì 25 gennaio la band milanese presenterà dal vivo l’album d’esordio “Non mi conoscono,” che esce lo stesso giorno.

Alberto. Per la prima volta live a Mare culturale urbano

Dopo la serata dello scorso ottobre con Younger & Better e Janaki’s Palace, questo giovedì — 25 gennaio, ore 21.30 — torniamo a Mare culturale urbano per un nuovo appuntamento con raster, la rassegna di musica indipendente curata ogni giovedì da Marco Manini e Francesca Sabato.

Questa volta, sul palco si alterneranno the Singer is Dead e Alberto. I primi hanno pubblicato lo scorso 6 ottobre il loro LP d’esordio, II, e si stanno facendo notare come una delle proposte più interessanti nel panorama italiano (e non solo) del post-rock.

Di Alberto, invece, non si sa quasi nulla. L’esordio della band sarà una sorpresa per tutti — e proprio giovedì a Mare culturale urbano suoneranno per la prima volta dal vivo l’album Non mi conoscono, che esce lo stesso giorno. Per questo abbiamo scambiato qualche parola con Christian, chitarra e voce, per prepararci al concerto e saperne qualcosa di più.

Ciao Christian, la prima domanda è abbastanza scontata: chi è Alberto? Raccontami un po’ com’è nato il progetto.

Alberto è una band di Milano concepita in un trilocale di Lambrate al termine dell’inverno del 2015, ma è nata concretamente nell’estate del 2017 negli studi del Noise Factory di Milano. In questi due anni abbiamo suonato molto nella nostra saletta e alla fine abbiamo deciso di registrare un disco di 10 canzoni, prodotto da Marco Muscarà.

alberto

Giovedì sarà il primo live di presentazione di Non mi conoscono, giusto?

Esattamente.

Descrivimi l’album in una parola (anche due dài).

Abbiamo eliminato molta distorsione in studio. Ci siamo accorti che i pezzi venivano fuori più fluidi e più freschi eliminando soprattutto la saturazione delle chitarre. Quindi, se dovessi descriverti il disco con una parola, ti direi “fresco.” Con due parole: “ fresco e fluido.”

L’idea di utilizzare un semplice nome proprio, la copertina del disco, il titolo, il fatto che su di voi non si trovi praticamente nulla online: mi sembra tutto orientato tra l’annullamento dell’identità e il low-profile. Come mai questa scelta?

Per il nome della band ci siamo ispirati a un esperimento di psicologia che si chiama “Little Albert Experiment,” condotto da uno scienziato americano agli inizi del ’900. Questo esperimento dimostra che le paure possono essere indotte da un condizionamento esterno. Ne siamo rimasti molto colpiti, e dopo esserci accorti che i nostri testi si ricollegavano alla figura di Albert, la cavia dell’esperimento, abbiamo deciso di chiamarci Alberto.

Alberto, infatti, non è semplicemente un nome di persona, ma una condizione: quella di chi ha capito che le sue credenze, le sue convinzioni e le sue paure sono frutto di condizionamenti esterni. Tutti abbiamo paura di qualcosa o reagiamo di fronte a qualcosa senza una spiegazione razionale. Perché? Alberto si pone questo interrogativo. Non si riconosce più nella sua persona, nei suoi impulsi, nel suo modo di vedere il mondo. Rimette in discussione tutto: il suo modo di vedere le persone, i loro sguardi, la propria vista, il suo rapporto con i genitori, i suoi respiri, il suo nome, i suoi vizi, i suoi affetti, le sue paure, la sua voglia di evadere. Potevamo comunicare questo messaggio sulla copertina del disco solo mettendo un viso femminile. Solo creando questo contrasto: nome maschile-volto femminile. Proprio per comunicare a tutti che essere Alberto significa riconoscersi in tutto questo. Siamo rimasti nell’anonimato per molto tempo perché Alberto non era ancora nato e volevamo avere qualcosa di concreto in mano. Adesso ce l’abbiamo.

Negli anni d’oro dell’indie iper-prodotto, dei tastieroni anni ’80 e della trap, Alberto fa una scelta che potrebbe apparire di “retroguardia”: power trio e rock senza troppi fronzoli. Mi vengono in mente come riferimenti italiani i Verdena e i Ministri, sbaglio?

Abbiamo iniziato a suonare insieme ancora prima di capire quali fossero esattamente i nostri ruoli, i nostri obiettivi, la nostra direzione. È iniziato tutto in maniera completamente spontanea, senza riferimenti assoluti. Avevamo tutti qualcosa da comunicare, bisognava solo dare una forma al suono. Il risultato è quello che si può ascoltare in Non mi conoscono.

Ci saranno altre date dopo quella di giovedì?

Abbiamo molte novità che verranno pubblicate sulla nostra pagina Facebook nei prossimi giorni.

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